Weekly Bulletin
Mercati in attesa del voto Usa con Wall Street sostenuta, Treasury in tensione
Volatilità azionaria contenuta, l’economia Usa resta forte, incognite su inflazione e Fed. L’impatto di una vittoria di Trump o Harris potrebbe essere più forte sulle Borse globali, esposte alla geopolitica
di Stefano Caratelli 4 Novembre 2024 08:24
Alla vigilia del cruciale voto di martedì 5 novembre, che sarà seguito il giorno dopo dalla penultima riunione della Fed del 2024, i mercati azionari archiviano un trimestre di bassa volatilità, con l’eccezione delle turbolenze di inizio agosto originate in Giappone e qualche sussulto un paio di giorni fa a Wall Street, rientrato nel finale della settimana. Nella Borsa Usa sembrano fronteggiarsi due forze opposte, da un lato chi preferisce prendere profitto dopo la corsa al rialzo di quest’anno mettendosi al riparo da possibili sorprese sgradite, e chi invece, come è successo venerdì 31 ottobre, compra sugli storni ritenendo i prezzi convenienti nonostante le valutazioni elevate, ormai anche fuori dalla cerchia dei Magnifici 7. Diversa la situazione sul mercato obbligazionario, che vede il rendimento dei Treasury a 10 anni viaggiare al 4,36%, ai massimi da luglio, dopo una corsa di sette settimane di seguito, la più lunga da ottobre 2022.
Evidentemente l’inflazione non è solo la principale preoccupazione che affligge Main Street alla vigilia del voto, come sottolineato la settimana scorsa su Financialounge, ma desta nervosismo anche tra gli investitori in reddito fisso, anche perché l’ultimo dato sull’occupazione Usa ha infittito la nebbia sulle prossime mosse della Fed, alle prese con un’economia che corre più forte del resto del mondo e due agende presidenziali cariche di spesa pubblica. Il che vuol dire che il Tesoro americano dovrà probabilmente pagare un premio più alto a chi compra i suoi titoli, con effetti collaterali anche sull’inflazione. Utili societari solidi, in un trend che si sta allargando a tutto il listino, anche oltre il cerchio magico dei Magnifici 7, fanno premio rispetto alle incertezze elettorali.
Il tutto è un po’ meno vero nel resto del mondo azionario. Quello europeo, misurato dallo Stoxx 600, è reduce da un trimestre più erratico rispetto all’S&P 500, e ha sofferto di più sia la turbolenza di inizio agosto, sia lo storno della scorsa settimana. La ragione è un settore manifatturiero in difficoltà, soprattutto in Germania, solo in parte bilanciata dalla forza delle banche, con le italiane in evidenza sia sul versante degli utili, con il nuovo record di Intesa, sia su quello del risiko europeo, con Unicredit che non molla la presa su Commerz. Più in generale, l’azionario globale, con l’esclusione di Wall Street, sembra più esposto al rischio geopolitico, fattore a sua volta fortemente dipendente dall’esito della corsa alla Casa Bianca tra Donald Trump e Kamala Harris.
Uno dei due al posto di Joe Biden modificherebbe fortemente lo scenario sui principali fronti critici, dall’Ucraina al Medio Oriente, fino alla Cina, in questo caso sia per l’impatto sull’economia in difficoltà della superpotenza asiatica, sia per quello sul versante delle tensioni con Taiwan. La più esposta sarebbe l’Europa, con il confine orientale e quello del Mediterraneo in prima linea, ma anche in trincea economica per quanto riguarda la Cina, da cui derivano molte difficoltà della Germania e che impatta pesantemente anche sugli sviluppi della transizione energetica e climatica. Anche la traiettoria globale dei tassi è appesa agli Usa e alla Fed, con le riunioni in arrivo delle banche centrali in UK, Australia e Brasile.
Gli investitori ovviamente preferirebbero un risultato rapido e netto del voto Usa per potersi posizionare tempestivamente, ma potrebbe non essere garantito, e incertezza vuol dire volatilità, non solo sulle Borse, ma anche sulle valute, vista ad esempio la sbandata del peso messicano quando Trump vinse nel 2016, fino al Bitcoin e all’oro, che hanno brillato quest’anno. Dati più forti sull’inflazione Usa potrebbero spingere al rialzo il dollaro e frenare l’allentamento della Fed, per cui le indicazioni del FOMC saranno chiave forse quanto la conta dei voti, almeno per quanto riguarda gli investitori globali nei titoli del Tesoro USA, che guarda caso vedono la Cina in prima fila.
Bottom line. Paradossalmente, Wall Street sembra il posto più sicuro dove posizionarsi per l’investitore azionario in vista dell’esito del voto Usa, il resto delle Borse mondiali un po’ meno come anche il mercato dei Treasury, che è più globale che americano. Mentre la base di potenziale rialzo della Borsa di New York si allarga, nelle altre parti del pianeta serve selettività. I bancari e i finanziari europei, e gli italiani in particolare, potrebbero restare una buona scelta.
LA CORSA DEI RENDIMENTI DEI TREASURY
Evidentemente l’inflazione non è solo la principale preoccupazione che affligge Main Street alla vigilia del voto, come sottolineato la settimana scorsa su Financialounge, ma desta nervosismo anche tra gli investitori in reddito fisso, anche perché l’ultimo dato sull’occupazione Usa ha infittito la nebbia sulle prossime mosse della Fed, alle prese con un’economia che corre più forte del resto del mondo e due agende presidenziali cariche di spesa pubblica. Il che vuol dire che il Tesoro americano dovrà probabilmente pagare un premio più alto a chi compra i suoi titoli, con effetti collaterali anche sull’inflazione. Utili societari solidi, in un trend che si sta allargando a tutto il listino, anche oltre il cerchio magico dei Magnifici 7, fanno premio rispetto alle incertezze elettorali.
AZIONARIO EUROPEO APPESANTITO DALL’INDUSTRIA
Il tutto è un po’ meno vero nel resto del mondo azionario. Quello europeo, misurato dallo Stoxx 600, è reduce da un trimestre più erratico rispetto all’S&P 500, e ha sofferto di più sia la turbolenza di inizio agosto, sia lo storno della scorsa settimana. La ragione è un settore manifatturiero in difficoltà, soprattutto in Germania, solo in parte bilanciata dalla forza delle banche, con le italiane in evidenza sia sul versante degli utili, con il nuovo record di Intesa, sia su quello del risiko europeo, con Unicredit che non molla la presa su Commerz. Più in generale, l’azionario globale, con l’esclusione di Wall Street, sembra più esposto al rischio geopolitico, fattore a sua volta fortemente dipendente dall’esito della corsa alla Casa Bianca tra Donald Trump e Kamala Harris.
EUROPA IN PRIMA LINEA GEOPOLITICA, INSIEME ALLA CINA
Uno dei due al posto di Joe Biden modificherebbe fortemente lo scenario sui principali fronti critici, dall’Ucraina al Medio Oriente, fino alla Cina, in questo caso sia per l’impatto sull’economia in difficoltà della superpotenza asiatica, sia per quello sul versante delle tensioni con Taiwan. La più esposta sarebbe l’Europa, con il confine orientale e quello del Mediterraneo in prima linea, ma anche in trincea economica per quanto riguarda la Cina, da cui derivano molte difficoltà della Germania e che impatta pesantemente anche sugli sviluppi della transizione energetica e climatica. Anche la traiettoria globale dei tassi è appesa agli Usa e alla Fed, con le riunioni in arrivo delle banche centrali in UK, Australia e Brasile.
INCERTEZZA E VOLATILITÀ PER VALUTE E TREASURY
Gli investitori ovviamente preferirebbero un risultato rapido e netto del voto Usa per potersi posizionare tempestivamente, ma potrebbe non essere garantito, e incertezza vuol dire volatilità, non solo sulle Borse, ma anche sulle valute, vista ad esempio la sbandata del peso messicano quando Trump vinse nel 2016, fino al Bitcoin e all’oro, che hanno brillato quest’anno. Dati più forti sull’inflazione Usa potrebbero spingere al rialzo il dollaro e frenare l’allentamento della Fed, per cui le indicazioni del FOMC saranno chiave forse quanto la conta dei voti, almeno per quanto riguarda gli investitori globali nei titoli del Tesoro USA, che guarda caso vedono la Cina in prima fila.
Bottom line. Paradossalmente, Wall Street sembra il posto più sicuro dove posizionarsi per l’investitore azionario in vista dell’esito del voto Usa, il resto delle Borse mondiali un po’ meno come anche il mercato dei Treasury, che è più globale che americano. Mentre la base di potenziale rialzo della Borsa di New York si allarga, nelle altre parti del pianeta serve selettività. I bancari e i finanziari europei, e gli italiani in particolare, potrebbero restare una buona scelta.
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