Consumi di lusso

Champagne economy, è scoppiata la bolla

Meno su vendite e quotazioni sul Liv-ex al ribasso.  Dopo il boom post-Covid, il mercato cerca un nuovo equilibrio

di Paola Jadeluca 26 Settembre 2024 14:34

financialounge -  champagne economia Mood vino
Champagne, è scoppiata la bolla. Dopo i bianchi della Borgogna, anche le prestigiose bollicine francesi hanno bruscamente interrotto la loro corsa. Un trend che vale sia per il mercato secondario dei Fine Wine, che per i consumi e le vendite sul mercato primario. Nel 2023 le bottiglie di champagne vendute nel mondo sono state 299 milioni, -8,2% sull’anno precedente. E la discesa è continuata anche nel 2024. Dati certi, non stime: il Civc, Comité champagne, l’organizzazione interprofessionale con sede a Epernay che riunisce tutti i viticoltori e tutte le Maison di Champagne, conta una per una le bottiglie in uscita dalle cantine verso il mercato francese e verso l’export.  Quotazioni in discesa anche sul fronte degli investimenti di passione. Il Liv-ex Champagne 50 -  l’indice che traccia i vintage fisici delle 12 maison più prestigiose - ha perso da inizio anno il 5,9%, uno de sub indici peggiori del Liv-ex, la Wall Street dei Fine Wine con sede a Londra, movimentata da intenditori e collezionisti.

LA FRENATA DOPO L’IMPENNATA


La champagne economy è una filiera che vale il 27% dei ricavi tra tutti i produttori di vino francesi, secondo i dati del Comité Champagne, il 26% dell’export vinicolo d’Oltralpe, un asset di primo piano dell’economia nazionale. Si parla di bolla a fronte di un fenomeno che si gonfia troppo, fino ad esplodere. Nel caso dello champagne non si tratta di una mera speculazione finanziaria, ma del boom legato al post-Covid e all’euforia per il ritorno alla vita normale. I segni meno nel bilancio di questo asset reale sono il segnale di un ridimensionamento del mercato, cresciuto troppo in fretta. Prova ne è che le bottiglie vendute nel 2023 sono comunque di più di quelle vendute nel 2019, prima della crisi sanitaria,  l’export in volumi è in crescita e il valore globale del fatturato ha raggiunto i 6,4 miliardi di euro, una quota mai raggiunta dalla denominazione. “Vediamo con favore questo ritorno alla normalità. Lo Champagne è una denominazione d'origine che nasce in un'area delimitata che risponde a severe norme che non permettono di sostenere una forte crescita dei volumi nel lungo periodo”, ha dichiarato  durante Vinexpo Paris.Maxime Toubart, presidente del Syndicat Général des Vignerons e co-presidente del Comité Champagne.



MAISON ALLA CONQUISTA DELLE TERRE INGLESE


Il Comité, che rappresenta uno strumento di sviluppo economico, tecnico e ambientale e ha già predisposto un significativo piano decennale per lo sviluppo della champagne economy. Tra le misure del contrattacco, le storiche maison stanno acquistando terreno nel Regno Unito per approfittare del cambiamento climatico e produrre bollicine nel sud dell’Inghilterra. E creare una barriera all’avanzata degli spumanti inglesi, che stanno a loro volta conquistando mercato.

IMPENNATA DEI BRINDISI POST-COVID


Lo champagne è un bene di lusso che va male durante le crisi e recupera ai primi segnali di ripresa. E dopo la crisi per il Covid  quale bevanda era più indicata per festeggiare il ritorno alla vita normale? Quando l’economia globale è ripartita, i banchieri di Wall Street, secondo le cronache dei giornali finanziari, hanno stappato bottiglie da duemila euro per il ritorno dei bonus e in piena ripresa post-pandemia le bollicine francesi sono tornate al centro del mercato: sia in termini di consumi che sul versante delle quotazioni delle bottiglie vintage più pregiate, che hanno raggiunto livelli record. Non solo. Durante la pandemia i produttori di champagne hanno ridotto il raccolto, a questo si sono aggiunte le gelate prima, le difficoltà della logistica e dei trasporti poi. Il risultato: i prezzi sono schizzati in alto.

RITORNO ALLA NORMALITÀ


Come già successo per i Borgogna, la champagne economy si riprende dalla sbronza. Dopo la grande euforia, investitori e consumatori non sembrano più disposti a subire rincari esagerati, in qualche caso, dicono gli stessi esperti, anche immotivati. E anche se la contrazione continua, all’orizzonte già si vedono i primi, seppur timidi segnali positivi.  La crescita dei prezzi, che negli ultimi anni si sono impennati, ha contribuito senz’altro all’incremento di valore delle vendite, ma, come segnala il Comité Champagne, si assiste anche a uno spostamento sulla fascia più alta del mercato, con una maggiore richiesta delle “cuvée de prestige”, le migliori annate prodotte dalle grandi maison.

AUMENTA L’EXPORT, TRAINATO DAI NUOVI MERCATI


Non a caso l’export è aumentato significativamente nel sud-est asiatico -Thailandia, Malesia, Filippine, Indonesia - oltre che in Corea del Sud e in Sudafrica, insomma nei Paesi dove una classe media in ascesa fa aumentare i consumi di beni più costosi. Le tensioni mondiali e l’aumento del costo del denaro hanno imposto una frenata ai consumi nei mercati maturi come la stessa Francia, Germania e Italia, mercato questo che resta al quinto posto per vendite. La contrazione dei consumi nei mercati più rilevanti si fa sentire, considerato che l’80% dello Champagne è tuttora venduto in soli 8 paesi (compresa la Francia). Ma fa da contraltare l’interesse crescente di nuovi mercati, come Canada,  Sudafrica e Corea del Sud; mercati ancora tutti da conquistare,  verso i quali si stanno concentrando le forze dei produttori.

IL LIV-EX, PRIMA TIMIDA RISALITA


Stesso andamento si riscontra sul versante degli investimenti di passione. Gli sconvolgimenti geopolitici e una maggiore volatilità dei mercati finanziari globali non favoriscono il trading di Fine Wine. Tutti gli indici del Liv-ex, la Wall Street dei vini, hanno perso quota. Il primo semestre del 2024 ha visto continuare la tendenza al ribasso del 2023. E il Liv-ex Champagne 50 da inizio anno ha perso il 5,9%, uno dei sub indici peggiori, dopo che aveva perso il 14,9% l’anno prima. Ma dopo 16 mesi, si avverte la prima timida ripresa.

FINE WINE GLOBALE, CALO PIÙ LIEVE


Nel complesso, il valore degli scambi globali di Fine Wine nel primo semestre del 2024 è diminuito del 4,5% rispetto al secondo semestre del 2023,tuttavia un calo molto più lieve rispetto al calo del 9,3% tra il primo semestre del 2023 e il secondo semestre del 2023. Non solo. Questa è una buona notizia per il mercato del vino pregiato, asseriscono gli analisti del Liv-ex: anche se i prezzi continuano a scendere, lo fanno in modo meno brusco e gli investitori continuano ad acquistare. Focalizzandoci sugli Champagne, la quota di volume degli scambi è diminuita a un ritmo molto simile alla sua quota di valore.  Anche sul fronte del mercato secondario, lo champagne sconta la sbronza. La grande novità post-Covid, infatti, è stata che oltre all’impennata dei brindisi, gli champagne avevano festeggiato il primato tra i “passion investment”, gli investimenti di passione. Un anno dopo la ripresa  The Champagne 50, l’indice che traccia i vintage fisici delle 12 maison più prestigiose, è stato il best performing del Liv-ex: con un incremento del 40% aveva persino superato  i Bordeaux e i Borgogna top. E aveva surclassato anche gli indici di Borsa.  “Un fatto notevole” lo aveva definito lo stesso Justin Gibbs, co-fondatore del Liv-ex..

DOM PERIGNON 2008 E LOUIS ROEDERER CRISTAL 2008, I PIÙ RICERCATI IN BORSA


Oggi si cerca un nuovo equilibrio tra domanda e offerta. Mentre gli scambi di Champagne sono in calo, i primi segnali di resilienza arrivano da due vini top della regione, Dom Pérignon 2008 e Louis Roederer Cristal 2008, che sono stati tra i più ricercati in borsa quest’anno, uno dei millesimi migliori. Il volume scambiato di Dom Pérignon 2008 è aumentato del 33% rispetto al secondo semestre del 2023, ma il valore scambiato è diminuito del 2%, a riprova di una nuova virata dei prezzi. Sebbene Dom Perignon 2008 abbia goduto di una crescente popolarità, dunque, viene scambiato a prezzi inferiori rispetto allo scorso anno. Poiché il vino viene commercializzato così frequentemente, i suoi prezzi sono meno volatili rispetto alle annate meno rinomate: il mercato rimane costantemente ristretto.

MARGINI DI NEGOZIAZIONE


La relativa volatilità dei prezzi di annate come il 2006, 2009 e 2010 offre tuttavia un’opportunità agli operatori di mercato. Con una minore attività di negoziazione, sia gli acquirenti che i venditori hanno maggiori possibilità di effettuare transazioni al prezzo scelto piuttosto che a quello fissato dal mercato collettivo. Gli investimenti in Fine Wine, hanno una prerogativa: si tratta, comunque, di asset che conquistano e conservano valore nel tempo. Un esempio: L'ultima volta registrata dal Liv-ex, Dom Perignon 2008 è stato scambiato a sterline 1.864 per 12 bottiglie da 75, il 50,3% in più rispetto al prezzo di rilascio iniziale. E più in generale l’indice Liv-ex Champagne 50 negli ultimi cinque anni ha visto salire la quotazione del 40,8%.

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