La reazione dei mercati
Generali Investments spiega gli impatti delle elezioni Usa su mercati e investimenti
I rendimenti dei governativi potrebbero salire e il mercato del credito risultare relativamente poco mosso mentre è possibile un rendimento totale positivo a 3 e 12 mesi sia per l’azionario Usa che per quello Ue
di Leo Campagna 7 Novembre 2024 08:00
La vittoria netta di Trump alle presidenziali Usa dovrebbe aver eliminato l’incertezza politica (nessun riconteggio, nessun disordine sociale, nessuna decisione politica importante prima di gennaio) e potrebbe sostenere il consueto sollievo per gli asset di rischio post-elettorale. “Dopo l’esito elettorale sono saliti i rendimenti statunitensi, il dollaro USA e i mercati azionari. Le valute dei mercati emergenti hanno subito un calo, in particolare il peso messicano, a causa dei timori commerciali. In Europa, mentre le azioni hanno registrato guadagni nelle prime contrattazioni del mattino, i rendimenti EUR a breve termine sono calati sulla scia delle preoccupazioni per lo shock negativo dell’offerta derivante dai dazi statunitensi e le incertezze politiche” fa sapere Vincent Chaigneu, head of research, Generali Investments.
Il presidente Trump, forte del sostegno del Congresso, potrebbe implementare forti dazi sulle esportazioni cinesi (e in misura minore dall’Ue e altri principali partner commerciali), una riduzione dell’immigrazione e tagli fiscali per le aziende. Possibile anche un aumento della produzione domestica di gas e petrolio. Per quanto riguarda invece l’offerta di energie rinnovabili potrebbe essere ridimensionata ma forse in misura non significativa dal momento che gli stati tradizionalmente repubblicani come il Texas sono i maggiori beneficiari degli incentivi sulle fonti alternative.
A medio termine, il dazio generale del 10% sulle importazioni che Trump potrebbe introdurre si aggiungerebbe agli ostacoli fiscali e strutturali per l’economia dell’area euro e potrebbe ridurre di almeno 0,2 punti percentuali la previsione di Generali Investments di crescita del PIL per il 2025, attualmente all’1,0%. Potrebbe inoltre alimentare ulteriori aspettative di tagli dei tassi da parte della BCE a breve termine alla luce dell’elevata incertezza politica e delle preoccupazioni per la ripresa dell’area euro.
Per quanto riguarda lo stress fiscale in Europa, è probabile che la spinta della nuova amministrazione Trump ad aumentare la spesa militare possa comportare ulteriore stress politico poiché il Patto di Stabilità e Crescita (e potenzialmente i freni al debito nazionale come in Germania) dovranno essere rispettati. In Cina, dal momento che un forte aumento dei dazi statunitensi ora appare probabile, il governo centrale potrebbe annunciare nei prossimi giorni un pacchetto di stimoli fiscali più significativo, in concomitanza con la riunione del Comitato Permanente dell’NPC.
In questo contesto, Chaigneu ritiene difficile che i rendimenti dei titoli di stato statunitensi a 10 anni tornino sui massimi di quest’anno (4,70%) fino a quando non avremo maggiore chiarezza sulle politiche il prossimo anno. Per ora, sottolinea il manager, un aumento nel range del 4,50-4,70% potrebbe rivelarsi un’opportunità di acquisto. “Nell’area euro, invece, è vero che l’aumento dei rendimenti statunitensi tende a spingere verso l’alto anche i quelli core dell’area euro tuttavia gli shock negativi sull’offerta e sulla fiducia tenderanno a deprimere la crescita economica e i rendimenti obbligazionari europei. Nel breve termine riteniamo probabile un ulteriore allargamento dello spread transatlantico” specifica l’head of research di Generali Investments che reputa ancora piuttosto attraenti le obbligazioni indicizzate all’inflazione alla luce dell’aumento previsto dei dazi statunitensi e delle ritorsioni dei partner commerciali.
I mercati del credito hanno da tempo incorporato il “Trump trade” e, dal momento che la vittoria repubblicana presenta sia componenti positive che negative, a lungo termine non dovrebbero esserci significativi spostamenti. Tuttavia subito dopo la vittoria di Trump, che ha eliminato l’incertezza sull’esito del voto, si è notato un netto restringimento dei CDS sia negli Stati Uniti che in Europa.
Sempre in tema di incertezza, se questa diminuisce tende storicamente a favorire le azioni dopo le elezioni. A breve termine la tendenza dovrebbe essere rialzista ma con margini di guadagno limitati, sia per l’elevata valutazione degli Stati Uniti che per l’aumento dei rendimenti reali. “ Prevediamo un rendimento totale positivo a 3 e 12 mesi sia per l’azionario Usa che Ue, guidato dai fondamentali macroeconomici, dall’allentamento delle banche centrali e da una continua rotazione fuori dal settore tecnologico. L’EMU ha un profilo di rischio più elevato e inizialmente potrebbe sottoperformare. Tuttavia il suo potenziale di rendimento totale a 12 mesi è più alto sulla base della relativa sottovalutazione, la crescita stabilizzante e un possibile cessate il fuoco indotto da Trump nel conflitto Russia-Ucraina” conclude Chaigneu.
DAZI, CONTRASTO ALL’IMMIGRAZIONE E TAGLI FISCALI ALLE AZIENDE
Il presidente Trump, forte del sostegno del Congresso, potrebbe implementare forti dazi sulle esportazioni cinesi (e in misura minore dall’Ue e altri principali partner commerciali), una riduzione dell’immigrazione e tagli fiscali per le aziende. Possibile anche un aumento della produzione domestica di gas e petrolio. Per quanto riguarda invece l’offerta di energie rinnovabili potrebbe essere ridimensionata ma forse in misura non significativa dal momento che gli stati tradizionalmente repubblicani come il Texas sono i maggiori beneficiari degli incentivi sulle fonti alternative.
GLI IMPATTI SULL’ECONOMIA DELL’UE
A medio termine, il dazio generale del 10% sulle importazioni che Trump potrebbe introdurre si aggiungerebbe agli ostacoli fiscali e strutturali per l’economia dell’area euro e potrebbe ridurre di almeno 0,2 punti percentuali la previsione di Generali Investments di crescita del PIL per il 2025, attualmente all’1,0%. Potrebbe inoltre alimentare ulteriori aspettative di tagli dei tassi da parte della BCE a breve termine alla luce dell’elevata incertezza politica e delle preoccupazioni per la ripresa dell’area euro.
UN PACCHETTO DI STIMOLI PIÙ SIGNIFICATIVO IN CINA
Per quanto riguarda lo stress fiscale in Europa, è probabile che la spinta della nuova amministrazione Trump ad aumentare la spesa militare possa comportare ulteriore stress politico poiché il Patto di Stabilità e Crescita (e potenzialmente i freni al debito nazionale come in Germania) dovranno essere rispettati. In Cina, dal momento che un forte aumento dei dazi statunitensi ora appare probabile, il governo centrale potrebbe annunciare nei prossimi giorni un pacchetto di stimoli fiscali più significativo, in concomitanza con la riunione del Comitato Permanente dell’NPC.
LE PREVISIONI SUI GOVERNATIVI
In questo contesto, Chaigneu ritiene difficile che i rendimenti dei titoli di stato statunitensi a 10 anni tornino sui massimi di quest’anno (4,70%) fino a quando non avremo maggiore chiarezza sulle politiche il prossimo anno. Per ora, sottolinea il manager, un aumento nel range del 4,50-4,70% potrebbe rivelarsi un’opportunità di acquisto. “Nell’area euro, invece, è vero che l’aumento dei rendimenti statunitensi tende a spingere verso l’alto anche i quelli core dell’area euro tuttavia gli shock negativi sull’offerta e sulla fiducia tenderanno a deprimere la crescita economica e i rendimenti obbligazionari europei. Nel breve termine riteniamo probabile un ulteriore allargamento dello spread transatlantico” specifica l’head of research di Generali Investments che reputa ancora piuttosto attraenti le obbligazioni indicizzate all’inflazione alla luce dell’aumento previsto dei dazi statunitensi e delle ritorsioni dei partner commerciali.
IL MERCATO DEL CREDITO
I mercati del credito hanno da tempo incorporato il “Trump trade” e, dal momento che la vittoria repubblicana presenta sia componenti positive che negative, a lungo termine non dovrebbero esserci significativi spostamenti. Tuttavia subito dopo la vittoria di Trump, che ha eliminato l’incertezza sull’esito del voto, si è notato un netto restringimento dei CDS sia negli Stati Uniti che in Europa.
PROSPETTIVE POSITIVE PER L’AZIONARIO
Sempre in tema di incertezza, se questa diminuisce tende storicamente a favorire le azioni dopo le elezioni. A breve termine la tendenza dovrebbe essere rialzista ma con margini di guadagno limitati, sia per l’elevata valutazione degli Stati Uniti che per l’aumento dei rendimenti reali. “ Prevediamo un rendimento totale positivo a 3 e 12 mesi sia per l’azionario Usa che Ue, guidato dai fondamentali macroeconomici, dall’allentamento delle banche centrali e da una continua rotazione fuori dal settore tecnologico. L’EMU ha un profilo di rischio più elevato e inizialmente potrebbe sottoperformare. Tuttavia il suo potenziale di rendimento totale a 12 mesi è più alto sulla base della relativa sottovalutazione, la crescita stabilizzante e un possibile cessate il fuoco indotto da Trump nel conflitto Russia-Ucraina” conclude Chaigneu.