L'analisi

Sale il rischio escalation in Medio Oriente, ecco come adattare il portafoglio

Thomas Mucha, Geopolitical Strategist di Wellington Management, ritiene più probabile l’ipotesi di una guerra regionale. A livello globale le tensioni favoriscono i temi della sicurezza nazionale e dell’innovazione della difesa

di Antonio Cardarelli 3 Ottobre 2024 12:13

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Il rischio di una guerra regionale in Medio Oriente è in crescita. Dopo il massiccio lancio di missili su Israele da parte dell’Iran, la possibilità di uno scontro diretto tra le due potenze diventa sempre più concreta. A spiegarne i motivi, e le implicazioni per i mercati, è Thomas Mucha, Geopolitical Strategist di Wellington Management.

GUERRA REGIONALE: POSSIBILITÀ SALE AL 45%


L’esperto afferma di aver modificato l’ipotesi di base di una guerra regionale più ampia rialzando le possibilità al 45% dal precedente 35%, storicamente elevato prima del lancio di missili iraniano. Secondo Mucha, in sostanza, si tratta di un “testa o croce” che richiede “un'attenzione più ampia in termini di portafoglio”, anche se l’esperto si dice fiducioso sulla “deterrenza militare Usa” e una diplomazia “chiara/aggressiva nei confronti dell'Iran e di Israele”, che possono mantenere questo conflitto sotto un relativo controllo.

LE INCOGNITE DA TENERE D’OCCHIO


L’incertezza, però, è sul tavolo. E visto che la situazione continua a degenerare, l’esperto di Wellington Management porta all’attenzione degli investitori due incognite principali. La prima riguarda la tempistica, l'entità e la portata di un'eventuale risposta militare israeliana, “soprattutto se questa dovesse includere un coinvolgimento militare diretto degli Stati Uniti”. Gli Usa, infatti, hanno una notevole potenza di fuoco nell'area, tra cui le portaerei Abraham Lincoln e Harry S. Truman (oltre ad altri importanti mezzi navali e aerei), oltre a 40.000 soldati. L’altra riguarda gli obiettivi che Israele deciderà di colpire, se infrastrutture militari, leadership o impianti nucleari iraniani. Secondo Mucha, dal punto di vista del mercato, “un evento di minore probabilità e maggiore impatto sarebbe rappresentato da attacchi diretti alle infrastrutture petrolifere iraniane, volti a paralizzare la capacità economica di Teheran”.

LE CONSEGUENZE SUGLI INVESTIMENTI


Ma quali sono le implicazioni di investimento in senso più ampio? Thomas Mucha sostiene che l'attacco dell'Iran a Israele è un'ulteriore indicazione del fatto che lo scenario geopolitico rimane il più pericoloso, instabile e imprevedibile degli ultimi decenni. Condizioni che portano i leader mondiali a “prendere rischi maggiori” se in gioco c’è la sicurezza nazionale. “Dal punto di vista degli investimenti – conclude Mucha - questo rischio geopolitico strutturalmente più elevato continua a costringere i policymaker di tutto il mondo, compresi quelli di Capitol Hill, a dare priorità alle questioni di sicurezza nazionale, a volte a scapito dell'efficienza economica, che dovrebbe sostenere i temi della sicurezza nazionale a lungo termine, tra cui la difesa tradizionale, l'innovazione della difesa e l'adattamento/resilienza al clima”.

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