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Cop29

Due le opzioni per finanziare la transizione green, a Baku posizioni distanti tra i paesi

Le nazioni più ricche puntano su ampliare il numero degli Stati che devono finanziare la sostenibilità, mentre quelle in via di sviluppo chiedono investimenti a fondo perduto. In entrambi i casi si parla di trilioni di dollari

di Davide Lentini 21 Novembre 2024 14:55

financialounge -  Cop29
Il nodo è sempre lo stesso: trovare un accordo tra i paesi sviluppati su quanto e come sostenere i paesi in via di sviluppo per adattarsi ai cambiamenti climatici e ridurre le emissioni. Gli Stati più poveri, infatti, sono quelli meno responsabili delle emissioni di gas serra, ma anche quelli maggiormente colpiti dalle conseguenze. Per adesso, però, l’intesa tra i 197 paesi più l’Ue che prendono parte a Cop29 non è stata ancora trovata e, anzi, sembra molto distante.

LE DUE SOLUZIONI IN CAMPO


In mattinata da Baku sono state solo pubblicate due bozze relative a altrettante possibili soluzioni: una rispecchia proprio le posizioni dei paesi in via di sviluppo, l’altra quella dei paesi sviluppati. E a leggerle entrambe sembra che il punto di incontro sia difficile da trovare. In entrambi i casi è previsto un notevole aumento di fondi, ma si parla, genericamente, di “trilioni” di dollari, ovvero di migliaia di miliardi per la transizione green, senza specificare una cifra precisa. Davanti a "trilioni" c'è, infatti, una X. Sarebbe, comunque, pur sempre degli attuali 100 miliardi l’anno, che per di più scadono nel 2025.

LA POSIZIONI DEI PAESI PIÙ POVERI


Quello che cambia nelle due opzioni è la composizione del fondo, ed è qui che si gioca tutto. Per i paesi in via di sviluppo, quelli dell’Africa in primis, insieme alla Cina, i nuovi aiuti devono arrivare da “contributi pubblici a fondo perduto o equivalenti”, senza creare ulteriore debito. E sono i paesi più ricchi a doverlo finanziare, senza alcun allargamento della base dei donatori. Il testo prevede che il fondo duri 10 anni, fino al 2035, e che fornisca ogni anno una cifra ancora da stabilire, ma come detto dovrebbe essere nell’ordine dei trilioni di dollari.

LA PROPOSTA DEI PAESI SVILUPPATI


I paesi più ricchi, invece, quelli chiamati a mettere i finanziamenti necessari anche per chi non può permettersi la transizione green, chiedono che il fondo sia alimentato attraverso “tutte le fonti di finanziamento, comprese risorse domestiche”. Nel documento non è scritto esplicitamente che i paesi emergenti come la Cina debbano contribuire, ma nella bozza si legge che “l’investimento in crescita a questo livello richiederà l’ambizione, la partnership e la cooperazione fra tutti gli attori del panorama finanziario e politico”. Il richiamo alla Cina, seppure non evidente, è chiaro. Ed è proprio su questi aspetti che le posizioni restano lontane.

VERSO L'ACCORDO?


Ecco perché l’obiettivo di trovare una sintesi tra le due diverse visioni appare molto difficikle. Cop29 termina venerdì e la domanda resta la stessa: si riuscirà a firmare un accordo che possa soddisfare tutti e dare certezza, e sostanza, a una transizione green che sembra interessare sempre meno attori, come l’America di Donald Trump insegna?

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