Weekly Bulletin

Euro-Unicredit? Il “sogno di mezzo inverno” del predatore Orcel

Considerato un mago del merchant banking, Orcel gioca sulla scacchiera europea con opzioni diverse e forse diversivi, dal Banco-BPM a Commerz fino all’Agricole. Il Dna UBS e la competizione con gli USA

di Stefano Caratelli 2 Dicembre 2024 08:27

financialounge -  Andrea Orcel mercati Unicredit Weekly Bulletin
Analisti e commentatori di tutta Europa si scervellano per decifrare la strategia del CEO di Unicredit Andrea Orcel, dopo l’attacco finito in stallo alla tedesca Commerz, l’offerta a sorpresa su Banco-BPM, e l’attenzionamento di Agricole, che della banca di Castagna è azionista importante con una quota che sfiora il 10% ed è tra i principali player stranieri in suolo italico. Di recente la Lex Column del FT ha paragonato Orcel a un esperto giocatore di scacchi, che non si impicca a una singola strategia ma lascia aperte diverse opzioni a seconda dell’evoluzione della partita. Si dice che negli scacchi la cosa importante sia occupare con i pezzi “pesanti” il centro del quadrante, per poter colpire in tutte le direzioni. Mettersi al centro di un risiko europeo ancora embrionale sembra essere l’obiettivo del banchiere romano, per creare un campione continentale in grado di sfidare i big di Wall Street, che primeggiano a livello globale soprattutto nel ricco business del merchant banking.

LA FAMA DEL RONALDO DELL’INVESTMENT BANKING


Proprio in questa arena Orcel si è guadagnato la fama internazionale di “Ronaldo dell’investment banking”, mettendo a segno nell’ultimo quarto di secolo una serie di operazioni di acquisizione e M&A come regista, soprattutto per conto di Merrill Lynch: dalla creazione proprio di Unicredit nel 1998-99, passando poi per Bbva, Santander, RBS, MPS-Antonveneta, fino a Vodafone in Olanda e all’ingresso dei cinesi di HNA in Deutsche Bank. Alcune sono andate anche molto bene, altre finite in un bagno di sangue, ma sempre con ricchi compensi fatti di commissioni e importanti percentuali per le merchant bank per cui operava. Poi è passato alla gestione diretta di un colosso bancario, UBS, lasciando un’eredità positiva ma non un mega-deal, che si è concretizzato dopo la sua uscita con l’acquisizione di Credit Suisse, fino alla successione di Jean Pierre Mustier in Unicredit nel 2021.

UNA STRADA AMBIZIOSA MA IRTA DI OSTACOLI


Da quando è arrivato Orcel alla guida, il titolo della banca italiana è più che quadruplicato, in un trend che ha coinvolto tutto il settore a Piazza Affari, spinto soprattutto dalla crescita organica, con un arretramento recente seguito proprio alle mosse aggressive in Europa e in Italia. Sembra che il “Ronaldo” dell’investment banking voglia completare l’opera dando vita a un campione europeo in grado di sfidare i big USA, magari proprio sul loro terreno preferito, ma la strada si sta rivelando piena di ostacoli. Ci vorrebbe una magia come quelle calcistiche del mitico CR7 portoghese. In Italia e in parte anche in Europa l’ultimo grande risiko bancario si è sviluppato negli anni subito prima della crisi finanziaria globale, con la nascita di Intesa e Unicredit, poi la banca di Carlo Messina è cresciuta ancora in patria, anche approfittando dei crac bancari in Veneto e Toscana, e ora si sta riaccendendo intorno a MPS e al Banco.

LA PISTA SVIZZERA E IL LUNGO PERCORSO CHE HA PORTATO AL COLOSSO UBS


Ma molti anni prima, quando si stava lavorando alla creazione dell’Euro, nella seconda metà degli anni ’90, qualcosa di grosso si era mosso in Svizzera, il paese-banca soprattutto per i grandi patrimoni, guarda caso fuori dal perimetro della moneta unica. Nel 1988 la Swiss Bank Corp si fuse con Union Bank of Switzerland per dar vita a UBS, diventando il più grande istituto continentale e il secondo al mondo. Si ipotizzò anche l’unione con Credit Suisse, che doveva realizzarsi alla fine l’anno scorso dopo il crac della seconda. Ora il colosso elvetico, da cui proviene Orcel, è il numero uno globale nel private banking, ma nell’investment banking, la specialità del Ronaldo italiano del credito, si piazza dietro i colossi americani: JPMorgan, Goldman, BofA, Morgan Stanley e Citi. E se la partita a scacchi del CEO di Unicredit prevedesse di trasformarsi da cacciatore a preda degli svizzeri?

GIOCARSI DA PROTAGONISTA IL FUTURO RISIKO EUROPEO


La storia non si scrive con i “se” e i punti interrogativi. Ma le mosse su tanti fronti intraprese da Orcel, da Commmerz a Banco BPM fino all’attenzionamento dei francesi di Agricole potrebbero avere molti scopi, magari diversivi, per tenere le carte coperte sul vero obiettivo. Che comunque nelle sue linee generali sembra abbastanza chiaro, vale a dire giocarsi da protagonista la partita ancora del tutto embrionale del consolidamento bancario europeo, auspicato da Draghi alla BCE, che prima o poi dovrà partire, se non vogliamo lasciare agli americani il dominio della prateria globale dei business più ricchi e redditizi del credito. Ci riuscirà o resterà un sogno shakespiriano di metà inverno come evocato nel titolo?

Bottom line. Il risiko bancario in Italia e in Europa, i cui confini sono più larghi dell’Eurozona, resta un territorio allettante per gli investitori. Senza dimenticare che i successi di Orcel nell’investment banking sono stati sicuramente sempre un ottimo affare per le banche per cui ha agito, non sempre per investitori e azionisti, tra cui non sono mancati né vincitori né vinti.

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