Politica monetaria e investimenti
Taglio dei tassi Fed: Raiffeisen CM illustra gli effetti positivi sui mercati emergenti
L'esperienza storica suggerisce che il possibile calo dei rendimenti e del dollaro Usa dovrebbero avere un effetto favorevole sulle azioni e sulle obbligazioni dei mercati emergenti ma con differenze tra paese e paese
di Leo Campagna 5 Ottobre 2024 09:30
Dopo il brusco calo dei mercati azionari all’inizio di agosto, c’è stata una forte ripresa che è proseguita a settembre e che ha coinvolto anche i mercati emergenti all’interno dei quali, ad esempio, l’azionario dell’India e quello dell’Ungheria hanno raggiunto nuovi massimi storici. “I timori di una recessione negli Stati Uniti sono stati fugati da nuovi e più solidi dati economici e da una buona stagione dei bilanci societari, non soltanto negli Stati Uniti”, fa sapere il Team Cee and Emerging Markets di Raiffeisen Capital Management.
Un contributo importante al sentiment dei mercati lo ha fornito il taglio di 50 punti base dei tassi da parte delle Federal Reserve statunitense, il più alto dalla crisi finanziaria globale del 2008/2009. “Finché i dati economici giustificheranno l’intervento della Fed come una mossa preventiva sui tassi d'interesse (e ci sono buoni argomenti concreti per abbassarli), è probabile che il sentiment degli investitori rimanga favorevole” sottolinea il Team. Che ricorda come, in base all’esperienza storica, il possibile calo dei rendimenti dei titoli di Stato statunitensi e del dollaro USA tenda a tradursi in un impatto positivo sia sulle azioni che sulle obbligazioni.
“Da inizio anno l’azionario emerging markets è cresciuto di poco meno del 9% contro oltre il 16%, in dollari dell’indice globale dei Paesi sviluppati. Un divario che potrebbe ridursi nei prossimi trimestri, anche alla luce delle valutazioni relative delle azioni favorevoli ai mercati emergenti. E’ però vero che gli indicatori anticipatori dell'industria manifatturiera globale continuano a puntare verso il basso o a indicare un nuovo rallentamento. Tuttavia, se dovessero tornare a salire nei prossimi mesi, fornirebbero un'ulteriore spinta ai mercati emergenti”, argomenta il Team di Raiffeisen CM.
Una prospettiva positiva in generale ma con diverse importanti differenze da paese e paese. “Le economie esportatrici di materie prime, ad esempio, si comportano in modo molto diverso da paesi come la Cina o l'India che, a loro volta, sono molto diversi” spiegano gli esperti del Team. La Cina, per esempio, vanta un terzo circa della produzione industriale globale ma soffre attualmente di una notevole sovra-capacità. Inoltre, complice anche le forti tensioni tra Washington e Pechino, un numero crescente di aziende e investitori stranieri si ritira dal paese.
Al contrario dell'India che da anni è uno dei paesi preferiti dagli investitori, nonostante il suo mercato azionario sia risultato costantemente più “costoso” della media in termini di valutazioni. “Washington, a differenza della Cina, corteggia l’India che pure è riuscita a mantenersi indipendente e ha mantenuto aperte relazioni economiche vantaggiose con (quasi) tutti”, argomenta il Team di Raiffeisen CM.
Osservando le performance azionarie degli emerging markets da inizio anno, in fondo alla graduatoria non figura la Cina, bensì l'America Latina, penalizzata dai possibili rischi legati alle elezioni presidenziali statunitensi. In una posizione a metà strada tra India, Cina e America Latina si collocano infine i mercati dell'Europa centrale e orientale. “Questi ultimi non possono vantare né il grande vantaggio demografico e lo slancio di crescita dell'India ma dispongono di migliori infrastrutture e di una maggiore certezza del diritto. Inoltre evidenziano una maggiore stabilità finanziaria grazie al loro legame con l'UE. Restano tuttavia penalizzati dal conflitto in Ucraina e dalla loro vicinanza geografica alla Russia, nonché dall'attuale debolezza generale della crescita nell'intera regione europea” specificano i manager del Team.
Le diverse situazioni appena viste e le prospettive sono riflesse in larga misura negli attuali livelli di valutazione dei rispettivi mercati azionari ma è molto probabile che nel medio-lungo termine si verifichino cambiamenti significativi. “Pertanto, la graduatoria futura delle performance dei mercati emergenti molto probabilmente potrebbe risultare anche parecchio diversa da quella registrata finora” conclude il Team Cee and Emerging Markets di Raiffeisen Capital Management.
SITUAZIONE FAVOREVOLE AI MERCATI EMERGENTI
Un contributo importante al sentiment dei mercati lo ha fornito il taglio di 50 punti base dei tassi da parte delle Federal Reserve statunitense, il più alto dalla crisi finanziaria globale del 2008/2009. “Finché i dati economici giustificheranno l’intervento della Fed come una mossa preventiva sui tassi d'interesse (e ci sono buoni argomenti concreti per abbassarli), è probabile che il sentiment degli investitori rimanga favorevole” sottolinea il Team. Che ricorda come, in base all’esperienza storica, il possibile calo dei rendimenti dei titoli di Stato statunitensi e del dollaro USA tenda a tradursi in un impatto positivo sia sulle azioni che sulle obbligazioni.
UN GAP DI PERFORMANCE DA RECUPERARE
“Da inizio anno l’azionario emerging markets è cresciuto di poco meno del 9% contro oltre il 16%, in dollari dell’indice globale dei Paesi sviluppati. Un divario che potrebbe ridursi nei prossimi trimestri, anche alla luce delle valutazioni relative delle azioni favorevoli ai mercati emergenti. E’ però vero che gli indicatori anticipatori dell'industria manifatturiera globale continuano a puntare verso il basso o a indicare un nuovo rallentamento. Tuttavia, se dovessero tornare a salire nei prossimi mesi, fornirebbero un'ulteriore spinta ai mercati emergenti”, argomenta il Team di Raiffeisen CM.
MERCATI EMERGENTI MOLTO ETEROGENEI
Una prospettiva positiva in generale ma con diverse importanti differenze da paese e paese. “Le economie esportatrici di materie prime, ad esempio, si comportano in modo molto diverso da paesi come la Cina o l'India che, a loro volta, sono molto diversi” spiegano gli esperti del Team. La Cina, per esempio, vanta un terzo circa della produzione industriale globale ma soffre attualmente di una notevole sovra-capacità. Inoltre, complice anche le forti tensioni tra Washington e Pechino, un numero crescente di aziende e investitori stranieri si ritira dal paese.
L’APPEAL DELL’INDIA
Al contrario dell'India che da anni è uno dei paesi preferiti dagli investitori, nonostante il suo mercato azionario sia risultato costantemente più “costoso” della media in termini di valutazioni. “Washington, a differenza della Cina, corteggia l’India che pure è riuscita a mantenersi indipendente e ha mantenuto aperte relazioni economiche vantaggiose con (quasi) tutti”, argomenta il Team di Raiffeisen CM.
I MERCATI DELL’EUROPA CENTRALE E ORIENTALE
Osservando le performance azionarie degli emerging markets da inizio anno, in fondo alla graduatoria non figura la Cina, bensì l'America Latina, penalizzata dai possibili rischi legati alle elezioni presidenziali statunitensi. In una posizione a metà strada tra India, Cina e America Latina si collocano infine i mercati dell'Europa centrale e orientale. “Questi ultimi non possono vantare né il grande vantaggio demografico e lo slancio di crescita dell'India ma dispongono di migliori infrastrutture e di una maggiore certezza del diritto. Inoltre evidenziano una maggiore stabilità finanziaria grazie al loro legame con l'UE. Restano tuttavia penalizzati dal conflitto in Ucraina e dalla loro vicinanza geografica alla Russia, nonché dall'attuale debolezza generale della crescita nell'intera regione europea” specificano i manager del Team.
LE PERFORMANCE FUTURE DEI MERCATI EMERGENTI
Le diverse situazioni appena viste e le prospettive sono riflesse in larga misura negli attuali livelli di valutazione dei rispettivi mercati azionari ma è molto probabile che nel medio-lungo termine si verifichino cambiamenti significativi. “Pertanto, la graduatoria futura delle performance dei mercati emergenti molto probabilmente potrebbe risultare anche parecchio diversa da quella registrata finora” conclude il Team Cee and Emerging Markets di Raiffeisen Capital Management.