Politica monetaria
Powell a rischio con la nuova presidenza Trump?
Nel primo mandato Trump aveva attaccato ripetutamente Powell per la lentezza nel tagliare i tassi. Dopo il grande successo elettorale le pressioni sulla Fed potrebbero aumentare
di Antonio Cardarelli 7 Novembre 2024 12:37
Durante la prima presidenza i rapporti tra Donald Trump e Jerome Powell, che lui stesso aveva nominato a capo della Federal Reserve, non erano stati idilliaci. Il tycoon aveva dedicato al presidente della Fed oltre cento tweet, criticando in modo diretto le decisioni sui tassi e arrivando a paragonare Powell a Xi Jinping come “primo nemico dell’economia americana”.
La colpa di Powell, agli occhi di Trump, era quella di non abbassare abbastanza rapidamente i tassi di interesse per far decollare l’economia. Una decisione che, a posteriori, si è rivelata corretta, perché la Fed ha avuto margine di manovra durante la crisi provocata dal Covid. Con l’elezione di Trump, che ha stravinto le presidenziali, gli osservatori si chiedono quali saranno i rapporti tra la Casa Bianca e la Fed, e qualcuno arriva a chiedere anche se il posto di Powell sia a rischio.
L’indipendenza della banca centrale, come in tutti i Paesi democratici, è fondamentale per garantire la stabilità dell’economia. Il mandato della Fed è duplice. Non solo tenere sotto controllo l’inflazione (stesso compito della Bce) ma anche garantire la massima occupazione. Ma per riuscire a perseguire questi obiettivi la banca centrale deve poter prendere decisioni in autonomia, senza subire pressioni continue da parte del potere esecutivo. Esattamente ciò che era successo nel primo mandato, quando Trump accusava Powell di non abbassare abbastanza rapidamente i tassi per favorire il Partito Democratico.
Nel meeting che si concluderà questa sera la Fed taglierà i tassi di altri 25 punti base dopo il primo maxi taglio di 50 punti. Ma i tassi di riferimento, anche dopo il taglio di oggi, resteranno ancora molto alti (4,5%-4,75%) e Trump sicuramente farà pressione per un abbassamento che possa favorire crescita e consumi. Tuttavia, le politiche di espansione fiscale di Trump e i dazi annunciati in campagna elettorale rischiano di ridare slancio all’inflazione, che finora la Fed ha contrastato egregiamente senza causare una recessione. La decisione di Powell, quindi, sarà ardua. Ridurre i tassi gradualmente per avere ancora margine in caso di una fiammata dell’inflazione oppure accontentare Trump e tagliare in maniera decisa? Una scelta complessa, dalla quale dipenderà il futuro di Powell e forse l’indipendenza della stessa Fed.
LA “LENTEZZA” DELLA FED
La colpa di Powell, agli occhi di Trump, era quella di non abbassare abbastanza rapidamente i tassi di interesse per far decollare l’economia. Una decisione che, a posteriori, si è rivelata corretta, perché la Fed ha avuto margine di manovra durante la crisi provocata dal Covid. Con l’elezione di Trump, che ha stravinto le presidenziali, gli osservatori si chiedono quali saranno i rapporti tra la Casa Bianca e la Fed, e qualcuno arriva a chiedere anche se il posto di Powell sia a rischio.
INDIPENDENZA FONDAMENTALE
L’indipendenza della banca centrale, come in tutti i Paesi democratici, è fondamentale per garantire la stabilità dell’economia. Il mandato della Fed è duplice. Non solo tenere sotto controllo l’inflazione (stesso compito della Bce) ma anche garantire la massima occupazione. Ma per riuscire a perseguire questi obiettivi la banca centrale deve poter prendere decisioni in autonomia, senza subire pressioni continue da parte del potere esecutivo. Esattamente ciò che era successo nel primo mandato, quando Trump accusava Powell di non abbassare abbastanza rapidamente i tassi per favorire il Partito Democratico.
POWELL A UN BIVIO
Nel meeting che si concluderà questa sera la Fed taglierà i tassi di altri 25 punti base dopo il primo maxi taglio di 50 punti. Ma i tassi di riferimento, anche dopo il taglio di oggi, resteranno ancora molto alti (4,5%-4,75%) e Trump sicuramente farà pressione per un abbassamento che possa favorire crescita e consumi. Tuttavia, le politiche di espansione fiscale di Trump e i dazi annunciati in campagna elettorale rischiano di ridare slancio all’inflazione, che finora la Fed ha contrastato egregiamente senza causare una recessione. La decisione di Powell, quindi, sarà ardua. Ridurre i tassi gradualmente per avere ancora margine in caso di una fiammata dell’inflazione oppure accontentare Trump e tagliare in maniera decisa? Una scelta complessa, dalla quale dipenderà il futuro di Powell e forse l’indipendenza della stessa Fed.
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