Weekly Bulletin

La nave Italia va, il debito pesa ma per mercati e investitori è sostenibile

I rating sono confermati, l’outlook migliorato, lo spread è ai minimi dal governo Draghi, mentre banche in salute sostengono Piazza Affari. Trend positivo del Sud Europa, Germania e Francia invece arrancano

di Stefano Caratelli 21 Ottobre 2024 08:26

financialounge -  fitch italia mercati s&p rating Weekly Bulletin
Qualcuno si ricorda dei “Pigs”, l’acronimo sprezzante con cui i virtuosi nordici definivano Portogallo, Italia, Grecia e Spagna ai tempi della crisi del debito? Il suffisso “exit” veniva attaccato ai nomi degli spendaccioni con compiaciuto malaugurio, fino a che Mario Draghi non ha messo sul piatto il suo “wathever it takes”, salvando sia l’euro dalla disintegrazione che i Pigs da un destino argentino. Oggi i Paesi del Sud Europa “sono diventati le locomotive della regione ... perfino l’Italia non è più il problema di una volta, mentre la Germania è in stagnazione da due anni e il PIL della Francia fa una gran fatica”. Le virgolette ci sono perché il passaggio è ripreso dall’autorevole e altezzoso Le Monde di qualche giorno fa, e non da una velina per la stampa di Palazzo Chigi o di La Moncloa di Madrid.

CADUTA DELLO SPREAD E SUPERAMENTO DEI TEST DEI RATING


Lo spread BTP-Bund, schizzato oltre 500 punti ai tempi di quella crisi e di nuovo vicino ai 300 nell’estate del 2019 quando il governo Giallo-Verde si gingillava con l’idea dell’Italexit, ha chiuso la scorsa settimana sotto i 120, vicino ai minimi dal 2021, quando il governo Draghi lo aveva quasi spinto nel territorio a due cifre. E intanto l’Italia ha passato indenne i test di S&P e Fitch, che hanno confermato il rating BBB con la seconda che ha migliorato l'outlook da stabile a positivo, parlando di "piano fiscale credibile" e di una "situazione con una crescita attesa di circa l'1% nel 2024-2025 rispetto allo 0,2% del decennio precedente la pandemia. I due fatti sono strettamente legati perché il merito di credito è strettamente legato alla sostenibilità del debito, che evidentemente mercati e investitori vedono garantita dalla volontà di rispettare le regole europee, espressa nella manovra di bilancio per il 2025.

CONTI ITALIANI PIÙ IN ORDINE DELLA FRANCIA


Fitch rimarca che l’Italia ha ridotto di 20 punti il debito rispetto al picco del 2020, risultando uno dei pochi Paesi dell’Eurozona ad averlo riportato ai livelli pre-pandemici in rapporto al PIL, mentre per S&P le prospettive per l’economia italiana sono più rosee che in passato, anche se proprio l’alto debito limita la capacità di sostenerne la crescita con investimenti. Un debito che sfiora i 3.000 miliardi fa indubbiamente titolo, anche se il deficit che lo alimenta punta a rientrare al 3% del PIL, mentre la Francia quest’estate ha bucato i 3.200 con un deficit che si prepara a sfondare il 6,1% del PIL a fronte di un obiettivo di inizio anno del 4,4%, costringendo il governo a una manovra lacrime e sangue da 50 miliardi che per Macron non sarà facile far passare, non disponendo di una maggioranza affidabile in Parlamento.

ALLA GERMANIA SONO MANCATI TRE PUNTI DI FORZA


La Germania invece è rimasta impiccata al dogma del pareggio di bilancio, che ha bloccato gli investimenti in infrastrutture vitali, dai trasporti, all’infrastruttura digitale, all’energia, mentre la crescita si è bloccata perché sono venute a mancare le tre gambe su cui poggiava: gas russo, interscambio cinese e industria dell’auto. L’ossessiva disciplina di bilancio si è rivelata un boomerang: è vero che ha portato il debito/PIL al 64% contro il 122% di USA e Francia, ma ha anche limitato gli investimenti pubblici al 2.6%, quasi la metà dei vicini francesi. Il risultato è stato un crollo della competitività che ha fatto scendere Berlino dal sesto posto nella classifica mondiale di un decennio fa al ventiquattresimo di quest’anno.

RITROVARE LA STRADA DI CRESCITA E COMPETITIVITÀ


Ovviamente l’Europa non può ritrovare la strada smarrita della crescita e della competitività affidandosi ai Paesi del Club Med e fare a meno dei motori storici francese e tedesco. Meno male che c’è l’euro a tenere tutto insieme governato da una BCE che riesce a dosare la politica monetaria, contenendo da un lato l’inflazione ma dall’altro non facendo mancare il sostegno alla stabilità finanziaria facendo da contrappeso al peso del debito che affligge molti Paesi, a partire ovviamente dall’Italia. Che ora, oltre alla disciplina fiscale, può contare su un sistema bancario solido, fino al punto da giocarsi da protagonista la partita del risiko europeo, che incassa il giusto premio a Piazza Affari.

Bottom line. La percezione del rischio Italia non è ancora tornata ai livelli precedenti alle crisi della finanza globale e del debito europeo, quando lo spread viaggiava a un paio di decine di punti base. Ma la risalita è a buon punto. Manca l’ingrediente di una crescita più robusta e soprattutto una sponda europea meno fragile in quelli che erano una volta punti di forza. L’investitore deve continuare ad armarsi di pazienza, che finora ha decisamente premiato.

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