Mercati emergenti
BRICS tra conquiste e fallimenti, forti per Pil ma meno sui mercati azionari
La Financière de l’Èchiquier, in un commento di Clément Inbona, sottolinea la forza del club in allargamento in termini di produzione, ma una serie di fattori ne frenano la crescita nelle Borse
di Stefano Caratelli 8 Novembre 2024 08:17
L'acronimo BRIC fu coniato nel 2001 per indicare il gruppo formato da Brasile, Russia, India e Cina, destinato, nel 21° secolo, a soppiantare il G7 in termini di ricchezza creata. Bisognerà attendere fino al 2009 perché emerga un'unione allo stato embrionale tra i quattro, raggiunti nel 2011 dal Sudafrica, diventata così BRICS. Il Club è eterogeneo sotto diversi profili: regime politico, livello di sviluppo, ambizioni sulla scena internazionale. Ma i suoi membri condividono l’obiettivo comune di formare un'alternativa attraente all'ordine mondiale ereditato dalla Seconda Guerra Mondiale e guidato dagli USA.
Nel suo “punto della settimana”, Clément Inbona, Fund manager di La Financière de l’Èchiquier. Passa in rassegna i punti di forza e debolezza di quelli che sono diventati i “BRICS+” in espansione, analizzando obiettivi, conquiste e fallimenti. Il Gruppo ha oggi superato il G7 in termini di PIL e rappresenta quasi metà della popolazione mondiale, e spesso più della metà della produzione e delle riserve mondiali di materie prime. Il Club, che ha dato vita a una banca di sviluppo dalle risorse limitate, la New Development Bank, si distingue soprattutto per la conferenza annuale, che somiglia a un forum, che nell’ultima edizione di fine ottobre si è tenuta a Kazan, in Russia.
Inbona dell’evento ricorda che, se Cina e India hanno trovato una soluzione diplomatica al conflitto che le vede contrapposte sul confine himalayano, la tendenza all’allargamento del Club ne rappresenta la cifra. Raggiunti all'inizio del 2024 da Egitto, Etiopia, Iran ed Emirati, i BRICS+ continuano ad aprirsi, con il rischio di un'eterogeneità ancor più marcata e di ambizioni potenzialmente più vincolanti. Molti Paesi che bussano alla porta, come dimostrano i circa trenta invitati presenti a Kazan.
L'ambizione dei BRICS è rimasta immutata. L’esperto di La Financière de l’Èchiquier sottolinea quella di liberarsi dal giogo degli USA, e dal dollaro, sul piano finanziario, con un sistema di pagamento indipendente dalla rete SWIFT, che continua a essere all’ordine del giorno. L'implementazione del BRICKS PAY consentirebbe di aggirare le sanzioni internazionali che hanno colpito la Russia e l’Iran, in particolare, ma resta un’ipotesi, data la complessità dell'egemonia del biglietto verde che la fa da padrone nel commercio internazionale.
Inbona ricorda che Christine Lagarde, Presidente della BCE, ha espresso il suo scetticismo affermando: “Non credo che, nel corso della mia vita, vedrò un giorno il renminbi detronizzare il biglietto verde”. Dal punto di vista economico, i BRICS+ hanno comunque mantenuto la loro promessa, costituendo il principale motore della crescita globale negli ultimi 25 anni, ma sul mercato azionario le cose sono andate diversamente, osserva Inbona.
L’esperto di La Financière de l’Èchiquier cita il fatto che dal 2009, anno di fondazione del Club, l'indice MSCI ha evidenziato una performance di appena il 3,6% annualizzato, mentre quello del G7 è cresciuto 3,5 volte più velocemente, con un 12,4% annualizzato, e il solo indice dei Paesi fondatori rappresenta oggi appena il 5% della capitalizzazione dell’azionario mondiale, mentre i Paesi del G7 sono all'81%.
La conclusione dell’analisi di Inbona è che le performance economiche non sempre portano ad avere successo in Borsa, perché la qualità della governance, le libertà individuali e collettive, la presenza di contropoteri, la stabilità legislativa e un’autentica capacità innovativa sono altrettanti fattori a sostegno delle performance azionarie. Sotto questi aspetti, secondo l’esperto di La Financière de l’Èchiquier, “si vedono chiaramente le crepe nei BRICS+”.
TRA OBIETTIVI, CONQUISTE E FALLIMENTI DEI BRICS
Nel suo “punto della settimana”, Clément Inbona, Fund manager di La Financière de l’Èchiquier. Passa in rassegna i punti di forza e debolezza di quelli che sono diventati i “BRICS+” in espansione, analizzando obiettivi, conquiste e fallimenti. Il Gruppo ha oggi superato il G7 in termini di PIL e rappresenta quasi metà della popolazione mondiale, e spesso più della metà della produzione e delle riserve mondiali di materie prime. Il Club, che ha dato vita a una banca di sviluppo dalle risorse limitate, la New Development Bank, si distingue soprattutto per la conferenza annuale, che somiglia a un forum, che nell’ultima edizione di fine ottobre si è tenuta a Kazan, in Russia.
MOLTI PAESI BUSSANO ALLA PORTA DEL CLUB
Inbona dell’evento ricorda che, se Cina e India hanno trovato una soluzione diplomatica al conflitto che le vede contrapposte sul confine himalayano, la tendenza all’allargamento del Club ne rappresenta la cifra. Raggiunti all'inizio del 2024 da Egitto, Etiopia, Iran ed Emirati, i BRICS+ continuano ad aprirsi, con il rischio di un'eterogeneità ancor più marcata e di ambizioni potenzialmente più vincolanti. Molti Paesi che bussano alla porta, come dimostrano i circa trenta invitati presenti a Kazan.
L’AMBIZIONE DI LIBERARSI DAL GIOGO USA E DAL DOLLARO
L'ambizione dei BRICS è rimasta immutata. L’esperto di La Financière de l’Èchiquier sottolinea quella di liberarsi dal giogo degli USA, e dal dollaro, sul piano finanziario, con un sistema di pagamento indipendente dalla rete SWIFT, che continua a essere all’ordine del giorno. L'implementazione del BRICKS PAY consentirebbe di aggirare le sanzioni internazionali che hanno colpito la Russia e l’Iran, in particolare, ma resta un’ipotesi, data la complessità dell'egemonia del biglietto verde che la fa da padrone nel commercio internazionale.
LO SCETTICISMO DI LAGARDE SULLA SFIDA AL BIGLIETTO VERDE
Inbona ricorda che Christine Lagarde, Presidente della BCE, ha espresso il suo scetticismo affermando: “Non credo che, nel corso della mia vita, vedrò un giorno il renminbi detronizzare il biglietto verde”. Dal punto di vista economico, i BRICS+ hanno comunque mantenuto la loro promessa, costituendo il principale motore della crescita globale negli ultimi 25 anni, ma sul mercato azionario le cose sono andate diversamente, osserva Inbona.
CAPITALIZZAZIONE CRESCIUTA POCHISSIMO RISPETTO AL G7
L’esperto di La Financière de l’Èchiquier cita il fatto che dal 2009, anno di fondazione del Club, l'indice MSCI ha evidenziato una performance di appena il 3,6% annualizzato, mentre quello del G7 è cresciuto 3,5 volte più velocemente, con un 12,4% annualizzato, e il solo indice dei Paesi fondatori rappresenta oggi appena il 5% della capitalizzazione dell’azionario mondiale, mentre i Paesi del G7 sono all'81%.
LA PERFORMANCE AZIONARIA MOSTRA CHIARAMENTE LE CREPE DEI BRICS+
La conclusione dell’analisi di Inbona è che le performance economiche non sempre portano ad avere successo in Borsa, perché la qualità della governance, le libertà individuali e collettive, la presenza di contropoteri, la stabilità legislativa e un’autentica capacità innovativa sono altrettanti fattori a sostegno delle performance azionarie. Sotto questi aspetti, secondo l’esperto di La Financière de l’Èchiquier, “si vedono chiaramente le crepe nei BRICS+”.