Outlook 2025
Invesco: recessione scampata, ma nel 2025 dobbiamo affrontare il rischio con prudenza
Paul Jackson, Global Head of Asset Allocation di Invesco, nell'outlook per il prossimo anno, ha parlato di un cauto ottimismo per i mercati azionari in un periodo di normalizzazione dei tassi e nuova crescita economica
di Annalisa Lospinuso 4 Dicembre 2024 07:55
Dopo due anni ottimi per i mercati finanziari, cosa ci si deve aspettare? Quanto si potrà salire ancora? È la domanda che si fanno gli investitori per prepararsi a un nuovo anno, cercando di mitigare i rischi e di non perdere le buone occasioni. Per Invesco, nel 2025 ci sono le condizioni per abbracciare il rischio ma senza abbandonare la prudenza. L’outlook 2024, illustrato a Milano da Paul Jackson, Global Head of Asset Allocation Research, Global Thought Leadership di Invesco, prospetta un contesto in cui gli asset più rischiosi dovrebbero generare rendimenti più elevati rispetto alle alternative più difensive, grazie a una ripresa della crescita del Pil mondiale, all’inflazione che si avvicina sempre più al target di riferimento delle Banche centrali e alla normalizzazione dei tassi di interesse.
“Nonostante tutto, l'economia globale continua a crescere. In assenza di shock - ha detto Jackson - il calo dell'inflazione, l'allentamento delle Banche centrali e l'accelerazione dell'offerta di moneta negli Stati Uniti e in Eurozona ci suggeriscono che i timori di una possibile crisi economica stanno svanendo e che la recessione non sarà un problema nel 2025. Per questo crediamo che il prossimo anno sarà positivo per i mercati finanziari”. Alla luce di queste considerazioni, ci sono almeno quattro considerazioni per essere ottimisti.
La prima è che, nonostante le previsioni poco rosee dello scorso anno, abbiamo evitato la recessione e non si intravede nessun segnale di rallentamento all’orizzonte. Anche la Cina, che è stata il grande cruccio del 2024, in realtà ha mostrato un ritmo di crescita superiore a quello degli Stati Uniti, sia in riferimento al Pil cumulativo, sia per quanto riguarda quello pro capite. “Le recenti iniziative politiche in Cina ci insegnano che la crescita economica continuerà a superare quella dell'Occidente e siamo ottimisti sul fatto che i titoli azionari cinesi sovraperformeranno, visto il loro basso costo”, afferma. In assenza di recessione, Jackson vede un limitato margine per un forte calo dei rendimenti dei titoli di Stato a lungo termine nel corso del prossimo anno e si aspetta che la maggior parte delle curve dei rendimenti si inasprisca.
Il secondo motivo per rallegrarsi nel 2025 è che l’inflazione sta volgendo verso il target del 2% fissato dalle Banche centrali. Invesco prevede un ulteriore taglio di 100/150 punti base nel corso del prossimi anno che porterebbe i tassi di riferimento al 3,5%. Infine, i mercati possono gioire per essersi lasciati alle spalle le elezioni americane. “Guardando alla serie storica a partire dal 1988 - ha spiegato Jackson nella presentazione dell’outlook - si vede come l’anno delle elezioni sia mediocre per i mercati azionari, mentre l’anno successivo crescono molto i rendimenti, soprattutto dell’indice Usa di riferimento. I guadagni azionari in passato sono stati più elevati con un democratico alla Casa Bianca, soprattutto quando il Congresso è perfettamente allineato con il presidente in carica”.
“Le azioni statunitensi hanno ricevuto nuova linfa dalla vittoria di Donald Trump alle recenti elezioni presidenziali - ha aggiunto Paul Jackson - presumibilmente in previsione di una combinazione di tagli alle tasse, riduzione della regolamentazione e protezionismo. Tuttavia, non esiste una chiara relazione tra l'aliquota dell'imposta sulle società e i futuri rendimenti del mercato azionario; in secondo luogo, i tagli fiscali non finanziati potrebbero peggiorare una situazione fiscale già disperata, causando potenzialmente un aumento dei rendimenti obbligazionari, mentre il protezionismo potrebbe aumentare l'inflazione, ridurre la crescita e rendere le aziende statunitensi meno efficienti”.
Cauto ottimismo per il 2025, nel corso del quale ci sono ancora diversi rischi da considerare. Ad esempio, il necessario risanamento dei conti pubblici in molti Paesi potrebbe frenare la crescita e che l’economia globale potrebbe essere troppo fragile per scrollarsi di dosso una potenziale guerra commerciale, come sottolinea il Global Market Strategy Office (GMS) di Invesco. Inoltre, l'inflazione potrebbe aumentare prima del previsto con l’accelerazione delle economie e il peggioramento di una posizione fiscale già estrema negli Stati Uniti potrebbe spingere i rendimenti del Tesoro ancora più in alto e indebolire il dollaro, soprattutto se l’indipendenza della Fed dovesse essere messa in discussione. Anche la politica estera Usa, con minacce di nuove tariffe sui prodotti importati, potrebbe mettere a rischio l’intera crescita globale e creare squilibri di prezzi e valute nei Paesi interessati.
Per quanto riguarda l’allocazione di portafoglio, il Global Head of Asset Allocation Research di Invesco ha sottolineato che “il dilemma più grande che ci troviamo ad affrontare è che gli asset ciclici come le azioni e l’high yield hanno avuto, nel 2024, un secondo anno consecutivo di forte crescita. Ciò significa che alcune valutazioni sono ora troppo elevate e temiamo che gran parte dell’allentamento delle politiche e della ripresa economica sia già stata prezzata”. Dall’analisi di Invesco è emerso chiaramente come le azioni statunitensi siano molto costose se considerate alla luce della capitalizzazione di mercato e gli spread high yield siano più bassi di quanto gli esperti si aspetterebbero normalmente in questa fase del ciclo, mentre l’oro ha recentemente toccato i massimi storici in termini reali. Quando in passato il mercato statunitense è stato così costoso ha prodotto scarsi rendimenti nel medio termine, perciò si è più favorevoli verso altri Paesi, in particolar modo verso la Cina.
Tra gli asset a breve scadenza, Jackson ha detto di preferire i prestiti bancari alla liquidità, mentre sullo spazio investment grade prevede i migliori rendimenti nel Regno Unito e nei mercati emergenti. Secondo Invesco, inoltre, il dollaro Usa si indebolirà man mano che i tassi della Fed diminuiranno e questo potrebbe favorire ulteriormente le materie prime industriali che beneficeranno dell’accelerazione economica. L’oro rimane molto caro, ma, ha concluso Jackson, l’allentamento delle politiche monetarie della Fed e l’indebolimento del dollaro potrebbero favorire gli asset dei mercati emergenti.
VERSO CALO DELL’INFLAZIONE E CRESCITA DEL PIL
“Nonostante tutto, l'economia globale continua a crescere. In assenza di shock - ha detto Jackson - il calo dell'inflazione, l'allentamento delle Banche centrali e l'accelerazione dell'offerta di moneta negli Stati Uniti e in Eurozona ci suggeriscono che i timori di una possibile crisi economica stanno svanendo e che la recessione non sarà un problema nel 2025. Per questo crediamo che il prossimo anno sarà positivo per i mercati finanziari”. Alla luce di queste considerazioni, ci sono almeno quattro considerazioni per essere ottimisti.
RECESSIONE SCAMPATA
La prima è che, nonostante le previsioni poco rosee dello scorso anno, abbiamo evitato la recessione e non si intravede nessun segnale di rallentamento all’orizzonte. Anche la Cina, che è stata il grande cruccio del 2024, in realtà ha mostrato un ritmo di crescita superiore a quello degli Stati Uniti, sia in riferimento al Pil cumulativo, sia per quanto riguarda quello pro capite. “Le recenti iniziative politiche in Cina ci insegnano che la crescita economica continuerà a superare quella dell'Occidente e siamo ottimisti sul fatto che i titoli azionari cinesi sovraperformeranno, visto il loro basso costo”, afferma. In assenza di recessione, Jackson vede un limitato margine per un forte calo dei rendimenti dei titoli di Stato a lungo termine nel corso del prossimo anno e si aspetta che la maggior parte delle curve dei rendimenti si inasprisca.
VERSO RENDIMENTI IN CRESCITA
Il secondo motivo per rallegrarsi nel 2025 è che l’inflazione sta volgendo verso il target del 2% fissato dalle Banche centrali. Invesco prevede un ulteriore taglio di 100/150 punti base nel corso del prossimi anno che porterebbe i tassi di riferimento al 3,5%. Infine, i mercati possono gioire per essersi lasciati alle spalle le elezioni americane. “Guardando alla serie storica a partire dal 1988 - ha spiegato Jackson nella presentazione dell’outlook - si vede come l’anno delle elezioni sia mediocre per i mercati azionari, mentre l’anno successivo crescono molto i rendimenti, soprattutto dell’indice Usa di riferimento. I guadagni azionari in passato sono stati più elevati con un democratico alla Casa Bianca, soprattutto quando il Congresso è perfettamente allineato con il presidente in carica”.
LA TRUMP TRADE
“Le azioni statunitensi hanno ricevuto nuova linfa dalla vittoria di Donald Trump alle recenti elezioni presidenziali - ha aggiunto Paul Jackson - presumibilmente in previsione di una combinazione di tagli alle tasse, riduzione della regolamentazione e protezionismo. Tuttavia, non esiste una chiara relazione tra l'aliquota dell'imposta sulle società e i futuri rendimenti del mercato azionario; in secondo luogo, i tagli fiscali non finanziati potrebbero peggiorare una situazione fiscale già disperata, causando potenzialmente un aumento dei rendimenti obbligazionari, mentre il protezionismo potrebbe aumentare l'inflazione, ridurre la crescita e rendere le aziende statunitensi meno efficienti”.
DOLLARO PIÙ DEBOLE
Cauto ottimismo per il 2025, nel corso del quale ci sono ancora diversi rischi da considerare. Ad esempio, il necessario risanamento dei conti pubblici in molti Paesi potrebbe frenare la crescita e che l’economia globale potrebbe essere troppo fragile per scrollarsi di dosso una potenziale guerra commerciale, come sottolinea il Global Market Strategy Office (GMS) di Invesco. Inoltre, l'inflazione potrebbe aumentare prima del previsto con l’accelerazione delle economie e il peggioramento di una posizione fiscale già estrema negli Stati Uniti potrebbe spingere i rendimenti del Tesoro ancora più in alto e indebolire il dollaro, soprattutto se l’indipendenza della Fed dovesse essere messa in discussione. Anche la politica estera Usa, con minacce di nuove tariffe sui prodotti importati, potrebbe mettere a rischio l’intera crescita globale e creare squilibri di prezzi e valute nei Paesi interessati.
ASSET ALLOCATION
Per quanto riguarda l’allocazione di portafoglio, il Global Head of Asset Allocation Research di Invesco ha sottolineato che “il dilemma più grande che ci troviamo ad affrontare è che gli asset ciclici come le azioni e l’high yield hanno avuto, nel 2024, un secondo anno consecutivo di forte crescita. Ciò significa che alcune valutazioni sono ora troppo elevate e temiamo che gran parte dell’allentamento delle politiche e della ripresa economica sia già stata prezzata”. Dall’analisi di Invesco è emerso chiaramente come le azioni statunitensi siano molto costose se considerate alla luce della capitalizzazione di mercato e gli spread high yield siano più bassi di quanto gli esperti si aspetterebbero normalmente in questa fase del ciclo, mentre l’oro ha recentemente toccato i massimi storici in termini reali. Quando in passato il mercato statunitense è stato così costoso ha prodotto scarsi rendimenti nel medio termine, perciò si è più favorevoli verso altri Paesi, in particolar modo verso la Cina.
ASSET A BREVE SCADENZA
Tra gli asset a breve scadenza, Jackson ha detto di preferire i prestiti bancari alla liquidità, mentre sullo spazio investment grade prevede i migliori rendimenti nel Regno Unito e nei mercati emergenti. Secondo Invesco, inoltre, il dollaro Usa si indebolirà man mano che i tassi della Fed diminuiranno e questo potrebbe favorire ulteriormente le materie prime industriali che beneficeranno dell’accelerazione economica. L’oro rimane molto caro, ma, ha concluso Jackson, l’allentamento delle politiche monetarie della Fed e l’indebolimento del dollaro potrebbero favorire gli asset dei mercati emergenti.