La sfida della transizione

L’auto in crisi, verso una reinvenzione epocale, non per forza elettrica

In Europa produttori, lavoratori e consumatori sono colpiti di più per la politica di transizione forzata, in campo anche forze secolari come i nuovi stili di vita. Molte incertezze e opportunità di investimento

di Stefano Caratelli 23 Settembre 2024 08:07

financialounge -  auto auto elettriche Bullettin Transizione
Questa volta l’epicentro è l’Europa nel suo cuore produttivo, vale a dire la Germania. L’ultima crisi importante dell’auto, causata nel 2008-2010 dalla grande crisi finanziaria e dalla recessione globale, aveva colpito più duramente l’America, dove i tre big avevano puntato tutto sui SUV, i primi ad essere sacrificati dai consumatori, a vantaggio degli europei (e dei giapponesi) che negli anni successivi inondarono il mercato USA di auto più piccole e meno assetate di benzina. La ciliegina sulla torta la mise nel 2011 quel geniaccio di Sergio Marchionne, che riuscì a comprarsi la Chrysler con i soldi del suo fondo pensione, con la benedizione di Obama, che grazie all’italo-canadese liberò il bilancio federale dall’onere del salvataggio della storica casa del Michigan, guadagnandoci pure.

LA CRISI COLPISCE L’EUROPA, MOLTE CONCAUSE


Oggi le vendite del vecchio continente vanno a picco, costringendo produttori come VW, Bmw e Mercedes a dolorosi tagli produttivi e chiusure di impianti, che non risparmiano Renault e Stellantis. La crisi attuale dell’auto, che ha fatto fare un tonfo alle immatricolazioni quest’estate praticamente azzerando quelle di veicoli elettrici, è il risultato di una serie di concause: il blocco logistico che ha interrotto le forniture di componenti, soprattutto chip, dovuto alla pandemia, una politica verde della Ue che ha puntato sul passaggio secco dai motori a combustione a quelli elettrici, gettando nell’incertezza produttori e consumatori, e un cambiamento secolare degli stili di vita, soprattutto delle generazioni più giovani, che sta cambiando radicalmente il paradigma consolidato da un secolo della mobilità personale, che metteva al centro dei desideri e delle aspirazioni proprio l’automobile, anche qui soprattutto in Europa.

NUOVI STILI DI VITA NEL VECCHIO CONTINENTE MENO IN USA


Negli Usa, infatti, l’auto è ancora al centro dello stile di vita di giovani e meno giovani, soprattutto nella sterminata ‘pancia’ tra le due coste dove le quattro ruote restano fondamentali per tutto, e il prezzo della benzina misura la percezione dell’inflazione, e anche il consenso politico. Nel vecchio continente invece, soprattutto nelle città, l’auto privata è sempre più una palla al piede costosa da trascinare tra multe e divieti, mentre i giovani ne fanno più facilmente a meno, utilizzando le nuove forme di mobilità, dallo sharing per i percorsi brevi al low cost aereo per le tratte più lunghe. L’auto elettrica non è percepita come l’alternativa del futuro, ma spesso come una moda snob e costosa, imposta da Bruxelles in una visione punitiva della transizione energetica.

UNA PARTE IMPORTANTE DELLA CRISI MANIFATTURIERA


L’industria dell’auto e i lavoratori dei produttori e dell’indotto, che in Europa si estende soprattutto a Est, pagano le conseguenze di una deindustrializzazione che colpisce questo settore in modo particolarmente pesante. Tra il 2019 e il 2023 la manifattura della Ue ha perso oltre 853.000 posti, molti dei quali nell’auto, che dà lavoro a circa 2,4 milioni di persone, che arrivano a 13 milioni contando indotto e attività collegate, con Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Germania, e ora anche Italia colpite in modo particolarmente duro. Gli USA continuano ad avere nell’auto un pilastro industriale e il Giappone ha scelto la strada dell’ibrido per mantenere le quote di mercato globali in attesa che la transizione elettrica assuma contorni più definiti.

UN FUTURO NON PER FORZA ELETTRICO


Il futuro della mobilità non è per forza elettrico, c’è l’idrogeno che potrebbe diventare un’alternativa ‘scalabile’ a livello globale, magari in tempi molto rapidi se arriva qualche innovazione che lo accelera e lo rende economicamente e industrialmente praticabile. Intanto, soprattutto in Europa, i nuovi stili di vita delle ultime generazioni vanno in direzione di soluzioni non per forza legate al passaggio dal motore a combustione all’elettrico, giocano un ruolo anche le auto a guida autonoma, i servizi di sharing, Uber e simili. Dal punto di vista dell’investitore, lo scenario è di grande incertezza, pieno di rischi ma anche di opportunità che possono dare soddisfazioni se colte in modo opportuno e tempestivo.

Bottom line. Dopo essere stata per oltre un secolo in cima alla lista dei desideri dei consumatori, l’auto come la conosciamo è destinata a fare la fine del cavallo all’inizio del secolo scorso? Non esageriamo, ma la crisi che oggi la colpisce soprattutto in Europa non sembra destinata a essere superata tornando a dove eravamo prima. L’investitore deve guardare al futuro, ma quello dell’auto è avvolto da una fitta nebbia. Più che scommettere solo sull’elettrico, forse è il caso di guardare con attenzione alle tante opzioni offerte dai nuovi stili di vita, che non faranno fare alle vecchie quattro ruote la fine del cavallo, ma le trasformeranno in qualcosa di molto diverso dall’oggetto dei desideri dei baby boomers degli anni Sessanta.

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