Tassa sulle banche

Titoli bancari virano in rosso per il contributo da 3,5 miliardi previsto dalla manovra

In rosso i principali istituti di credito, come Intesa e Unicredit, per l’anticipo di liquidità tramite la sospensione delle deduzioni sulle imposte differite attive (Dta) per il 2025 e il 2026 richiesta dal Mef

di Annalisa Lospinuso 16 Ottobre 2024 12:55

financialounge
Debole tutto il comparto bancario milanese dopo l’ok del Consiglio dei ministri al testo definitivo della prossima manovra finanziaria che presenta un contributo degli istituti di credito quantificato tra i 3 e i 3,5 miliardi di euro in due anni. Dopo un avvio di seduta positivo, Intesa Sanpaolo cede oltre l’1%, Unicredit lascia sul terreno lo 0,72%, seguono a ruota Bper (-0,58%), Banco Bpm (-0,35%) e Mps (-0,27%) che contiene le perdite. Non c’è la tanto temuta tassa sugli extraprofitti, ma un anticipo di liquidità.

ATTESO GETTITO DA 2,5 MILIARDI


Dopo settimane di discussione sull’ipotesi di una nuova imposta sugli extraprofitti delle banche che ha spaccato la maggioranza, con Fratelli d’Italia e Lega favorevoli e Forza Italia fortemente contraria, nella tarda notte il testo della manovra è stato liquidato senza traccia della tassa. Rimane, però, un prestito chiesto alle banche. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha riferito che il gettito atteso è di “2,5 miliardi di euro” a fronte di un gettito complessivo di 3,5 miliardi da banche e assicurazioni.

ANTICIPO DI LIQUIDITÀ DALLE BANCHE


Secondo l’impostazione della legge di Bilancio, la maggior parte del contributo, concordato tra il Mef e l’Abi, sarebbe strutturato come un anticipo di liquidità al governo tramite la sospensione delle deduzioni sulle imposte differite attive (Dta) per il 2025 e il 2026.

NON SI INTACCANO LE REMUNERAZIONI


“La strutturazione di questo tipo di contributo è positiva per le banche, perché non va a impattare il conto economico, come previsto l’anno scorso. Non c’è quindi rischio di riduzione o intaccamento delle remunerazioni, siccome il tema è semplicemente di cassa e non a livello di utile”, commenta Intermonte. Le maggiori banche italiane, secondo le tabelle del report, hanno circa 31,7 miliardi di Dta complessive.

NON SI PARLA DI TASSA SUGLI EXTRAPROFITTI


Per gli analisti di Mediobanca “la misura non conferma alcuna tassa bancaria sugli extraprofitti, proprio mentre i tassi di interesse iniziano a scendere, ma piuttosto una misura di liquidità in linea con la proposta iniziale dell’Associazione bancaria italiana, che riteniamo sostenibile per il settore”.

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