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L'analisi

Ecco gli scenari a Wall Street tra tassi in calo e elezioni Usa

Mercati e investitori affrontano la tornata delle elezioni Usa, che vede Obama “vero” sfidante di Trump, con la copertura dalla “Powell Put”, che ha finora funzionato anche meglio di quella di Greenspan

di Stefano Caratelli 26 Agosto 2024 08:07

financialounge -  elezioni usa 2024 mercati Weekly Bulletin
Finalmente il tanto atteso e sperato taglio dei tassi della Fed è ufficialmente in arrivo. L’annuncio di Jerome Powell a Jackson Hole è stato ovviamente ben accolto da Wall Street, che ora prezza di qui a fine anno una riduzione del costo del denaro tra 75 e 100 punti base, nonostante restino solo 3 riunioni del FOMC, con la possibilità data al 36% che a settembre arrivi un mezzo punto pieno. Ora mercati e investitori si confrontano con l’altra grande variabile rimasta aperta, le presidenziali del 5 novembre, da cui potrebbe uscire un terzo mandato di fatto per Barak Obama, nel ruolo di regista dietro le quinte di un’amministrazione targata ufficialmente Kamala Harris. Donald Trump ha ancora una partita tutta da giocarsi, ma non sembra prenderne atto e continua ad attaccare frontalmente e personalmente la Harris come se fosse il suo “vero” sfidante.

IL RISCHIO INFLAZIONE ACCOMUNA HARRIS E TRUMP


Mercati e investitori hanno apertamente “tifato” per i tagli dei tassi, ma sulla politica le preferenze non sono né chiare né evidenti. Finora, i due aspiranti alla Casa Bianca si sono concentrate su temi molto generali, evitando di entrare nel dettaglio dei programmi. In cima alla lista di Trump ci sono ovviamente i tagli alle tasse e il contrasto all’aggressività commerciale di chi ha il vantaggio di costi più bassi, anche nella tecnologia, a cominciare dalla Cina. Harris invece mette al primo posto gli investimenti pubblici, concentrati sul green e sull’accessibilità al benessere, a cominciare dalla casa. Il tratto comune è il rischio di dare una nuova spinta all’inflazione, implicita nella crescita di un debito federale già alle stelle ma anche in misure protezionistiche che spingerebbero al rialzo il costo di beni e servizi importati, e i mercati lo sanno bene.

POWELL PILOTA I TASSI IN DIREZIONE DEL 3%


Lo sa anche il capo della Fed Powell, che con il via libera al taglio dei tassi si è preventivamente tirato fuori da un coinvolgimento in polemiche elettorali sul costo alto del denaro che frena la crescita economica. Ma che da Jackson Hole ha anche avvertito che, se la direzione di marcia è chiara, la tempistica e l’entità dei tagli dipenderà comunque dai dati, dall’evoluzione dello scenario e dalla bilancia del rischio. La Fed ha davanti due strade di qui a fine anno: può fare un quartino in ciascuno dei tre meeting che ancora mancano a fine anno e quindi modulare le mosse successive il prossimo, oppure, se l’economia dovesse peggiorare, aumentare la dimensione a mezzo punto per avvicinarsi in primavera a Fed Fund vicini al 3% dall’attuale 5,25%-5,5%. In entrambi i casi avrà bisogno di un ampio consenso, ma in ogni caso il margine di manovra costruito con la raffica di rialzi post Covid è ampio.

LE AMBIZIONI GLOBALI DI TRUMP E OBAMA


Per quanto riguarda la corsa alla Casa Bianca, sembra che sia Trump che il suo “vero” concorrente Obama abbiano in testa obiettivi molto simili. Vale a dire passare alla storia per aver disinnescato le due mine più pericolose per l’ordine globale dopo la fine della Guerra Fredda: la guerra in Ucraina e quella in Medio Oriente che ha l’epicentro nel conflitto tra Israele e i suoi vicini sponsorizzati dall’Iran. Magari con l’aggiunta di un ridimensionamento delle ambizioni geo-economiche della Cina. Il primo lo farebbe in una visione più isolazionista degli Usa che lascerebbe l’Europa con le spalle scoperte, e il secondo potrebbe essere investito dalla sua protetta Kamala del ruolo di una specie di inviato speciale per la pace mondiale, in una prospettiva di sostanziale indifferenza per l’economia Usa.

LA CASELLA IMPORTANTE DEL TESORO USA


Alla guida della Fed la continuità è comunque garantita da Jerome Powell, il cui mandato scade solo a maggio 2026, mentre sarà cruciale chi andrà a occupare il posto oggi presidiato da Janet Yellen come segretario al Tesoro. Quando arrivò alla Casa Bianca a gennaio del 2009, in piena tempesta post-Lehman, Obama lasciò a Timothy Geithner e Ben Bernanke il lavoro di tirare fuori dai guai l’America e il resto del mondo, e una volta compiuta la missione scelse lo scialbo Jack Lew come pilota automatico. Trump preferisce invece gestire direttamente l’economia, e lo ha fatto con successo fino a febbraio del 2020 quando venne preso in totale contropiede dal blocco globale di produzioni e forniture indotto dal covid. Mercati e economie reagirono alla grande, ma senza la sua regia, e il tema della ripartenza post pandemia venne lasciato a Biden, che lo cavalcò con successo.

Bottom line. La Fed, e con qualche importante limite in più anche la Bce, si conferma la stella polare per mercati e economie. Ha evitato che la stretta monetaria più intensa e rapida da decenni portasse a un “atterraggio duro” e ora può accompagnare il passaggio elettorale e l’avvio della nuova presidenza Usa tenendo la rotta di una crescita sostenibile. La “Powell Put” si sta rivelando forse più efficace di quella inventata da Alan Greenspan dopo il crash di Wall Street del 1987.

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