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Viticoltura 5.0, la nuova frontiera del business

Le innovazioni che stanno rivoluzionando il mondo del vino. Tecnologie d’avanguardia, cambiamenti climatici, gusti emergenti: ecco tutti i fattori che spingono questo asset rilevante dell’economia italiana

di Paola Jadeluca 8 Ottobre 2024 10:30

financialounge -  innovazione Marco Sabellico Mood vino viticoltura 4.0
Viticoltura 5.0, la nuova frontiera del business. Tecnologie d’avanguardia, cambiamenti climatici, gusti emergenti: sono tanti i fattori che spingono questo asset rilevante dell’economia italiana verso quel più vasto progetto della Commissione europea chiamato Industria 5.0, ovvero la quinta rivoluzione industriale caratterizzata da una fase di evoluzione del sistema produttivo che si basa sull’integrazione uomo-macchina e sulla centralità dell’essere umana. E quale settore più vocato di una filiera che si estende dalla terra al consumo, dalla coltivazione alla trasformazione alla vendita finale. La rivoluzione è trasversale, dall’intelligenza artificiale alle procedure di cantina, dai sistemi di vendita, al packaging. Alcune innovazioni più prorompenti determineranno la svolta decisiva, sia in termini ecosostenibili che di competitività. Altre più silenziose potrebbero prendere piede con più lentezza, o magari non lasciare il segno. Ma lo scenario è di grande fermento.

LE INNOVAZIONI PIÙ RILEVANTI


“Sicuramente le innovazioni più rilevanti in questa fase le stiamo osservando in vigna, nella viticoltura”, afferma Marco Sabellico, curatore della guida Vini d’Italia del Gambero Rosso, decano del settore. Racconta Sabellico: “Sono tre le direttrici lungo le quali si snoda questa innovazione radicale. La prima è la viticoltura 4.0, con tutte le nuove tecnologie, dai droni ai sensori in campo, all’applicazione dell’Intelligenza artificiale per la gestione e il controllo del vigneto: sono indubbiamente il volano di sviluppo dell’agricoltura di precisione, che è anche sempre più sostenibile; seconda innovazione decisiva, sempre in vigna, sono gli incroci interspecifici tra varietà di Vitis: non si tratta di modificazione genetica, ma di incroci manipolati, come i Piwi ma non solo, che hanno caratteristiche particolari e soprattutto una provata resistenza ai patogeni, 
alle malattie: vitigni innovativi che consentono una viticoltura più sostenibile, riducendo sensibilmente o eliminando la necessità di trattamenti con pesticidi e altri prodotti sia chimici che più naturali come quelli adottati nella viticoltura biologica. Speriamo che vengano accolti presto nelle diverse Denominazioni. Terza rivoluzione i portainnesto di nuova generazione, come quelli resistenti alla siccità, che hanno capacità di adattamento alla mancanza di piogge dovuta al riscaldamento globale”.

Il PIWI ORA È UN MARCHIO


Piwi, dal tedesco pilzwiderstandfähig - viti resistenti al fungo - è diventato un marchio. Secondo i dati diffusi nel corso di ProWein, la fiera che si tiene ogni anno a Düsseldorf, i Piwi rappresentano attualmente il 3,5% dell'intera superficie viticola tedesca. Ma si sono diffusi in tutta Europa. Il produttore Roberto Anselmi, del Soave, Friuli, da sempre vignaiolo lungimirante e innovativo, ha riservato una parte del luogo più vocato della sua proprietà ai Piwi e coltiva le varietà Piwi Aromera, Riesling Resistente e Souvigner Gris. L'infestazione fungina è attualmente una delle maggiori sfide della viticoltura biologica. Tuttavia, le proprietà naturali del Piwi rendono necessarie solo due o tre applicazioni di prodotti fitosanitari biologici, con una riduzione dei costi di circa l'80% con una contemporanea riduzione di CO2.

INTELLIGENZA ARTIFICIALE


Nella viticoltura moderna, l’intelligenza artificiale sta rivoluzionando il monitoraggio e la gestione dei vigneti, consente di migliorare la qualità del raccolto e di ottimizzare le pratiche agronomiche. Le tecnologie IA consentono di raccogliere e processare in tempo reale dati che in passato richiedevano decenni di rilevazioni. Si riducono gli errori e aumenta l’efficienza. L’uso di Droni e sensori IoT, internet of things, consentono, per fare un esempio, addirittura di centellinare l’uso di acqua a seconda dell’esposizione di un singolo filare o addirittura di una singola pianta. Le immagini rilevate da diverse angolazioni e diversa luce, forniscono informazioni dettagliate sulla salute delle piante, la distribuzione delle malattie e lo sviluppo delle uve. Per non parlare del controllo di qualità, procedimento complesso che richiedeva la scelta di grappoli campione, la raccolta di singoli acini in diversa posizione rispetto al sole e alla luce, l’analisi in laboratorio e via di seguito. Oggi, tutto questo viene fatto a distanza, con maggiore accuratezza e immediatezza.

Il SISMA GEO-ENOLOGICO


Il pianeta si surriscalda e la vite, come l’ulivo, cerca terre più fredde e più alte. Un fenomeno che sembra dare vita a un vero e proprio sisma geo-enologico. Si fanno conoscere all’estero i vini della Svezia,finora considerata un mercato importatore rilevante. Secondo Alf Tumble, noto esperto di vino svedese, ciò che rende unica la vinificazione svedese è il clima fresco, che si traduce in vini con elevata acidità, l'uso di uve PIWI (principalmente Solaris) e le etichette spesso distintive.

LE MAISON DI CHAMPAGNE EMIGRANO IN UK


Uno dei fenomeni più eclatante è l’approdo dei produttori di champagne in Uk. In prima fila maison illustri, come Taittenger e Vranken Pommery, che hanno acquisito terreni in Gran Bretagna per produrre bollicine, che ovviamente non possono chiamarsi Champagne, visto che il disciplinare impone rigorosamente che possano chiamarsi champagne solo spumanti coltivati nelle zone vocate attorno a Reims. E infatti il nome Taittinger non sarà legato alla nuova produzione: Domaine Evremond è questo il nome del primo vino della tenuta dei Taittenger, Classic Cuvée NV (55% Pinot Noir, 35% chardonnay e il resto Pinot Meunier) che, annuncia Decanter, uscirò sul mercato a Marzo 2025, quando la cantina aprirà ufficialmente al pubblico. Pierre-Emmanuel Taittinger ha acquisito 70 ettari insieme a Hatch Mansfield, suo partner commerciale nel Regno Unito, a Chilham, nel Kent, un’oretta da Londra. Nell’area sud dell’Inghilterra esistono viticoltori storici e ambiziosi che gli addetti ai lavori hanno imparato ad apprezzare. Ora, con i cambiamenti climatici, è molto probabile che le bollicine prodotte in Uk acquistino maggiore appeal. Secondo quanto racconta Lizzie Enfield sul sito della Bbc, nelle degustazioni alla cieca i vini inglesi rivaleggiano con lo Champagne, addirittura in alcuni sono stati i vincitori nell’English Sparkling Wine Awarde by Decanter Magazine, dell’Iwc, International Wine Challenge. Pierre-Emmanuel Taittinger ha da tempo lasciato la gestione della maison di Champagne alla figlia Vitalie coordinata dal fratello Clovis. La tenuta inglese, evidentemente è diventata la sua nuova sfida.

IL DISTRETTO SPUMANTISTICO UMBRO


Non solo i francesi. Proprio in questi giorni è stata annunciata la nascita del Distretto spumantistico umbro, capitanato da due cantine di punta, Arnaldo Caprai e Semonte. Dopo due anni di sperimentazione, su sei ettari di terreno che erano stati abbandonati a 800 metri di altezza, anche l'Umbria ha iniziato a porre le basi per la nascita di un distretto per la creazione di uno spumante di eccellenza, metodo classico. Un progetto ambizioso, che debutterà con le prime bottiglie al prossimo Vinitaly di Verona. Il microclima dove si produce lo champagne non è diverso da quello delle colline intorno a Gubbio, allora, perché non provare? Nasce così "Spum.e" (Spumantistica Eugubina) un progetto di valutazione della sostenibilità ambientale, economica e sociale della produzione di basi spumante sulla fascia appenninica Eugubino Gualdese, già riconosciuta storicamente per la produzione di vini di qualità. La conduzione scientifica del progetto è del professor Leonardo Valenti del Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali, Produzione, Territorio, Agroenergie dell’Università degli Studi di Milano.



SOSTENIBILITÀ A 360 GRADI


Le ultime rilevazioni Nomisma-Wine Monitor “Vino italiano e scenario di mercato” presentate dal Direttore Denis Pantini a settembre 2024, evidenziano come la sostenibilità sia diventata sempre più determinante, in particolare tra le nuove generazioni. L’85% degli italiani ritiene che le tipologie di vino che cresceranno di più nel nostro Paese nei prossimi tre anni saranno quelle con marchio biologico, la tipologia al primo posto nella classifica a pari merito con i vini dotati di certificazione sostenibile. Tutti i produttori si stanno indirizzando verso pratiche più sostenibili, non solo in vigna ma in tutte le pratiche che hanno impatto ambientale. Anche su questo fronte la Champagne fa scuola. “La champagne è una pioniera anche sul fronte ambientale. E’ stata la prima regione viticola al mondo a misurare la sua impronta carbonica e a varare un piano per la riduzione della CO2”, ricorda Domenico Avolio, direttore del Bureau du Champagne, costola italiana del Comité Champagne. Racconta Avolio:”Era il 2003 e grazie a questo impegno la Champagne ha già potuto raggiungere risultati concreti. Un esempio: le emissioni di bottiglia sono state ridotte del 20%”. Non solo. La Champagne ha ridotto l’impiego di fitosanitari del 50%, tratta e recupera il 90% dei rifiuti industriali, ha alleggerito dal 2010 il peso delle bottiglia del 7%, da 900 a 750 grammi. L’effetto su imballaggi e trasporti ha permesso la riduzione di 17 mila tonnellate di CO2 all’anno.

I ROBOT TRA I FILARI


“La Champagne è anche stata la prima zona viticola della Francia ad aver impiegato un parco di trattori a cavaliere elettrici”, racconta Domenico Avolio. I trattori sono in realtà robot elettrici a conduzione satellitare, comandati a distanza, capaci di passare a cavallo di ogni filare per tutte le operazioni, dalla cimatura alla potatura. In Champagne sono molto diffusi e ora sono approdati anche in Italia dove si stanno diffondendo. Un business talmente promettente che già due anni fa La multinazionale tricolore Sdf, con sede sede a Treviglio in provincia di Bergamo, ha rilevato la maggioranza di VitiBot. società fondata dall’ingegnere Cédric Bache con il padre enologo Dominique, che ha sedotto i più importanti produttori di champagne con Bakus, il robot elettrico a guida autonoma per i vigneti. Che, dopo l’acquisizione, sta moltiplicando le vendite anche in Italia.

IL GUSTO DIGITALE


Un pool di scienziati delle Technical University of Denmark, California Institute of Technology e University of Copenhagen ha condotto un esperimento di degustazione con dati inseriti in un algoritmo per creare una mappa completa dei profili aromatici dei vini rossi, bianchi e rosati che “si allinea con l’intricata percezione umana del sapore”: la Taste map. Da questa mappa è nato un ampio dataset multimodale sul vino, basato sulla relazione tra percezione visiva, linguaggio e sapore. Comprende 897.000 immagini di etichette di vino, 824.000 recensioni di vini dalla piattaforma Vivino e 350.000 annate, annotate con anno, regione, valutazione, percentuale di alcol, prezzo e composizione dell’uva. Secondo WineMeridian, un’innovazione nell’intersezione tra tecnologia ed enogastronomia che potrebbe cambiare potenzialmente il panorama delle scelte dei consumatori in vari settori. L’intelligenza artificiale potrebbe minacciare anche il lavoro di sommelier ed esperti del vino? Ai posteri l’ardua sentenza.

IL TAPPO A VITE


Sembra un ritorno indietro, invece è un grande passo in avanti. Il tappo a vite si sta confermando come la migliore chiusura anche per i vini destinati all’invecchiamento. Ma c’è voluto tempo per riconoscergli la dovuta dignità: il vino è più buono, il tappo è più rispettoso dell’ambiente ed è più comodo. Si attribuisce a Cloudy Bay- brand della scuderia del big del lusso Lvmh- il merito di aver fatto conoscere al mondo i vini neozelandesi e di aver reso famoso il Sauvignon Blanc come vino monovarietale. Nel 1997, il suo Sauvignon Blanc fu il primo vino neozelandese nella classifica Top 10 di Wine Spectator: aveva il tappo a vite. Allora fece parlare molto. Di fatto ha aperto la strada dell’Olimpo enologico. Oggi in Italia si è affermato il movimento de Gli Svitati, gruppo molto affiatato di vignaioli che si sono messi insieme per promuovere l’uso del tappo a vite. Personaggi come Walter Massa, al quale va il merito di aver fatto conoscere il vitigno Timorasso nel mondo, Mario Pojer, Graziano Prà, Silvio Jermann, Frantz Haas Junior: hanno acceso il dibattito mettendo in ombra il sughero. Ricordano gli esperti del Gambero Rosso le degustazioni del Vintage Tunina di Silvio Jerman, tra i primi in Italia a sdoganare il tappo a vite sui vini più importanti: “per la guida abbiamo assaggiato per anni il doppio confronto e puntualmente il Tunina chiuso a vite strappava un centesimo in più”.

VINO IN LATTINA


Il vino in lattina: c’è chi storce il naso disgustato e chi sorride all’idea. Le dimensioni del mercato globale del vino in lattina secondo Grand View Research raggiungeranno 571,8 milioni di dollari entro il 2028, addirittura avrebbero già raggiunto il doppio, oltre un miliardo di dollari, secondo Global Market Insights. Cifre discordanti che trovano un punto in comune: ritmi di crescita sostenuti a doppia cifra. Trend e previsioni che si basano sulla crescente propensione dei consumatori verso prodotti pronti da mangiare e da bere, a causa di stili di vita frenetici e dei ritmi di lavoro frenetici, ma anche di una vita più vissuta all’aperto. Portabilità, comodità d'uso in viaggio e per altri scopi, sono soprattutto i giovani e i millennial ad alimentare la crescita dei vini in lattina. Questo prodotto offre una serie di vantaggi, tra cui il vantaggio principale è la “convenienza”, poiché i vini in lattina sono più economici delle bottiglie di grandi dimensioni. A crederci è, ad esempio, Perla del Garda, cantina di Lonato guidata da Giovanna Prandini: Perledellago, così si chiama l’etichetta in lattina, da uve Turbiana, le stesse del Lugana Doc, ha bassa gradazione alcolica, 11%, un packaging pop, e capacità di 0,25 cl, che volutamente vuole ricollegarsi al quartino consumato una volta nelle osterie, a cavallo tra tradizione e contemporaneità. Dopo aver fatto esperimenti anche con la versione frizzante, hanno optato per quella ferma anche in omaggio alla scelta del Comune di Brescia di inserire il Pirlo, storico aperitivo locale, nell’elenco delle De.Co. Tra gli obiettivi di Perla del Garda, infatti, c’è anche quello di guardare al mondo cosiddetto della mixology, a partire da questo aperitivo bresciano che unisce ad un vino bianco fermo, possibilmente del territorio, Campari e acqua gassata, oltre alla fettina di arancia. Stesso spirito quello con cui è stato ideato Canetta, canet in francese significa lattina, da Luca Pronzato e sua moglie Clara Cornet. La lattina è la “quantità perfetta”, senza dove aprire un’intera bottiglia. Nel 2022 sono uscite le prime lattine in Francia, adesso sono presenti in 12 paesi, ovviamente anche l’Italia, dove sono arrivate nel 2023 sotto il nome di Canetti.

VINO SENZA ALCOL


Il vino no alcool, Na, in teoria è un non vino. Ma che si beve come se fosse un vino. Ha fatto irruzione sul mercato, ma si scontra ancora con tanti pregiudizi. Secondo una ricerca dell'Iwsr sui 10 principali mercati mondiali del settore (Usa, Regno Unito, Australia, Brasile, Canada, Francia, Germania, Giappone, Spagna e Sudafrica), tra il 2023 e il 2027 il comparto globale della dealcolizzazione vedrà stabilizzare la propria crescita verso un 6% annuo in termini di volumi, il 70% circa però è rappresentato dalla birra analcolica che ha già fatto molta strada. Secondo Nomisma Wine Monitor 2024 il vino senza alcol è tra quelli destinati a maggiore crescita nei prossimi tre anni per il 19% dei consumatori, quota che sale al 31% tra la Gen Z.
“La richiesta da parte dei clienti per le bevande senza alcol è una vera tendenza strutturata”, afferma dal suo osservatorio privilegiato Alessandro Nigro Imperiale, Wine Director Four Seasons Grand Hotel du Cap Ferrat e Miglior Sommelier d’Italia Ais 2022 e Gault&Millau France 2023. Racconta Nigro Imperiale: “questi cliente, l’80% sono “flexi-drinker”,cioè consumano bevande con e senza alcol secondo i vari momenti della giornata. Questo momento storico permette al mondo beverage di offrire una vera e propria nuova esperienza cliente”.

Secondo l’analisi di Nigro Imperiale è probabile che il consumatore flexi sia portato a scegliere un vino senza alcol se è di un produttore noto, tanto più se si tratta di un consumatore alto di gamma. Ci crede Dr. Loosen, uno dei più noti produttori di vini della Mosella. Nel suo portafoglio di Riesling pregiati ha inserito un Riesling fermo rimosso dall’alcol, che un Riesling gassato NA. L'alcol viene rimosso utilizzando il metodo di distillazione sottovuoto che, sostiene Loosen, crea un vino NA più equilibrato, se combinato con il basso livello di alcol iniziale. La linea Dr.Lo raccoglie già recensioni e rating tra gli specialisti. Ma il grande salto arriva ora, con l’investimento di Lvmh, big del lusso, nello spumante analcolico “French Bloom”, con una partnership strategica col gruppo lanciato nel 2019 da Maggie Frejena-Taittinger e Constance Jablonki, che è in forte crescita negli spumanti analcolici super premium con bottiglie che costano anche 109 euro. Secondo il magazine francese Vitisphere, l’obiettivo è creare il “premier cru” dei vini senza alcol.

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