L'analisi
LGIM: il taglio dei tassi Fed può essere un punto di svolta per i mercati emergenti
Secondo Erik Lueth, Global Emerging Market Economist di LGIM, la stretta connessione tra il dollaro e le economie emergenti potrebbe portare a una crescita in vista dell’inizio del ciclo di tagli della banca centrale Usa
di Antonio Cardarelli 4 Settembre 2024 14:43
Azioni e obbligazioni in valuta locale dei mercati emergenti hanno risentito, nell’ultimo decennio, dell’andamento del dollaro. Nel caso del debito, gli interessi incassati sarebbero stati “annullati” dal calo delle valute locali rispetto alla moneta americana. Ma anche nell’azionario, se si confrontano gli indici, si evince una sottoperformance di circa il 50% rispetto a un indice global equity.
Dallo studio dei fondamentali non emerge nessuna causa che giustifichi dei risultati tanto inferiori alle alternative. Quindi, spiega Erik Lueth, Global Emerging Market Economist di LGIM, l’eventuale colpevole va ricercato altrove. E secondo LGIM il principale indiziato è il ciclo economico del dollaro, che dal 2013 – complice le politiche della Fed – ha vissuto un costante apprezzamento. Il grafico qui sotto può aiutare a capire questa correlazione. Nello specifico, le barre verdi rappresentano periodi in cui ha vissuto un apprezzamento e quelle rosse quelli in cui vi è stato un deprezzamento.
Come spiega l’esperto di LGIM, osservando l’andamento dei mercati emergenti si evince immediatamente l’impatto considerevole del dollaro. Nel dettaglio, quando il dollaro è forte i mercati emergenti registrano crescite inferiori (intorno al 3,4%) mentre quando il dollaro è debole la crescita è del 5,7%. Inoltre, come fa notare Lueth, i Paesi che hanno optato per un regime ancorato al dollaro subiscono impatti ancora superiori. Osservando il comparto del credito, i mercati emergenti hanno vissuto una crescita del comparto del credito del 16% nei periodi in cui la Fed applicava politiche espansive, contro il 9% ottenuto quando la Fed entrava in modalità più aggressiva. Un altro elemento da tenere in considerazione è quello della crescita interna, con il dollaro forte che rappresenta un ostacolo per lo sviluppo della domanda, come dimostrato dal volume inferiore di consumi e di investimenti.
Inoltre, Lueth fa notare che nei periodi di dollaro fore le valute emergenti perdono valore anche nei confronti di un paniere di valute dei loro maggiori partner commerciali. “Alla luce di tutto quanto riportato sopra – conclude l’esperto di LGIM - viene da chiedersi cosa comporterà il taglio dei tassi da parte della Fed, che ormai sembra dover accadere il prossimo 18 settembre, ma anche il fatto che questa dovrebbe ridurre i tassi più di tutte le altre banche centrali nel corso del prossimo anno. Secondo noi di LGIM, la combinazione valutazioni elevate/taglio dei tassi andrà a contrarre il valore del USD, il che potrebbe rappresentare un punto di svolta per i mercati emergenti, che potrebbero invertire il trend negativo osservato negli ultimi 11 anni”.
LA “RESPONSABILITÀ” DEL DOLLARO
Dallo studio dei fondamentali non emerge nessuna causa che giustifichi dei risultati tanto inferiori alle alternative. Quindi, spiega Erik Lueth, Global Emerging Market Economist di LGIM, l’eventuale colpevole va ricercato altrove. E secondo LGIM il principale indiziato è il ciclo economico del dollaro, che dal 2013 – complice le politiche della Fed – ha vissuto un costante apprezzamento. Il grafico qui sotto può aiutare a capire questa correlazione. Nello specifico, le barre verdi rappresentano periodi in cui ha vissuto un apprezzamento e quelle rosse quelli in cui vi è stato un deprezzamento.
L’EFFETTO SU AZIONI E BOND IN VALUTA LOCALE
Come spiega l’esperto di LGIM, osservando l’andamento dei mercati emergenti si evince immediatamente l’impatto considerevole del dollaro. Nel dettaglio, quando il dollaro è forte i mercati emergenti registrano crescite inferiori (intorno al 3,4%) mentre quando il dollaro è debole la crescita è del 5,7%. Inoltre, come fa notare Lueth, i Paesi che hanno optato per un regime ancorato al dollaro subiscono impatti ancora superiori. Osservando il comparto del credito, i mercati emergenti hanno vissuto una crescita del comparto del credito del 16% nei periodi in cui la Fed applicava politiche espansive, contro il 9% ottenuto quando la Fed entrava in modalità più aggressiva. Un altro elemento da tenere in considerazione è quello della crescita interna, con il dollaro forte che rappresenta un ostacolo per lo sviluppo della domanda, come dimostrato dal volume inferiore di consumi e di investimenti.
COSA ASPETTARSI
Inoltre, Lueth fa notare che nei periodi di dollaro fore le valute emergenti perdono valore anche nei confronti di un paniere di valute dei loro maggiori partner commerciali. “Alla luce di tutto quanto riportato sopra – conclude l’esperto di LGIM - viene da chiedersi cosa comporterà il taglio dei tassi da parte della Fed, che ormai sembra dover accadere il prossimo 18 settembre, ma anche il fatto che questa dovrebbe ridurre i tassi più di tutte le altre banche centrali nel corso del prossimo anno. Secondo noi di LGIM, la combinazione valutazioni elevate/taglio dei tassi andrà a contrarre il valore del USD, il che potrebbe rappresentare un punto di svolta per i mercati emergenti, che potrebbero invertire il trend negativo osservato negli ultimi 11 anni”.