Post elezioni Usa
AllianzGI: con Trump si consolida l'era della "militarizzazione" di finanza, tecnologia ed energia
La rotta di Trump su immigrazione, stimoli fiscali, dazi e tasse è tracciata ma per conoscere gli impatti sull’economia nazionale e globale occorrerà verificare l’entità delle misure che saranno implementate
di Leo Campagna 8 Novembre 2024 11:38
La netta affermazione di Trump alle elezioni presidenziali del 5 novembre ha aperto le discussioni su cosa potremmo aspettarci nei prossimi quattro anni del suo nuovo mandato. Per cercare di delineare i possibili impatti sull’economia nazionale e globale, Enzo Corsello, country head per l'Italia di Allianz Global Investors, parte dalla ‘crisi di identità’ degli Stati Uniti nei confronti non soltanto dei nemici (Iran, Russia, Cina) ma anche nei riguardi di quelli amici (Ue, Arabia Saudita ecc.). In quest’ottica, Corsello delinea i sei fattori chiave del nuovo scenario di riferimento.
Il primo fa riferimento alla frammentazione geoeconomica, ovvero al processo di de-globalizzazione non assoluta ma per Paesi amici. In secondo luogo, va considerato il fenomeno che vede anteporre la sicurezza economica alla profittabilità. Non prevale più, come nei decenni precedenti, la priorità della profittabilità tramite la ricerca della location dove produrre o da dove importare al miglior costo quanto piuttosto la priorità per l’affidabilità assoluta della sicurezza della location che deve scongiurare colli di bottiglia nelle forniture in tutti i contesti.
Un terzo fattore chiave, sempre secondo Corsello, è rappresentato dal decouplig tecnologico tra potenze concorrenti in primis, ma non solo, quello tra Washington e Pechino. Poi, e siamo al quarto punto, spicca la crisi del multilateralismo, già emersa durante il primo mandato di Trump. Gli accordi internazionali riguardanti FMI, Banca Mondiale, ONU, Nato, tanto per citare i più famosi, saranno messi fortemente in discussione dalla nuova amministrazione Trump.
Un altro fattore chiave, evidenziato dal country head per l'Italia di Allianz Global Investors, è la militarizzazione di finanza, tecnologia ed energia. Un esempio, nel primo ambito, è stato il congelamento delle riserve internazionali russe dopo l’invasione dell’Ucraina. Nel secondo ambito, invece, si può citare il divieto ad aziende occidentali, tramite il Chips Art, di export alla Cina di chips o macchinari per semiconduttori. Relativamente all’energia, infine, va ricordato l’atteggiamento ricattatorio della Russia nella fornitura di gas all’Europa dopo l’invasione dell’Ucraina. Il sesto e ultimo fattore chiave individuato da Corsello è la trappola di Tucidide, ovvero la via militare per risolvere problemi o criticità significative.
Questo quadro d’insieme aiuta a comprendere meglio la situazione che stiamo vivendo. Un contesto caratterizzato da più inflazione, meno produttività (per privilegiare la sicurezza al profitto), meno stabilità e, di conseguenza, maggiori probabilità concrete di conflitti. Come si inserisce in questo contesto la netta affermazione di Trump? “Ritengo che abbia vinto soprattutto per due temi: immigrazione e inflazione” puntualizza Corsello “Dal 2021 a oggi la perdita di potere d’acquisto delle famiglie medie americane è stata de 25% circa mentre gli aumenti di stipendio non sono riusciti per nulla a colmare questo gap e questa lacuna è stata imputata a Biden”.
Il paradosso è che oggi la situazione è diametralmente differente rispetto a quella del 2016 e le politiche proposte da Trump per i prossimi anni potrebbero riaccendere i focolai inflattivi. Gli ultimi dati economici USA segnalano un’economia ad un ritmo sopra la media, un’inflazione in linea con quella target della Fed e un tasso di disoccupazione vicino ai minimi storici. Introdurre in questo contesto interventi sull’immigrazione, stimoli economici a famiglie e imprese e tagli alle tasse aziendali potrebbe risvegliare il carovita. “La rotta di Trump su immigrazione, stimoli fiscali, dazi e tasse è tracciata ma per conoscerne gli impatti sull’economia nazionale e globale occorrerà verificare l’entità delle misure che saranno implementate” sottolinea Corsello.
In attesa di vedere questi sviluppi, il manager ritiene che il mercato non stia prezzando correttamente il tasso terminale né negli Stati Uniti (previsto al 3,75% mentre dovrebbe essere probabilmente al 4%) né nell’area euro (al 2% ma probabilmente destinato ad essere all’1,5%). Stesso discorso nell’ambito degli spread europei che al momento non tengono conto della possibile implementazione di dazi USA per l’Europa. Infine, sempre secondo Corsello, il dollaro dovrebbe apprezzarsi (anche per effetto della diminuzione del saldo delle partire correnti per minori flussi di import), mentre il segmento aggregate bond euro è da preferire al suo omologo in dollari Usa e l’azionario statunitense è da privilegiare a quello europeo.
FRAMMENTAZIONE GEOECONOMICA E SICUREZZA ECONOMICA
Il primo fa riferimento alla frammentazione geoeconomica, ovvero al processo di de-globalizzazione non assoluta ma per Paesi amici. In secondo luogo, va considerato il fenomeno che vede anteporre la sicurezza economica alla profittabilità. Non prevale più, come nei decenni precedenti, la priorità della profittabilità tramite la ricerca della location dove produrre o da dove importare al miglior costo quanto piuttosto la priorità per l’affidabilità assoluta della sicurezza della location che deve scongiurare colli di bottiglia nelle forniture in tutti i contesti.
DECOUPLING TECNOLOGICO E CRISI DEL MULTILATERALISMO
Un terzo fattore chiave, sempre secondo Corsello, è rappresentato dal decouplig tecnologico tra potenze concorrenti in primis, ma non solo, quello tra Washington e Pechino. Poi, e siamo al quarto punto, spicca la crisi del multilateralismo, già emersa durante il primo mandato di Trump. Gli accordi internazionali riguardanti FMI, Banca Mondiale, ONU, Nato, tanto per citare i più famosi, saranno messi fortemente in discussione dalla nuova amministrazione Trump.
MILITARIZZAZIONE DI FINANZA, TECNOLOGIA E ENERGIA
Un altro fattore chiave, evidenziato dal country head per l'Italia di Allianz Global Investors, è la militarizzazione di finanza, tecnologia ed energia. Un esempio, nel primo ambito, è stato il congelamento delle riserve internazionali russe dopo l’invasione dell’Ucraina. Nel secondo ambito, invece, si può citare il divieto ad aziende occidentali, tramite il Chips Art, di export alla Cina di chips o macchinari per semiconduttori. Relativamente all’energia, infine, va ricordato l’atteggiamento ricattatorio della Russia nella fornitura di gas all’Europa dopo l’invasione dell’Ucraina. Il sesto e ultimo fattore chiave individuato da Corsello è la trappola di Tucidide, ovvero la via militare per risolvere problemi o criticità significative.
I TEMI CHE HANNO FATTO VINCERE TRUMP: IMMIGRAZIONE E INFLAZIONE
Questo quadro d’insieme aiuta a comprendere meglio la situazione che stiamo vivendo. Un contesto caratterizzato da più inflazione, meno produttività (per privilegiare la sicurezza al profitto), meno stabilità e, di conseguenza, maggiori probabilità concrete di conflitti. Come si inserisce in questo contesto la netta affermazione di Trump? “Ritengo che abbia vinto soprattutto per due temi: immigrazione e inflazione” puntualizza Corsello “Dal 2021 a oggi la perdita di potere d’acquisto delle famiglie medie americane è stata de 25% circa mentre gli aumenti di stipendio non sono riusciti per nulla a colmare questo gap e questa lacuna è stata imputata a Biden”.
UNA SITUAZIONE DIAMETRALMENTE OPPOSTA AL 2016
Il paradosso è che oggi la situazione è diametralmente differente rispetto a quella del 2016 e le politiche proposte da Trump per i prossimi anni potrebbero riaccendere i focolai inflattivi. Gli ultimi dati economici USA segnalano un’economia ad un ritmo sopra la media, un’inflazione in linea con quella target della Fed e un tasso di disoccupazione vicino ai minimi storici. Introdurre in questo contesto interventi sull’immigrazione, stimoli economici a famiglie e imprese e tagli alle tasse aziendali potrebbe risvegliare il carovita. “La rotta di Trump su immigrazione, stimoli fiscali, dazi e tasse è tracciata ma per conoscerne gli impatti sull’economia nazionale e globale occorrerà verificare l’entità delle misure che saranno implementate” sottolinea Corsello.
COSA STA PREZZANDO OGGI IL MERCATO
In attesa di vedere questi sviluppi, il manager ritiene che il mercato non stia prezzando correttamente il tasso terminale né negli Stati Uniti (previsto al 3,75% mentre dovrebbe essere probabilmente al 4%) né nell’area euro (al 2% ma probabilmente destinato ad essere all’1,5%). Stesso discorso nell’ambito degli spread europei che al momento non tengono conto della possibile implementazione di dazi USA per l’Europa. Infine, sempre secondo Corsello, il dollaro dovrebbe apprezzarsi (anche per effetto della diminuzione del saldo delle partire correnti per minori flussi di import), mentre il segmento aggregate bond euro è da preferire al suo omologo in dollari Usa e l’azionario statunitense è da privilegiare a quello europeo.