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Mercati ora tranquilli ma gli investitori sono attenti ai rischi geopolitici, meglio non esagerare

La Fed pronta a proseguire con i tagli per accompagnare l’atterraggio morbido e la Bce seguirà. Ora occhi sulla geopolitica, dalle guerre alle elezioni Usa. Ma storicamente l’impatto è sempre limitato

di Stefano Caratelli 30 Settembre 2024 08:09

financialounge -  mercati Weekly Bulletin
Da sempre i mercati finanziari vivono di aspettative e cercano di anticipare il corso delle economie e dei fondamentali societari, che alla fine determinano l’andamento dei prezzi di azioni, obbligazioni e altri strumenti di investimento. Dopo un agosto innervosito da volatilità temporanea originata in Giappone, settembre ha riportato la calma grazie alla conferma del quadro auspicato dagli investitori: inflazione in frenata, economia in rallentamento, Fed concentrata sulla gestione di un atterraggio morbido con un taglio dei tassi importante, che potrebbe essere seguito da un altro, e da mosse della Bce nella stessa direzione.

OBBLIGAZIONI CON HARRIS, AZIONI CON TRUMP


Ma se le buone notizie stanno confermando le attese, si riduce anche il margine per ulteriori progressi, e gli investitori si concentrano sui rischi che ancora incombono all’orizzonte, a cominciare da quello geopolitico, che porta il nome delle guerre in Ucraina e Medio Oriente, delle tensioni Usa-Cina, e delle presidenziali Usa a cui manca poco più di un mese, con grande incertezza su chi uscirà vincitore. Un recente sondaggio di Bloomberg rivela che gli investitori globali sono più orientati alle obbligazioni in caso di vittoria di Kamala Harris, mentre l’azionario è visto favorito se Donald Trump tornasse alla Casa Bianca. I due contendenti hanno in comune programmi con un contenuto inflazionistico elevato, anche se per ragioni diverse, che si chiamano spesa pubblica per Dem e protezionismo per Rep.

CINA AL PRIMO POSTO DEL RISCHIO GEOPOLITICO


A prescindere dalle preferenze per reddito fisso e azionario, un altro sondaggio condotto da UBS e riportato da CNBC racconta che gli investitori Usa con oltre un milione di dollari di disponibilità sono più propensi a votare per Harris che per Trump, anche se quest’ultimo è giudicato più affidabile in economia. BlackRock ha tracciato la sua mappa del rischio geopolitico, che vede al primo posto quello legato alla Cina, sia per Taiwan che per il decoupling tecnologico tra le due superpotenze.

SEGUONO UCRAINA E MEDIO ORIENTE


Al secondo posto nella mappa del rischio geopolitico di BlackRock c’è l’estensione del conflitto in Ucraina, fino a un confronto aperto tra Nato e Russia, seguita da un’escalation della guerra in Medio Oriente con conseguenze sulle infrastrutture energetiche globali, da attacchi terroristici e cibernetici di scala regionale o globale. Una recrudescenza del populismo in Europa con conseguente frammentazione dell’Unione viene giudicato un evento a basso rischio, mentre un inceppamento delle politiche ambientali dei Paesi sviluppati è classificato come un rischio medio.

STORICAMENTE UN IMPATTO SEMPRE LIMITATO


In ogni caso, guardando alla Storia, crisi geopolitiche anche molto importanti, come ad esempio l’attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001, hanno avuto un impatto violento nell’immediato, ma rientrato poi abbastanza rapidamente nel medio termine. Molto più devastante è stato invece l’effetto di shock finanziari globali, come la grande crisi del 2008 culminata nel crack di Lehman, seguita poi da quella del debito in Europa, o di eventi con impatto sull’attività economica planetaria, come il blocco produttivo e logistico dopo l’esplosione della pandemia a inizio 2020, seguita dal poderoso rimbalzo di economie e mercati.

LA CRISI DEL PETROLIO DEL 1973 HA PESATO DI PIÙ


Di recente Yahoo Finance ha stilato, sulla base di dati JP Morgan e Citi, una classifica delle crisi geopolitiche che dal dopoguerra in poi hanno avuto il maggior impatto sui mercati finanziari. Al primo posto troviamo l’embargo petrolifero deciso nel 1973 dall’Opec contro l’Occidente, che ha inizialmente spinto al ribasso l’S&P 500 di oltre il 16%, ma che a distanza di 3 mesi ancora determinava un calo superiore al 13%. Al secondo posto inaspettatamente i bombardamenti Usa in Cambogia del 1970 e al terzo l’attacco giapponese a Pearl Harbour. L’11 settembre è solo al nono posto, la Brexit addirittura al sedicesimo, e la crisi dei missili a Cuba al ventesimo, con un calo iniziale di meno del 4% a Wall Street, che tre mesi dopo era in rialzo di oltre il 17%.

Bottom line. Ben il 34% degli investitori globali è preoccupato per i rischi geopolitici, ma anche quelli che temevano una recessione nel 2024, che poi non è arrivata, erano quasi il 30%. La mappa degli effetti sul mercato degli eventi passati mostra che dopo il panico iniziale la reazione è di solito sostenuta, per cui il rischio si annida più nell’inseguimento della volatilità con comportamenti emotivi. Alla fine, vincono i fondamentali economici e societari, che oggi restano solidi, oltretutto con una Cina che tenta di risalire la china.

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