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Capital Group esamina lo scenario con un atterraggio morbido dell'economia statunitense

Un'economia in crescita dovrebbe fornire sostegno ai prezzi delle azioni nel lungo periodo, mentre i tassi potrebbero rimanere a un livello tale da offrire agli investitori obbligazionari una reale alternativa alle azioni

di Leo Campagna 15 Settembre 2024 15:00

financialounge -  Capital Group Darrell Spence economia usa mercati
Sebbene non esista una definizione ufficiale di atterraggio morbido dell’economia, se nel terzo trimestre del 2024 la crescita statunitense si attesterà a un tasso annualizzato dell'1,5%, come previsto dall'attuale stima di consensus, avrà centrato l’obiettivo. “Sarebbe un risultato di assoluto rilievo, poiché in passato, quando questo scenario si è verificato, l'economia ha tendenzialmente accelerato nei periodi successivi. Uno schema che potrebbe ripetersi nel 2025, soprattutto se la Fed abbassasse i tassi” sottolinea Darrell Spence, Economista di Capital Group.

IL PARALLELO CON LA SITUAZIONE DEL 1995


Se nell’attuale trimestre l'economia dovesse effettuare un atterraggio morbido, ci sarebbero molte similitudini con la situazione alla fine di un altro ciclo aggressivo di inasprimento della Fed, all'inizio del 1995. Un ciclo che si è concluso con un tasso sui Fed Fund pari al 6,0% che, tuttavia, non ha precluso l’espansione dell'economia USA fino al 2000. Uno sviluppo economico capace peraltro di superare anche diverse difficoltà finanziarie, tra cui la crisi del peso messicano, la svalutazione del baht thailandese, il default russo e il crollo dell'hedge fund Long-Term Capital Management.

STIMOLI FISCALI E RESHORING STRUTTURALE


Nel 1995, però, l'economia statunitense era più debole di quella attuale, con un tasso di disoccupazione pari al 5,5% (poi sceso al 3,8%) contro il 4,3% attuale, il che rende meno probabile una prolungata fase di espansione. Inoltre, alla luce dei livelli di debito più elevati e dei cambiamenti demografici, non si può escludere che lo stesso livello di tassi d'interesse possa esercitare  un freno maggiore sull'economia rispetto ad allora. “Al contrario, tra i fattori che potrebbero attenuare il freno dell'aumento dei tassi vi sono gli stimoli fiscali, il reshoring strutturale e le spese in conto capitale legate all'intelligenza artificiale” aggiunge Spence.

UN MERCATO DEL LAVORO ANCORA IN BUONA SALUTE


Il manager fa però anche presente come, al momento, l'economia sembri tollerare un aumento dei tassi di interesse, con il mercato del lavoro ancora in buona salute. È vero che è stato registrato un aumento del tasso di disoccupazione ma, in parallelo, sono stati creati 114.000 nuovi posti di lavoro, segno di un incremento della forza lavoro. Naturalmente, puntualizza Spence, se l'afflusso di forza lavoro rallenterà e l'economia riaccelererà nel 2025, il tasso di disoccupazione potrebbe ricominciare a scendere.

TAGLI DELLA FED, TROPPE ASPETTATIVE


Nel frattempo, il mercato si aspetta che la Fed tagli i tassi di 50-75 punti base entro la fine di quest'anno e di oltre 100 punti base nel 2025: una dinamica non condivisa dall’Economista di Capital Group che infatti spiega. “Dopo alcuni tagli, se l'economia statunitense continuerà a crescere, o addirittura ad accelerare. e la crescita dell'occupazione rimarrà solida, non sono convinto che la Fed voglia rischiare di surriscaldare un'economia in buona salute, in particolare se l'inflazione rimanesse in una fascia superiore al 2%, cioè l’area indicata da Powell nelle sue osservazioni della scorsa settimana”.

UN CONTESTO CHE POTREBBE SOSTENERE AZIONI E OBBLIGAZIONI


Se, all'inizio del prossimo anno, uno o due tagli della Fed propiziassero un tasso di crescita dell'economia al di sopra del suo andamento potenziale, la banca centrale USA potrebbe accontentarsi, mettendo in pausa la politica monetaria, vista l'importanza della stabilità dei prezzi dopo il peggior picco di inflazione degli ultimi 40 anni. “Ma anche con un numero di tagli inferiore alle attese, questo contesto potrebbe sostenere le azioni e le obbligazioni. Un'economia in crescita dovrebbe fornire sostegno ai prezzi delle azioni nel lungo periodo, mentre i tassi potrebbero rimanere a un livello tale da offrire agli investitori obbligazionari una reale alternativa alle azioni” conclude Spence.

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