In-sostenibilità
Transizione green sì, ma senza fretta ideologica (deve guidare l’economia, non la piazza)
Dalla crisi dell’industria dell’auto che non vende le elettriche fino a Bp che ora starebbe rinviando l’addio al petrolio, forse si è esagerato nelle tempistiche del passaggio al green condizionati da una certa “furia ideologica”
di Controredazione 9 Ottobre 2024 14:35
La crisi del settore auto è ormai grande e chiara a tutti, con tutte le case che arrancano. Diverse le cause, ma sicuramente anche un eccesso di fiducia nelle vendite di elettriche, con la gente che preferisce semmai passare all’ibrido. Ma ora c’è anche il colosso Bp che, si dice, starebbe rinviando i piani di transizione dal petrolio: niente più riduzione entro il 2030 come previsto e anzi pare vogliano investire in nuovi bacini di greggio in diverse parti del mondo. Segno dei tempi
Già, segno di tempi che forse stanno cambiando: da quelli di una certa “furia ideologica” che ha spinto senza se e senza ma verso una transizione energetica a tappe forzate e estremamente veloce, a un possibile (saggio) approccio più ponderato e razionale, meno ideologico appunto. E sì, perché una completa transizione green dell’Occidente (in Cina di fatto non se ne parla e lì ci sarebbe il grosso da fare) non è uno scherzo, ci sono impatti sulle industrie e sul tessuto economico e produttivo da ben calcolare, come ora si sta vedendo per il settore auto. Bisogna avere la forza e la serietà di dire che la transizione green non è un gioco né roba la cui guida può essere lasciata alla Greta Thunberg di turno o a manifestazioni di studenti che ragionano solo per slogan e non hanno la minima idea degli aspetti di necessaria sostenibilità economica del tutto.
Perché questo è il punto: va bene la sostenibilità ambientale, giusto obiettivo strategico che nessuno vuole mettere in dubbio, ma serve una roadmap che sia sostenibile economicamente, altrimenti la transizione non può funzionare. Insomma, dalla fase degli slogan e dei facili e belli entusiasmi ora bisogna passare a quella del pragmatismo. Tanti comparti industriali e tanti mercati hanno bisogno dei giusti tempi per portare a termine una transizione così importante. E proprio la crisi dell’auto lo dimostra pienamente: la gente non è pronta a passare in massa all’auto elettrica, forzare tutti i produttori a fare solo auto elettriche vuol dire rischiare di metterli in pesante difficoltà. La gente passerà all’ibrido per ora, e poi più avanti all’elettrico. I concessionari Stellantis sono arrivati addirittura a scrivere loro, andando contro il capo del gruppo, Tavares, una lettera alla Commissione Europea per chiedere il rinvio della stretta sulle emissioni.
E molto chiaro e duro è stato su questo anche il numero uno di Eni, Claudio Descalzi, che in un recente evento, proprio a proposito della transizione green dell’auto, in particolare riguardo le scelte su bio-fuel e e-fuel, ha parlato espressamente di ideologie ridicole. Criticando una certa posizione prevalente in Europa: “Non voglio essere anti europeo, ma anche la stupidità uccide e ci sta uccidendo perché dobbiamo subirla sulla base di ideologie ridicole che ci vengono dettate da una minoranza dell’Europa, non una maggioranza, e noi dobbiamo continuare a digerirle”, così ha detto. Nello specifico: “La scelta dell’e-fuel non nasce da un confronto, non c’è stata analisi, ma è solo un’opzione per partito preso”. Parole chiare e forti, appunto. Che vanno ascoltate bene.
Ideologie, quindi. E finalmente forse un dibattito si può aprire su questo approccio ideologico alla transizione green. Per dire che forse è meglio e più opportuno passare ad un approccio pragmatico, guardando bene anche alle ragioni dell’economia, ai tempi necessari per completare una transizione energetica. Il punto in questo senso è che non si può pensare di eliminare in pochi anni tutto il petrolio e il fossile, come hanno ben capito i grandi gruppi del settore energia. Arriveremo alla piena transizione green - è giustissimo volerci arrivare, dobbiamo arrivarci! - ma ci vogliono decenni e bisogna farlo senza rischiare di distruggere interi comparti industriali. Quindi si facciano le cose con i giusti tempi, con razionalità, con le giuste analisi sul piano economico e industriale, senza farsi totalmente condizionare dalle manifestazioni di piazza e dai facili slogan.
LA TRANSIZIONE GREEN NON È UN GIOCO
Già, segno di tempi che forse stanno cambiando: da quelli di una certa “furia ideologica” che ha spinto senza se e senza ma verso una transizione energetica a tappe forzate e estremamente veloce, a un possibile (saggio) approccio più ponderato e razionale, meno ideologico appunto. E sì, perché una completa transizione green dell’Occidente (in Cina di fatto non se ne parla e lì ci sarebbe il grosso da fare) non è uno scherzo, ci sono impatti sulle industrie e sul tessuto economico e produttivo da ben calcolare, come ora si sta vedendo per il settore auto. Bisogna avere la forza e la serietà di dire che la transizione green non è un gioco né roba la cui guida può essere lasciata alla Greta Thunberg di turno o a manifestazioni di studenti che ragionano solo per slogan e non hanno la minima idea degli aspetti di necessaria sostenibilità economica del tutto.
NECESSARI I GIUSTI TEMPI
Perché questo è il punto: va bene la sostenibilità ambientale, giusto obiettivo strategico che nessuno vuole mettere in dubbio, ma serve una roadmap che sia sostenibile economicamente, altrimenti la transizione non può funzionare. Insomma, dalla fase degli slogan e dei facili e belli entusiasmi ora bisogna passare a quella del pragmatismo. Tanti comparti industriali e tanti mercati hanno bisogno dei giusti tempi per portare a termine una transizione così importante. E proprio la crisi dell’auto lo dimostra pienamente: la gente non è pronta a passare in massa all’auto elettrica, forzare tutti i produttori a fare solo auto elettriche vuol dire rischiare di metterli in pesante difficoltà. La gente passerà all’ibrido per ora, e poi più avanti all’elettrico. I concessionari Stellantis sono arrivati addirittura a scrivere loro, andando contro il capo del gruppo, Tavares, una lettera alla Commissione Europea per chiedere il rinvio della stretta sulle emissioni.
LE PAROLE DI DESCALZI (ENI)
E molto chiaro e duro è stato su questo anche il numero uno di Eni, Claudio Descalzi, che in un recente evento, proprio a proposito della transizione green dell’auto, in particolare riguardo le scelte su bio-fuel e e-fuel, ha parlato espressamente di ideologie ridicole. Criticando una certa posizione prevalente in Europa: “Non voglio essere anti europeo, ma anche la stupidità uccide e ci sta uccidendo perché dobbiamo subirla sulla base di ideologie ridicole che ci vengono dettate da una minoranza dell’Europa, non una maggioranza, e noi dobbiamo continuare a digerirle”, così ha detto. Nello specifico: “La scelta dell’e-fuel non nasce da un confronto, non c’è stata analisi, ma è solo un’opzione per partito preso”. Parole chiare e forti, appunto. Che vanno ascoltate bene.
SERVE PRAGMATISMO, NON IDEOLOGIA
Ideologie, quindi. E finalmente forse un dibattito si può aprire su questo approccio ideologico alla transizione green. Per dire che forse è meglio e più opportuno passare ad un approccio pragmatico, guardando bene anche alle ragioni dell’economia, ai tempi necessari per completare una transizione energetica. Il punto in questo senso è che non si può pensare di eliminare in pochi anni tutto il petrolio e il fossile, come hanno ben capito i grandi gruppi del settore energia. Arriveremo alla piena transizione green - è giustissimo volerci arrivare, dobbiamo arrivarci! - ma ci vogliono decenni e bisogna farlo senza rischiare di distruggere interi comparti industriali. Quindi si facciano le cose con i giusti tempi, con razionalità, con le giuste analisi sul piano economico e industriale, senza farsi totalmente condizionare dalle manifestazioni di piazza e dai facili slogan.
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