La crisi

Passaggio all’elettrico e concorrenza straniera: i problemi del settore auto europeo

Alexis Bienvenu, Fund manager di La Financière de l’Échiquier, analizza le difficoltà dell’automotive europeo tra immatricolazioni in calo e normative troppo stringenti

di Antonio Cardarelli 9 Ottobre 2024 12:41

financialounge -  Alexis Bienvenu automotive economia La Financière de l'Echiquier
I numeri del settore automobilistico europeo lasciano poco spazio a dubbi. L’automotive è in crisi, e lo è per svariate ragioni. Una dopo l’altra le case automobilistiche del Vecchio Continente hanno lanciato profit warning e il mercato ha reagito di conseguenza. Da inizio anno Stellantis cede circa il 40%, Bmw il 19% e Volkswagen il 12%. Nel 2024, finora, il settore automobilistico europeo ha perso l’8% in Borsa, mentre l’indice MSCI Europe è cresciuto del 10%.

DIFFICILE PASSARE ALL’ELETTRICO PURO


È chiaro, quindi, che le case automobilistiche in Europa hanno un problema molto serio. Ad approfondire i motivi della crisi è Alexis Bienvenu, Fund manager di La Financière de l’Échiquier, che parte dalle vendite deludenti dei veicoli elettrici, quest’anno addirittura in calo (-18% al mese di agosto) rispetto al 2023. “Inevitabile quindi constatare, per ora, la riluttanza dei consumatori, non intenzionati a fare il passaggio all’elettrico puro – spiega Bienvenu - Diversi motivi ostacolano strutturalmente la transizione all'elettrificazione: tecnici (usura delle batterie, riparabilità), finanziari (sconti sul mercato di seconda mano, pochi incentivi fiscali) o pratici, ad esempio (facilità di ricarica)”.

I PROBLEMI DELLE SINGOLE CASE


A queste problematiche si sono aggiunte, nel corso dell’anno, altre difficoltà vissute dalle singole case automobilistiche. Per Stellantis, per esempio, c’è stata la difficile gestione delle scorte in eccesso negli Stati Uniti, mentre Bmw ha affrontato il richiamo di 1,5 milioni di veicoli per via di problemi di frenata, che incideranno sui margini per il resto del 2024. “Questi problemi, purché rari, non necessariamente sono drammatici ma possono sollevare degli interrogativi sulla qualità del management”, commenta l’esperto di La Financière de l’Échiquier.

NORMATIVE STRINGENTI


Un altro punto interrogativo arriva dalle stringenti norme europee sulle emissioni di CO2 nel 2025, oltre ovviamente al passaggio alla produzione totalmente elettrica fissata per il 2035. L’associazione dei produttori (Acea) ha chiesto un rinvio di due anni all’entrata in vigore della normativa, e lo stesso hanno fatto nei giorni scorsi i rivenditori di Stellantis (schierandosi contro il capo di Stellantis, Carlos Tavares). “In questo clima privo di visibilità, come possono le aziende adottare piani di produzione credibili? Come possono i consumatori, incerti sull'applicazione della normativa e quindi sul valore futuro del loro veicolo, essere invogliati all'acquisto?”, sono le domande che pone Bienvenu.

FUTURO POCO CHIARO


Per le case automobilistiche europee, inoltre, è difficile resistere all’assalto dei competitor stranieri, Cina in primis. Nei confronti delle vetture prodotte in Cina l’Europa ha risposto con la possibilità di applicare imposte aggiuntive fino al 45%, in modo da ridurre il vantaggio produttivo derivante dagli aiuti di Stato di Pechino. Ma anche Tesla è un concorrente temibile per le aziende europee, anche perché la Cina può rispondere tassando i prodotti importati dal Vecchio Continente. “Il futuro del settore automotive europeo appare quindi poco chiaro nel mondo ultra-competitivo dell'industria automobilistica a livello globale – conclude l’esperto di La Financière de l’Échiquier - La buona notizia è che ora la posta in gioco è stata chiaramente identificata. È un primo passo verso l'indispensabile reinvenzione di cui il settore ha più volte dato la dimostrazione e ci sono tutte le ragioni per credere che lo farà nuovamente. Il mercato potrebbe quindi premiarlo. Ma il salto di qualità necessario non avverrà per inerzia, in modalità coasting”.

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