Risiko bancario

Dopo l'operazione UniCredit-Commerzbank aumenteranno acquisizioni e fusioni tra banche

Secondo uno studio di Man Group in Eurozona ci sono le condizioni per un'impennata di M&A tra istituti bancari. Per il portfolio manager Martin Kinsler "assisteremo a iniziative coraggiose"

di Davide Lentini 23 Ottobre 2024 10:36

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L'acquisizione da parte di UniCredit di una quota del 21% della tedesca Commerzbank ha fatto tremare il settore finanziario, accendendo i riflettori su un’ondata di fusioni di ampia portata che secondo gli analisti continuerà anche il prossimo anno. Basti pensare che negli ultimi 12 mesi nel Regno Unito e in Eurozona ci sono stati 35 fusioni bancarie domestiche, senza contare quelle legate al conflitto Russia-Ucraina.

FUSIONE UNICREDIT/COMMERZ TEST EUROPEO


Ma sebbene i deal transfrontalieri non siano una novità, l’operazione Unicredit/Commerzbank è particolarmente significativa in quanto coinvolge un campione nazionale di una delle principali economie europee e pertanto rappresenta un test per la sostenibilità del progetto europeo. Ci si chiede ora se l'ondata di fusioni e acquisizioni stimolerà altre operazioni transfrontaliere con l’obiettivo di creare alcune grandi entità paneuropee.

LA NECESSITÀ DI FUSIONI DOMESTICHE


“Attualmente non ci sono banche dell'Eurozona, svizzere o nordiche, che figurino tra le prime 20 a livello mondiale per capitalizzazione di mercato - spiega Martin Kinsler, portfolio manager di Man Group, specializzato in azioni del settore finanziario - Il che conferma la percezione di un deficit dimensionale e la necessità di crescere. D'altro canto - aggiunge - le operazioni domestiche comportano in genere meno rischi di integrazione grazie all’affinità culturale, alla maggiore conoscenza del mercato e alla minore interferenza della politica.

I FATTORI CHIAVE: LA GRANDE CRISI


Per l’esperto di Man Group ci sono tre fattori chiave che hanno portato a un'impennata di M&A bancarie, alcuni dei quali in gestazione da oltre un decennio, mentre altri si sono manifestati più di recente: il primo è riconducibile alla grande crisi finanziaria. “Nel momento in cui il sistema finanziario globale ha rischiato il collasso alla fine degli anni 2000, quasi tutti i governi europei sono stati costretti a entrare nel registro degli azionisti dei campioni bancari nazionali - ricorda Kinsler - L'intervento degli esecutivi ha fornito la necessaria stabilità e, in genere, i governi sono stati buoni azionisti passivi, pur faticando a vedere un ritorno sui loro investimenti. Con il miglioramento della redditività, queste partecipazioni stanno tornando sul mercato. Tra le banche europee che ancora hanno consistenti partecipazioni statali, l'italiana Banca Monte Paschi di Siena e l'olandese ABN Amro rimangono un obiettivo strategico per i concorrenti nazionali e internazionali”.

IL CATALIZZATORE COVID


Altro fattore chiave per fusioni e acquisizioni è il catalizzatore Covid, che ha stimolato una risposta di bilancio e monetaria di enorme portata creando le condizioni per un ciclo dei tassi d'interesse che pochi immaginavano possibile prima della pandemia. “È una particolarità dell'attuale contesto monetario, ma il lento drenaggio della liquidità dal sistema da parte della Bce mette sotto pressione i costi di finanziamento delle banche - spiega Kinsler - Per la maggior parte delle istituzioni finanziarie questo non è un problema, ma per alcune la gestione dell'uscita dalla liquidità garantita dalla banca centrale inciderà in maniera significativa sulla redditività”.

IL CASO DEL REGNO UNITO


A differenza dell'approccio molto lento e attento della Bce al quantitative tightening, nel Regno Unito la Banca d'Inghilterra si sta muovendo a una velocità molto maggiore. Questo ha spinto al consolidamento le banche più piccole del sistema bancario britannico per cui la riduzione della liquidità di emergenza è considerata più problematica. Far parte di una banca più grande può essere un modo semplice per risolvere un problema di finanziamento.

LE SCELTE DELLE BANCHE


“La ripresa della redditività delle banche ha fornito capitale in abbondanza - spiega ancora il portfolio manager di Man Group - spingendo il management delle banche a scegliere tra investire nella crescita, acquisendo altre banche, o restituendo il capitale tramite acquisti di azioni proprie. Sebbene quest'ultima opzione sia interessante, offre un potenziale di crescita futuro limitato. Le autorità di regolamentazione europee hanno inoltre esortato le banche a gestire i costi e a diversificare i flussi di ricavi in tutto il contesto successivo alla grande crisi finanziaria. Con l'inversione del ciclo dei tassi d'interesse, questa attenzione ai costi e alla diversificazione diventa più chiara e crea incentivi per le acquisizioni”.

GLI INCENTIVI NORMATIVI


Il terzo fattore che aiuta alle M&A è rappresentato dagli incentivi normativi, con riferimento al cosiddetto “compromesso danese”, dal nome della presidenza Ue al momento dell’accordo, che diventerà sempre più importante nei prossimi anni. Un compromesso che consente alle banche che il regolatore europeo considera un conglomerato finanziario, di acquisire flussi di ricavi non bancari a condizioni vantaggiose da un punto di vista patrimoniale. La recente acquisizione di Axa Investment Managers da parte di BNP Paribas ha sfruttato appieno la nuova legge, inducendo a ricalibrazioni strategiche in tutto il settore e rendendo fattibili acquisizioni prima impraticabili.

PREVISTE NUOVE OPERAZIONI DI M&A


“È improbabile che i fattori alla base di questa impennata di fusioni e acquisizioni spariscano presto - spiega Kinsler - Le banche europee, nonostante la gestione disciplinata del capitale attraverso dividendi e acquisti di azioni proprie, hanno visto benefici limitati a livello di valutazioni. Tuttavia, con la crescente fiducia del management e la percezione di dimensioni inadeguate rispetto ai concorrenti globali, c'è un forte appetito per l'espansione. I prossimi anni vedranno operazioni transfrontaliere, deal all’interno del proprio mercato e in altre linee di business verticali dei servizi finanziari”. Dunque, per Martin Kinsler, portfolio manager di Man Group, “ci aspettano tempi entusiasmanti”.

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