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Viaggi spaziali

Se Trump vince spingerà con Musk per la conquista Usa di Marte?

La crescente intesa tra il candidato presidente e il CEO di SpaceX suggerisce ripercussioni sulle priorità della Nasa. E può avvicinare il primo passo dell’Uomo su Marte

di Stefano Silvestri 30 Ottobre 2024 09:37

financialounge -  elezioni usa 2024 Elon Musk Space X
“Ho avuto molte occasioni di interagire col governo, dato che SpaceX è attualmente il più grande appaltatore della NASA. Sono un grande sostenitore dell'agenzia ma alcune spese sono davvero poco sensate e rappresentano un vero e proprio spreco. Dobbiamo mettere un freno a tutto ciò”. Così, durante un incontro col pubblico a Folsom, in Pennsylvania, ha risposto Elon Musk quando gli stato chiesto cosa farebbe se fosse a capo di un'iniziativa per migliorare l'efficienza del governo. Ed è facile immaginare che a qualcuno siano fischiate le orecchie dopo questa affermazione, che suona anche come un avvertimento.

L’INFLUENZA DI ELON MUSK


L'influenza di Elon Musk sul governo federale è straordinaria e straordinariamente redditizia. SpaceX di fatto guida il programma di lancio della NASA, mentre il Dipartimento della Difesa si affida a lui per il lancio della maggior parte dei suoi satelliti. Solo l'anno scorso, le sue società hanno ottenuto promesse di contratti per 3 miliardi di dollari attraverso quasi 100 accordi con 17 agenzie federali.

Ma i rapporti del magnate sudafricano coi regolatori federali sono spesso conflittuali: negli ultimi tempi le sue aziende sono state oggetto di almeno 20 recenti indagini o revisioni, riguardanti sia la sicurezza dei veicoli Tesla, sia l’impatto ambientale dei razzi SpaceX. Premesso che il suo peso politico sarà cruciale per gli Stati Uniti indipendentemente dall’esito delle elezioni, non è un caso che Musk abbia investito la propria fortuna e la propria influenza in Donald Trump. Perché questi, in cambio, è in grado di procurargli una serie di benefici che affronteremo più avanti. E ha promesso di nominarlo a capo di una nuova "commissione per l’efficienza del governo", col potere di raccomandare drastici tagli alle agenzie federali e di proporre modifiche alle normative. Questo incarico conferirebbe all'uomo più ricco del mondo, che al tempo stesso è il più importante appaltatore governativo, il potere di influenzare gli stessi enti regolatori che vigilano sulle sue imprese, creando così un potenziale (ed enorme) conflitto d’interessi.

L’OSSESSIONE PER MARTE DI MUSK…


La NASA da tempo afferma di voler inviare astronauti su Marte. Ma in un secondo momento: prima, bisogna infatti tornare sulla Luna. Per Elon Musk e le sue migliaia di dipendenti di SpaceX, che indossano con orgoglio le magliette “Occupy Mars” a ogni lancio di un razzo dell’azienda, questo approccio è troppo cauto. E così, lo scorso settembre il miliardario sudafricano ha affidato a un lungo post su X la sua tabella di marcia, che vuole SpaceX lanciare cinque razzi Starship senza equipaggio sul pianeta rosso nei prossimi due anni. Se le missioni avranno successo, Musk prevede che le prime missioni con equipaggio potrebbero partire già entro quattro anni.

Dietro questo sogno, però, Elon Musk vede un’ombra: il crescente peso della burocrazia governativa, che con normative sempre più restrittive potrebbe rallentare i suoi piani. Secondo il fondatore di SpaceX, le stesse dinamiche che hanno ritardato e appesantito grandi progetti infrastrutturali americani – come la ferrovia ad alta velocità in California, costata 7 miliardi di dollari e della quale sono stati costruiti poco più di 500 metri dopo anni di lavori – minacciano oggi anche il programma Starship. “È un bivio, forse il bivio, per il destino dell’umanità”, ha concluso il suo post su X, richiamando a un impegno collettivo per superare questi ostacoli e trasformare in realtà il sogno di una colonia marziana autosufficiente, capace di sopravvivere a eventuali disastri terrestri e di garantire un futuro alla civiltà umana.

ANCHE TRUMP AMA MARTE


Trump, però, non sembra meno infervorato sul pianeta rosso di Elon Musk. Se quanto detto lo scorso 19 ottobre a un comizio a Latrobe, in Pennsylvania, rientra pienamente nella logica elettorale ("Faremo atterrare un astronauta americano su Marte. Preparati, Elon, preparati”), va registrato che Marte era già nei pensieri di Trump durante la corsa elettorale per il primo mandato. Nel 2017, parlando con l’astronauta Peggy Whitson, allora comandante a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, Trump chiese informazioni sulla tempistica di una missione su Marte. Whitson rispose che non sarebbe stata possibile prima degli anni 2030 e che avrebbe richiesto uno sforzo internazionale a causa dei costi elevati. Trump in quell’occasione replicò: “Beh, vogliamo provarci durante il mio primo mandato o, al massimo, nel secondo, quindi dovremo accelerare un po’, d'accordo?”.

Nel giugno 2019, Trump manifestò impazienza riguardo alla missione Artemis. Su Twitter sbottò: “Per tutti i soldi che stiamo spendendo, la NASA NON dovrebbe parlare di andare sulla Luna – ci siamo già stati 50 anni fa,” scrisse. “Dovrebbero concentrarsi su progetti molto più grandi, come Marte!” Poche settimane dopo, durante un incontro nello Studio Ovale per commemorare il 50° anniversario del primo sbarco lunare, Trump chiese al capo della NASA, Jim Bridenstine, perché l’agenzia non potesse puntare direttamente su Marte. “Dicono che per arrivare su Marte bisogna atterrare sulla Luna. C’è un modo per andarci direttamente, senza passare dalla Luna? È possibile?”, chiese Trump.

UN FELICE MATRIMONIO DI CONVENIENZA


I vantaggi per Trump nell’avere Musk al suo fianco sono molteplici. E vogliamo guardare oltre i 75 milioni di dollari che Elon ha donato a comitati di azione politica, e la sua partecipazione attiva agli eventi elettorali Repubblicani. Il legarsi al controverso e carismatico miliardario offrirebbe a Trump una serie di vantaggi strategici, sia a livello politico che mediatico, amplificando la propria immagine di leader visionario e promotore dell’innovazione americana. I vantaggi per Elon Musk e a SpaceX derivanti da una vittoria di Donald Trump, ci paiono però superiori.

SpaceX potrebbe infatti beneficiare di un aumento dei contratti governativi. Negli ultimi anni, Musk ha già ottenuto circa 15 miliardi di dollari in contratti federali, e una rielezione di Trump potrebbe facilitare ulteriori opportunità. Musk avrebbe poi un ruolo di leadership nella succitata commissione per l'efficienza governativa, il che gli garantirebbe un'influenza diretta sulla supervisione dei contratti pubblici e sulle politiche spaziali, permettendogli di plasmare le decisioni riguardanti i progetti spaziali e le assegnazioni di budget.

Trump è poi noto per la deregulation. Una sua vittoria potrebbe portare a una semplificazione delle normative che regolano il settore spaziale, rendendo più facile per SpaceX ottenere permessi e approvazioni per i suoi lanci e progetti. E va detto che gli enti regolatori americani sono parsi particolarmente puntigliosi con Musk nel corso dell’amministrazione Biden. Con l'accento posto sulla sicurezza nazionale e sulla Space Force, Musk potrebbe infine vedere un aumento della collaborazione col Dipartimento della Difesa. Ciò potrebbe tradursi in contratti più lucrativi per sviluppare tecnologie spaziali avanzate e supportare missioni militari, fermo restando che Reuters scriveva lo scorso marzo che SpaceX sarebbe già al lavoro su una vasta rete di satelliti spia per l’intelligence statunitense, grazie a una commessa da 1,8 miliardi di dollari firmata nel 2021.

In conclusione, siamo abituati al fatto che da quello che succede negli Usa, dipendano i destini del mondo. Stavolta, però, dall’esito della sfida tra Trump e la Harris, potrebbe dipendere ciò che avverrà oltre la stratosfera… e magari su Marte. Quando un domani ripenseremo alle elezioni del prossimo 5 novembre, sarà anche per questa ragione.

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