L'analisi
Zampata vincente tutta italiana su Mps firmata da Banco Bpm e dal governo
Carte coperte fino all’ultimo hanno consentito un blitz senza speculazioni su Monte dei Paschi di Siena che ha colto di sorpresa, mettendo al centro del risiko Banco Bpm in una prospettiva che investe il risparmio gestito in crescita
di Stefano Caratelli 14 Novembre 2024 12:48
Poteva essere l’ennesima storia di distruzione di valore per uno storico asset italiano, un copione a cui certo non mancano precedenti nell’ultimo quarto di secolo. E invece la vicenda Monte dei Paschi di Siena si avvia al lieto fine con la zampata vincente tutta italiana messa a segno dal Governo, con la tessitura riservata e sapiente del ministro dell’Economia Giorgetti, in collaborazione con nomi ancora importanti del capitalismo italiano, da Delfin a Caltagirone. Un ruolo decisivo è stato comunque giocato da Banco BPM, la popolare risorta a ruolo di protagonista del risiko sotto la guida di Giuseppe Castagna. Il banchiere, approdato dalla guida di Piazza Meda un decennio fa, è stato l’anima imprenditoriale del blitz, che ha giocato in tandem con l’Opa lanciata su Anima, la Sgr non a caso anch’essa entrata nell’operazione di accelelerated bookbuilding condotta con una maestria da veterani di Wall Street.
Un’operazione da manuale, quella che ha consentito al Tesoro di cedere un altro 15% della storica banca senese, incassando 1,1 miliardi e scendendo all’11%, perché ha colto tutti di sorpresa, in Italia e all’estero, senza fughe di notizie che avrebbero potuto innescare dannose speculazioni di Borsa, nonostante la molteplicità dei soggetti coinvolti e la conoscenza di quanto stava per essere annunciato al mercato. Ricapitoliamo, a un anno quasi esatto dall'avvio della privatizzazione, il Tesoro vende la terza tranche di MPS a un prezzo che incorpora un premio del 5% ingaggiando un importante nuovo socio forte, Banco BPM appunto con al fianco Anima, in una manovra a tenaglia che ha visto protagonisti anche Caltagirone e la Delfin dei Del Vecchio.
L’operazione è molto interessante anche perché mette insieme il business bancario tradizionale, insidiato dal fintech e dai minori margini sugli interessi a causa dei tagli della Bce, con quello in crescita globale del risparmio gestito, la nuova frontiera degli utili per gli istituti di tutto il pianeta. Come in una partita di poker, Castagna è stato abile anche nel depistaggio, chiamandosi ripetutamente fuori dal risiko nostrano e spiazzando i competitor Unipol e Credit Agricole. Giorgetti ha giustamente rivendicato l’italianità dell’operazione, anche se forse, non si sa mai, qualche suggerimento gli potrebbe essere arrivato da qualche nome blasonato a stelle e strisce, tipo Goldman, non nuova a colpacci in Italia, come quello messo a segno con Prysmian vent’anni fa.
Lo stesso Banco ha sottolineato la coerenza con la strategia di rafforzamento delle fabbriche prodotto, perché MPS è il principale distributore di Anima dopo la stessa banca di Castagna, che ora si ritrova con circa il 9% di Siena. Con la mossa, il Governo italiano rispetta anche gli impegni fissati da Bruxelles per l’uscita da MPS, e sfrutta anche al meglio l’ottimo andamento del titolo, salito di oltre il 70% da inizio anno. Il risiko bancario italiano fa un passo avanti importante, che non si concretizza ancora invece in Europa, con la Germania che continua ad alzare barricate alle mire di Unicredit su Commerz.
Unione bancaria, debito comune e politica fiscale condivisa non sono più rinviabili, come non si stanca di predicare Mario Draghi. Forse per una volta Parigi e Berlino potrebbero guardare all’Italia per trovare ispirazione nel riassetto creditizio continentale, la cui paralisi continua a lasciare praterie di business ai colossi americani.
UN ANNO DOPO IL TESORO INCASSA ANCHE UN SOCIO FORTE
Un’operazione da manuale, quella che ha consentito al Tesoro di cedere un altro 15% della storica banca senese, incassando 1,1 miliardi e scendendo all’11%, perché ha colto tutti di sorpresa, in Italia e all’estero, senza fughe di notizie che avrebbero potuto innescare dannose speculazioni di Borsa, nonostante la molteplicità dei soggetti coinvolti e la conoscenza di quanto stava per essere annunciato al mercato. Ricapitoliamo, a un anno quasi esatto dall'avvio della privatizzazione, il Tesoro vende la terza tranche di MPS a un prezzo che incorpora un premio del 5% ingaggiando un importante nuovo socio forte, Banco BPM appunto con al fianco Anima, in una manovra a tenaglia che ha visto protagonisti anche Caltagirone e la Delfin dei Del Vecchio.
LA COMBINAZIONE DI BUSINESS BANCARIO E RISPARMIO GESTITO
L’operazione è molto interessante anche perché mette insieme il business bancario tradizionale, insidiato dal fintech e dai minori margini sugli interessi a causa dei tagli della Bce, con quello in crescita globale del risparmio gestito, la nuova frontiera degli utili per gli istituti di tutto il pianeta. Come in una partita di poker, Castagna è stato abile anche nel depistaggio, chiamandosi ripetutamente fuori dal risiko nostrano e spiazzando i competitor Unipol e Credit Agricole. Giorgetti ha giustamente rivendicato l’italianità dell’operazione, anche se forse, non si sa mai, qualche suggerimento gli potrebbe essere arrivato da qualche nome blasonato a stelle e strisce, tipo Goldman, non nuova a colpacci in Italia, come quello messo a segno con Prysmian vent’anni fa.
RISPETTATI GLI IMPEGNI UE MENTRE RESTANO LE BARRICATE TEDESCHE A UNICREDIT
Lo stesso Banco ha sottolineato la coerenza con la strategia di rafforzamento delle fabbriche prodotto, perché MPS è il principale distributore di Anima dopo la stessa banca di Castagna, che ora si ritrova con circa il 9% di Siena. Con la mossa, il Governo italiano rispetta anche gli impegni fissati da Bruxelles per l’uscita da MPS, e sfrutta anche al meglio l’ottimo andamento del titolo, salito di oltre il 70% da inizio anno. Il risiko bancario italiano fa un passo avanti importante, che non si concretizza ancora invece in Europa, con la Germania che continua ad alzare barricate alle mire di Unicredit su Commerz.
BERLINO E PARIGI DOVREBBERO ISPIRARSI AL BELPAESE
Unione bancaria, debito comune e politica fiscale condivisa non sono più rinviabili, come non si stanca di predicare Mario Draghi. Forse per una volta Parigi e Berlino potrebbero guardare all’Italia per trovare ispirazione nel riassetto creditizio continentale, la cui paralisi continua a lasciare praterie di business ai colossi americani.
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