L'analisi
Aziende in crisi salvate dai propri lavoratori: sono i Workers Buyout, efficaci per le Pmi
Una ricerca di The European House - Ambrosetti in collaborazione con Amundi Italia e Coopfond analizza l'impatto socio economico di uno degli strumenti più interessanti per aiutare le realtà industriali in caso di crisi
di Davide Lentini 14 Novembre 2024 14:39
Di fronte a una sempre crescente volatilità economica internazionale e a un tessuto industriale con una forte prevalenza di piccole e medie imprese, in Italia si parla sempre di più di politiche utili a sostenere l’infrastruttura industriale in caso di crisi. Anche alla luce di un contesto generale di invecchiamento della popolazione che ovviamente riguarda anche la classe imprenditoriale medio-piccola.
Tra i diversi strumenti esistenti, i Workers Buyout hanno catturato l’interesse politico e accademico, in quanto potenzialmente in grado di preservare l’occupazione e mantenere il ciclo produttivo. Consistono nell'acquisizione o salvataggio di un'azienda, o di una sua parte, da parte dei lavoratori esistenti. Dal 2011 ad oggi i WBO hanno salvaguardato in Italia oltre 90 aziende, coinvolgendo circa 2400 lavoratori.
Ma qual è il potenziale impatto economico di questi strumenti in Italia? Quante aziende potrebbero beneficiarne o essere salvaguardate attraverso Workers Buyout? E soprattutto, come incentivarne e sostenerne l’adozione? Domande a cui risponde la ricerca: “Workers Buyout: L’impatto economico e sociale in Italia”, realizzata da The European House - Ambrosetti in collaborazione con Amundi Italia e Coopfond, fondo mutualistico di Legacoop.
Dalla ricerca è emerso che i WBO sono strumenti utili alle piccole imprese, ma molto efficaci anche per quelle medie, in particolari quelle che hanno tra i 50 e i 249 dipendenti, con un default medio pari al 9%, 1/6 rispetto alle microimprese e un valore della produzione 2,5 volte quello delle microimprese.
I WBO possono essere anche parte della soluzione per catturare il valore a rischio con i passaggi di proprietà critici e la crisi d’impresa: ogni anno in Italia sono circa 5 mila le aziende coinvolte in passaggi generazionali critici o in crisi di impresa, e coinvolgono circa 130 mila lavoratori generando un valore aggiunto totale di oltre 7,5 miliardi di euro.
Ma come permettere ai WBO di uscire dalla “trappola del debito”? La soluzione può consistere nell’istituzione di un fondo di investimento specializzato in equipment renting che si occuperebbe di acquistare le immobilizzazioni materiali necessarie al WBO e di affittarle a quest'ultimo. Dalla ricerca è emerso che un fondo simile risulterebbe vantaggioso sia per i WBO, aiutandoli a superare le difficoltà finanziarie, sia per gli investitori, per i quali potrebbe rappresentare un’opportunità di investimento nell’economia reale con un interessante profilo di diversificazione rispetto ad un portafoglio tradizionale.
“Si parla molto di Impact Investing, ma le iniziative concrete sono ancora molto limitate - spiega Giovanni Di Corato, Ceo di Amundi RE Italia SGR e permanent guest del Local Executive Committee di Amundi SGR - I Workers Buyout possono essere un settore promettente per gli investitori istituzionali in cui intraprendere, attraverso un fondo specializzato, interventi intenzionali, addizionali e misurabili, beneficiando di un livello di reddittività accettabile e sostenibile per i soggetti finanziati”. Per Di Corato è quindi necessario attivare un dialogo con tutti i potenziali stakeholder, pubblici e privati, “per rendere concreto questo progetto, innovativo e dall’importante potenziale economico e sociale”.
“Negli ultimi anni - aggiunge Corrado Panzeri, Partner and Head of InnoTech Hub of The European House - Ambrosetti - i Workers Buyout si sono rivelati uno strumento efficace per preservare posti di lavoro e favorire la crescita economica. Alcuni casi, come quelli di GresLab e Fenix Pharma, dimostrano come i WBO possano generare nuovi posti di lavoro e contribuire allo sviluppo economico. Tuttavia - aggiunge Panzeri - creare un WBO di successo richiede interventi mirati e richiede un impegno congiunto di attori pubblici e privati per incentivarne la crescita e la sostenibilità”.
“I Workers Buyout - conclude Andrea Passoni, amministratore delegato di Coopfond - costituiscono un esempio concreto dell’apporto positivo che la cooperazione può garantire nella costruzione di un mercato più equo e inclusivo, capace di valorizzare il lavoro e di salvare il patrimonio di competenze presente nelle nostre comunità. Per potersi sviluppare al meglio i Workers Buyout devono però poter contare su una rete di sostegni innovativi e trasversali. Da questo punto di vista, lavorare in questa direzione permette alla cooperazione di dialogare con tutti quei soggetti, anche finanziari, che finora non hanno guardato ad essa come a un’opportunità”.
COSA SONO I WORKERS BUYOUT
Tra i diversi strumenti esistenti, i Workers Buyout hanno catturato l’interesse politico e accademico, in quanto potenzialmente in grado di preservare l’occupazione e mantenere il ciclo produttivo. Consistono nell'acquisizione o salvataggio di un'azienda, o di una sua parte, da parte dei lavoratori esistenti. Dal 2011 ad oggi i WBO hanno salvaguardato in Italia oltre 90 aziende, coinvolgendo circa 2400 lavoratori.
L'IMPATTO ECONOMICO E SOCIALE
Ma qual è il potenziale impatto economico di questi strumenti in Italia? Quante aziende potrebbero beneficiarne o essere salvaguardate attraverso Workers Buyout? E soprattutto, come incentivarne e sostenerne l’adozione? Domande a cui risponde la ricerca: “Workers Buyout: L’impatto economico e sociale in Italia”, realizzata da The European House - Ambrosetti in collaborazione con Amundi Italia e Coopfond, fondo mutualistico di Legacoop.
EFFICACI PER LE PMI
Dalla ricerca è emerso che i WBO sono strumenti utili alle piccole imprese, ma molto efficaci anche per quelle medie, in particolari quelle che hanno tra i 50 e i 249 dipendenti, con un default medio pari al 9%, 1/6 rispetto alle microimprese e un valore della produzione 2,5 volte quello delle microimprese.
UTILI PER I PASSAGGI GENERAZIONALI
I WBO possono essere anche parte della soluzione per catturare il valore a rischio con i passaggi di proprietà critici e la crisi d’impresa: ogni anno in Italia sono circa 5 mila le aziende coinvolte in passaggi generazionali critici o in crisi di impresa, e coinvolgono circa 130 mila lavoratori generando un valore aggiunto totale di oltre 7,5 miliardi di euro.
COME SUPERARE IL DEBITO
Ma come permettere ai WBO di uscire dalla “trappola del debito”? La soluzione può consistere nell’istituzione di un fondo di investimento specializzato in equipment renting che si occuperebbe di acquistare le immobilizzazioni materiali necessarie al WBO e di affittarle a quest'ultimo. Dalla ricerca è emerso che un fondo simile risulterebbe vantaggioso sia per i WBO, aiutandoli a superare le difficoltà finanziarie, sia per gli investitori, per i quali potrebbe rappresentare un’opportunità di investimento nell’economia reale con un interessante profilo di diversificazione rispetto ad un portafoglio tradizionale.
"PROGETTO CON POTENZIALE IMPORTANTE"
“Si parla molto di Impact Investing, ma le iniziative concrete sono ancora molto limitate - spiega Giovanni Di Corato, Ceo di Amundi RE Italia SGR e permanent guest del Local Executive Committee di Amundi SGR - I Workers Buyout possono essere un settore promettente per gli investitori istituzionali in cui intraprendere, attraverso un fondo specializzato, interventi intenzionali, addizionali e misurabili, beneficiando di un livello di reddittività accettabile e sostenibile per i soggetti finanziati”. Per Di Corato è quindi necessario attivare un dialogo con tutti i potenziali stakeholder, pubblici e privati, “per rendere concreto questo progetto, innovativo e dall’importante potenziale economico e sociale”.
SALVANO E GENERANO POSTI DI LAVORO
“Negli ultimi anni - aggiunge Corrado Panzeri, Partner and Head of InnoTech Hub of The European House - Ambrosetti - i Workers Buyout si sono rivelati uno strumento efficace per preservare posti di lavoro e favorire la crescita economica. Alcuni casi, come quelli di GresLab e Fenix Pharma, dimostrano come i WBO possano generare nuovi posti di lavoro e contribuire allo sviluppo economico. Tuttavia - aggiunge Panzeri - creare un WBO di successo richiede interventi mirati e richiede un impegno congiunto di attori pubblici e privati per incentivarne la crescita e la sostenibilità”.
VERSO UN MERCATO PIÙ EQUO E CONDIVISO
“I Workers Buyout - conclude Andrea Passoni, amministratore delegato di Coopfond - costituiscono un esempio concreto dell’apporto positivo che la cooperazione può garantire nella costruzione di un mercato più equo e inclusivo, capace di valorizzare il lavoro e di salvare il patrimonio di competenze presente nelle nostre comunità. Per potersi sviluppare al meglio i Workers Buyout devono però poter contare su una rete di sostegni innovativi e trasversali. Da questo punto di vista, lavorare in questa direzione permette alla cooperazione di dialogare con tutti quei soggetti, anche finanziari, che finora non hanno guardato ad essa come a un’opportunità”.
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