Nuovi scenari

La moda e la sfida della sostenibilità per invertire la rotta e combattere i possibili dazi

Il 2024 si chiude con una riduzione del fatturato, anche se profumi e accessori crescono del 12%. Per Carlo Capasa, presidente della Camera della Moda Italiana, bisogna accelerare sui processi sostenibili

di Davide Lentini 12 Novembre 2024 15:07

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Da un lato la crisi del lusso, con la contrazione degli acquisti da parte soprattutto del mercato cinese. Dall’altro il rischio che gli Stati Uniti introducano nuovi dazi da gennaio, come minacciato da Donald Trump appena rieletto alla Casa Bianca. Il comparto moda non sta attraverso uno dei suoi momenti migliori: proprio per effetto di questo scenario in Italia si prevede, a fine anno, un decremento del fatturato del 3,5%.

ACCELERARE SULLA SOSTENIBILITÀ


In attesa di nuove misure dalla Cina per stimolare consumi e investimenti, e di capire cosa succederà negli Usa appena si insedierà il nuovo presidente, c’è una soluzione per provare a invertire la rotta nel settore della moda e del lusso. È quella della sostenibilità. Ne è convinto Carlo Capasa, presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana. “Le aziende italiane della moda e del lusso devono accelerare in questa direzione - ha spiegato oggi - Sulla creatività siamo già i più forti, ora dobbiamo spingere sulla sostenibilità non solo realizzando prodotti sostenibili, ma spiegando di cosa si tratta”.

NON SOLO RIDURRE LE EMISSIONI


Intervenendo al 29° Pambianco-PwC Fashion Summit, Capasa ha puntato l’attenzione sul fatto che “sostenibilità non vuol dire solo diminuire le emissioni nocive, così come interpretato dalle aziende cinesi, ma significa attenzione al sociale, alla durata dei prodotti, al riciclo, all'economia circolare, alla degradabilità”.

TRAINANO COSMESI E ACCESSORI


L’obiettivo è quello di proteggere le aziende del settore, a partire da quelle artigiane che sono circa 40mila su un totale di 60mila imprese di tutto il comparto moda. Il 2024, come detto, si chiuderà con una contrazione dei volumi d’affari. Ma mentre abbigliamento e accessori calano dell’8%, il segmento gioielli, profumi, cosmesi e occhiali registrano un incremento complessivo del 12%. E secondo le previsioni di PwC esposte oggi al Fashion Summit di Milano, lo shopping cinese di beni di lusso non vedrà una vera ripresa fino al 29 gennaio, quando si terrà il capodanno cinese.

IL RISCHIO DAZI


L’attenzione è quindi ora rivolta a quello che potrebbe succedere il prossimo anno, soprattutto con l’arrivo di Trump alla Casa Bianca e i possibili dazi sul settore moda Made in Italy, le cui esportazioni verso gli Usa sono tornare ormai ai livelli pre Covid. In particolare, secondo i dati dell’Ufficio Studi economici e statistici di Sistema Moda Italia, le vendite di tessile e abbigliamento sono cresciute esponenzialmente nel 2021 e nel 2022. L’anno scorso, invece, hanno subito una flessione del 6.6%, tornando comunque ai livelli del 2019. Nei primi 7 mesi di quest’anno l’export ha comunque registrato un nuovo incremento del 3,5%.

IL RUOLO DELL'EUROPA


Una situazione che potrebbe essere compromessa dalle possibili nuove tariffe alla dogana? A quanto pare sì: gli Usa rappresentano per l’Italia il terzo Paese per esportazioni, il 7,5% del totale. L’eventuale introduzione di dazi sull’importazione di capi d’abbigliamento e accessori da parte dell’amministrazione Trump potrebbe costringere a rivedere questi numeri. Per ora le aziende del tessile e della moda raggruppate in SMI non si dicono preoccupate: bisognerà capire se davvero Trump introdurrà questi dazi, e nel caso - dicono - dovrà essere l’Europa a muoversi per difendere il nostro export.

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