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Mercato obbligazionario in cerca del “giusto premio” per le politiche fiscali di Trump
AllianceBernstein, in un commento di Eric Winograd, analizza l’impatto atteso delle prossime misure fiscali Usa , che richiederanno maggiori entrate con effetti sul deficit federale che corre già ai massimi
di Stefano Caratelli 1 Dicembre 2024 15:00
Nel valutare il programma di politica fiscale della nuova amministrazione Trump, un'importante variabile che gli investitori dovranno decifrare riguarda l'impatto su spesa pubblica, deficit e debito. Con i risultati in gran parte disponibili e i Repubblicani che si accingono a controllare la Casa Bianca e il Congresso. Dalla pandemia il deficit ha raggiunto il livello più elevato mai toccato fuori da guerre o recessioni e oggi si attesta al 6,5% circa del PIL, e il Congressional Budget Office lo prevede sostanzialmente invariato nel prossimo decennio. AllianceBernstein, in un’analisi di Eric Winograd, Director Developed Market Economic Research, sottolinea che per ridurre il disavanzo il governo deve raccogliere maggiori entrate, aumentando le tasse, o tagliare la spesa.
La prima strada è impopolare e la seconda difficile, poiché gli esborsi obbligatori legati a voci come previdenza e Medicare crescono con l'invecchiamento demografico. La spesa discrezionale offre margini più ampi, ma rappresenta solo il 25% del totale con circa metà per esercito e difesa. All'aumentare del debito crescono gli interessi, una spesa salita dal 2,5% del PIL nel 2021 a poco sotto il 3,5% oggi, e AllianceBernstein si aspetta che cresca ancora. I mercati obbligazionari sono in allarme, per cui occorre formulare qualche ipotesi sulle implicazioni. Secondo il Committee for a Responsible Federal Budget, tra il 2026 e il 2035 le proposte di Trump comporterebbero un aumento del deficit tra 1.650 e 15.550 miliardi di dollari, mentre l’University of Pennsylvania/Wharton stima un impatto netto primario di 4.100 miliardi di dollari.
Winograd ipotizza uno scenario di basso deficit con incremento di 1.500 miliardi di dollari, uno centrale con 7.000 miliardi di dollari in più e uno di alto deficit con un incremento di 15.000 miliardi di dollari. La combinazione di sgravi fiscali e aumenti dei dazi potrebbe alimentare leggermente crescita e inflazione, per cui si può aggiungere un quarto di punto percentuale alla proiezione del PIL. In tutti gli scenari, le proposte fiscali di Trump comporterebbero un aumento del disavanzo, che si traduce in un livello crescente di debito, e ci si chiede quale livello di crescita sarebbe necessario per ridurre il deficit e stabilizzare il rapporto debito/PIL nei diversi scenari fiscali.
Secondo le stime del CBO, il PIL nominale dovrebbe crescere del 3,8% nel prossimo decennio, in linea con il tasso pre-pandemia, mentre al momento la crescita è al 5%, ma sta diminuendo per il calo dell'inflazione. Gli USA non registrano una crescita nominale media del 7% sull’arco di 10 anni da inizio degli anni '90 mentre l'ultima fase di crescita media del 10% risale al periodo tra fine degli anni '70 e inizio degli anni '80, caratterizzati da alta inflazione, spinge al rialzo il dato nominale. Il premio al rischio obbligazionario è in aumento, e gli investitori si chiedono quanto dovrà salire, mentre i mercati sono in allarme.
L’esperto di AllianceBernstein sottolinea che la "giusta" entità del premio dipende notevolmente dalle politiche che saranno effettivamente attuate, perché maggiore il disavanzo maggiore il premio. Le stime si basano su informazioni ancora limitate e gli scenari possibili sono innumerevoli con incognite numerose. Winograd cita l’impulso alla produttività derivante dall'IA che potrebbe accelerare la crescita del PIL alleggerendo il deficit, mentre una guerra dei dazi potrebbe causare una recessione, con peggioramento di deficit e debito, e Washington potrebbe vedersi costretta dalla pressione degli investitori a ridimensionare le ambizioni fiscali
È troppo presto per dirlo, sottolinea in conclusione Winograd, ma, a dispetto dell'incertezza, ritiene che l’analisi di AllianceBernstein sia un valido punto di partenza per riflettere sulla possibile evoluzione dei conti pubblici USA e sui possibili effetti, sia per il quadro fiscale che per i mercati.
NUOVE TASSE IMPOPOLARI, TAGLI DIFFICILI
La prima strada è impopolare e la seconda difficile, poiché gli esborsi obbligatori legati a voci come previdenza e Medicare crescono con l'invecchiamento demografico. La spesa discrezionale offre margini più ampi, ma rappresenta solo il 25% del totale con circa metà per esercito e difesa. All'aumentare del debito crescono gli interessi, una spesa salita dal 2,5% del PIL nel 2021 a poco sotto il 3,5% oggi, e AllianceBernstein si aspetta che cresca ancora. I mercati obbligazionari sono in allarme, per cui occorre formulare qualche ipotesi sulle implicazioni. Secondo il Committee for a Responsible Federal Budget, tra il 2026 e il 2035 le proposte di Trump comporterebbero un aumento del deficit tra 1.650 e 15.550 miliardi di dollari, mentre l’University of Pennsylvania/Wharton stima un impatto netto primario di 4.100 miliardi di dollari.
TRE SCENARI PER LA CRESCITA DEL DEFICIT
Winograd ipotizza uno scenario di basso deficit con incremento di 1.500 miliardi di dollari, uno centrale con 7.000 miliardi di dollari in più e uno di alto deficit con un incremento di 15.000 miliardi di dollari. La combinazione di sgravi fiscali e aumenti dei dazi potrebbe alimentare leggermente crescita e inflazione, per cui si può aggiungere un quarto di punto percentuale alla proiezione del PIL. In tutti gli scenari, le proposte fiscali di Trump comporterebbero un aumento del disavanzo, che si traduce in un livello crescente di debito, e ci si chiede quale livello di crescita sarebbe necessario per ridurre il deficit e stabilizzare il rapporto debito/PIL nei diversi scenari fiscali.
L’EVOLUZIONE STORICA DEL PIL NOMINALE
Secondo le stime del CBO, il PIL nominale dovrebbe crescere del 3,8% nel prossimo decennio, in linea con il tasso pre-pandemia, mentre al momento la crescita è al 5%, ma sta diminuendo per il calo dell'inflazione. Gli USA non registrano una crescita nominale media del 7% sull’arco di 10 anni da inizio degli anni '90 mentre l'ultima fase di crescita media del 10% risale al periodo tra fine degli anni '70 e inizio degli anni '80, caratterizzati da alta inflazione, spinge al rialzo il dato nominale. Il premio al rischio obbligazionario è in aumento, e gli investitori si chiedono quanto dovrà salire, mentre i mercati sono in allarme.
IL PREMIO “GIUSTO” DIPENDE DALLE POLITICHE CHE SARANNO ATTUATE
L’esperto di AllianceBernstein sottolinea che la "giusta" entità del premio dipende notevolmente dalle politiche che saranno effettivamente attuate, perché maggiore il disavanzo maggiore il premio. Le stime si basano su informazioni ancora limitate e gli scenari possibili sono innumerevoli con incognite numerose. Winograd cita l’impulso alla produttività derivante dall'IA che potrebbe accelerare la crescita del PIL alleggerendo il deficit, mentre una guerra dei dazi potrebbe causare una recessione, con peggioramento di deficit e debito, e Washington potrebbe vedersi costretta dalla pressione degli investitori a ridimensionare le ambizioni fiscali
UN VALIDO PUNTO DI PARTENZA PER STIMARE L’IMPATTO
È troppo presto per dirlo, sottolinea in conclusione Winograd, ma, a dispetto dell'incertezza, ritiene che l’analisi di AllianceBernstein sia un valido punto di partenza per riflettere sulla possibile evoluzione dei conti pubblici USA e sui possibili effetti, sia per il quadro fiscale che per i mercati.