L'intervista
Con Trump alla Casa Bianca a rischio la presenza Usa nella Nato, così l'oro sale
Kristina Hooper, Chief Global Market Strategist di Invesco, intervistata da Financialounge.com, parla dei potenziali rischi connessi al voto statunitense che fanno aumentare la propensione verso beni di rifugio
di Annalisa Lospinuso 4 Novembre 2024 15:38
Mancano ormai poche ore all’appuntamento elettorale negli Usa. Come si stanno preparando gli investitori all’evento dell’anno? “Il modo in cui stiamo vedendo gli investitori prepararsi per le elezioni presidenziali negli Stati Uniti si riflette nel prezzo dell'oro. Stiamo osservando un continuo aumento del prezzo dell'oro, che credo venga utilizzato come copertura contro il rischio geopolitico. Molti investitori hanno principalmente un’esposizione risk-on nei loro portafogli, con una presenza significativa in azioni e altri asset rischiosi, favorito dal fatto che la Fed e altre banche centrali stanno adottando politiche accomodanti”. A dirlo è Kristina Hooper, Chief Global Market Strategist di Invesco, intervistata da Financialounge.com, a margine dell’evento di Invesco dedicato alle elezioni presidenziali Usa.
Secondo la strategist di Invesco, la risalita del prezzo dell’oro è segno evidente che gli investitori vogliano mettersi al riparo dai rischi geopolitici. Uno dei timori maggiori è un “rimodellamento delle alleanza estere” nel caso di vittoria di Donald Trump. “Non sappiamo esattamente come potrebbe concretizzarsi – continua la Hooper – ma sicuramente potremmo vedere un possibile ritiro degli Stati Uniti dalla Nato. Questo fa pensare che, data la probabile incertezza continua che accompagnerebbe l’inizio di una nuova amministrazione, il prezzo dell’oro continuerà probabilmente a salire. Questo funzionerebbe come copertura non solo contro il rischio geopolitico, ma anche contro l’incertezza geopolitica complessiva”.
Altri rischi prezzati dai mercati sono correlati a nuovi dazi sull’importazione di merci negli Usa. “Questa volta potremmo vedere una versione più intensa di questa situazione, poiché ci si aspetta dazi potenzialmente più elevati rispetto alla prima amministrazione Trump e questo, a mio avviso, potrebbe generare molta più volatilità, con un impatto sia sull’economia sia sulle relazioni estere”, continua la Hooper.
Altra questione riguarda la Federal Reserve che, sebbene da sempre abbia subito l’influenza dei vari presidenti, ha sempre mantenuto la sua indipendenza. Secondo la Chief Global Market Strategist di Invesco “una seconda amministrazione Trump potrebbe mirare a una Fed meno indipendente, come indicato da alcune dichiarazioni dell’ex presidente. Trump ha sostenuto di voler avere un ruolo decisionale alla Fed e se questo si formalizzate, potrebbe avere conseguenze significative sui mercati, riducendo la credibilità della Fed. Questo potrebbe far sì che la Banca centrale statunitense adotti una visione a breve termine più influenzata dalla politica che dal ciclo economico”.
La vittoria di uno di entrambi i candidati potrebbe far gonfiare ulteriormente il deficit degli Stati Uniti, ma in misura maggiore con una seconda amministrazione Trump. “Negli ultimi anni diverse amministrazioni – spiega Kristina Hooper – non hanno prestato particolare attenzione al deficit, continuando a operare con disavanzi di bilancio e accumulando un ingente debito pubblico. Ci stiamo avvicinando a un punto in cui potremmo vedere il fenomeno del cosiddetto bond vigilantes e stiamo già osservando una minore preferenza per i titoli di Stato come asset di rifugio. Gli Stati Uniti, però, hanno bisogno di acquirenti per il proprio tesoro. Quindi, qualsiasi aumento significativo del deficit, che è previsto con entrambe le amministrazioni, ma in misura maggiore per una seconda amministrazione Trump, potrebbe aumentare i rendimenti dei Treasury e i premi offerti agli investitori”.
L’ORO COME ASSET DI RIFUGIO CONTRO I RISCHI GEOPOLITICI
Secondo la strategist di Invesco, la risalita del prezzo dell’oro è segno evidente che gli investitori vogliano mettersi al riparo dai rischi geopolitici. Uno dei timori maggiori è un “rimodellamento delle alleanza estere” nel caso di vittoria di Donald Trump. “Non sappiamo esattamente come potrebbe concretizzarsi – continua la Hooper – ma sicuramente potremmo vedere un possibile ritiro degli Stati Uniti dalla Nato. Questo fa pensare che, data la probabile incertezza continua che accompagnerebbe l’inizio di una nuova amministrazione, il prezzo dell’oro continuerà probabilmente a salire. Questo funzionerebbe come copertura non solo contro il rischio geopolitico, ma anche contro l’incertezza geopolitica complessiva”.
RISCHI CONNESSI AI DAZI
Altri rischi prezzati dai mercati sono correlati a nuovi dazi sull’importazione di merci negli Usa. “Questa volta potremmo vedere una versione più intensa di questa situazione, poiché ci si aspetta dazi potenzialmente più elevati rispetto alla prima amministrazione Trump e questo, a mio avviso, potrebbe generare molta più volatilità, con un impatto sia sull’economia sia sulle relazioni estere”, continua la Hooper.
L’INDIPENDENZA DELLA FED
Altra questione riguarda la Federal Reserve che, sebbene da sempre abbia subito l’influenza dei vari presidenti, ha sempre mantenuto la sua indipendenza. Secondo la Chief Global Market Strategist di Invesco “una seconda amministrazione Trump potrebbe mirare a una Fed meno indipendente, come indicato da alcune dichiarazioni dell’ex presidente. Trump ha sostenuto di voler avere un ruolo decisionale alla Fed e se questo si formalizzate, potrebbe avere conseguenze significative sui mercati, riducendo la credibilità della Fed. Questo potrebbe far sì che la Banca centrale statunitense adotti una visione a breve termine più influenzata dalla politica che dal ciclo economico”.
DEFICIT E TREASURY
La vittoria di uno di entrambi i candidati potrebbe far gonfiare ulteriormente il deficit degli Stati Uniti, ma in misura maggiore con una seconda amministrazione Trump. “Negli ultimi anni diverse amministrazioni – spiega Kristina Hooper – non hanno prestato particolare attenzione al deficit, continuando a operare con disavanzi di bilancio e accumulando un ingente debito pubblico. Ci stiamo avvicinando a un punto in cui potremmo vedere il fenomeno del cosiddetto bond vigilantes e stiamo già osservando una minore preferenza per i titoli di Stato come asset di rifugio. Gli Stati Uniti, però, hanno bisogno di acquirenti per il proprio tesoro. Quindi, qualsiasi aumento significativo del deficit, che è previsto con entrambe le amministrazioni, ma in misura maggiore per una seconda amministrazione Trump, potrebbe aumentare i rendimenti dei Treasury e i premi offerti agli investitori”.