Economia Usa

Arriva la Trumponomics: cosa significa per banche, auto e beni di lusso

Capital Group, in un analisi di Carl Kawaja, Equity Portfolio Manager, spiega pro e contro per i tre settori, esposti anche a trend più generali. I fattori dazi, tassi di interesse e tenuta dei consumatori

di Stefano Caratelli 5 Dicembre 2024 07:55

financialounge -  Capital Group donald Trump economia Trumponomics
Il cambio di leadership USA mette la separazione tra vincitori e vinti della Trumponomics 2.0 al centro dell’attenzione degli investitori, che si chiedono che impatto avranno i conflitti geopolitici e l'aumento delle tariffe sul commercio globale e sull'inflazione, mentre a livello di base ci si chiede come andranno i settori e le aziende specifiche. Gli utili del terzo trimestre offrono alcuni indizi che potrebbero aiutare gli investitori a prepararsi. Capital Group analizza cosa potrebbe significare la Trumpeconomics per banche, auto e beni di lusso in un commento a cura di Carl Kawaja, Equity Portfolio Manager.

VANTAGGIO PER LE BANCHE MA INCOGNITA TASSI


Le banche possono trarre vantaggio, ma la prospettiva di un aumento dei tassi offusca le previsioni. Con Trump, è probabile che i requisiti patrimoniali si allentino, e che le fusioni saranno oggetto di minori controlli antitrust, con un aumento delle transazioni positivo per il settore. Kawaja sottolinea che le grandi banche sono in buona forma: le carte di debito e credito hanno spinto i conti di JP Morgan, e i consumi rimangono forti, a meno che il mercato del lavoro non si indebolisca. I timori per l'aumento della spesa pubblica e l’impatto sull'inflazione hanno spinto al rialzo i rendimenti dei Treasury. Ma è presto per sapere quanto potrebbero essere inflazionistiche le nuove politiche. Ad avviso di Capital Group l'impatto della stretta monetaria si sta ancora facendo strada e d’inflazione richiederebbe un po' di tempo per guadagnare trazione, per cui è probabile che i tassi della Fed continuino a scendere nel 2025.

NELL’AUTO IL SENTIMENTI DEI CONSUMATORI RESTA DEPRESSO


Passando alle sfide dell'industria automobilistica, Kawaja osserva che le azioni del settore sono balzate sulla vittoria di Trump, con gli investitori che hanno scontato una riduzione delle normative ambientali e una politica monetaria più allentata. Ma l’auto è anche un bersaglio privilegiato dei dazi, data la globalizzazione delle catene di fornitura, e una guerra commerciale con l'Europa o la Cina potrebbe portare a dislocazioni di mercato. Il sentiment dei consumatori è uno dei principali fattori che determinano le vendite in USA e, in base ai dati rilevati da Capital Group, rimane inferiore di circa il 25% rispetto ai livelli pre-Covid.

TESLA E GRANDI CASE ALLE SFIDA DEI NUOVI MODELLI


La debolezza è in gran parte dovuta ai tassi e ai prezzi elevati, che hanno spinto la rata mensile media di un veicolo nuovo a circa 730 dollari. Tra le tre grandi case come Ford, General Motors e Stellantis, con la disciplina di GM premiata e che prevede di sostenere la maggior redditività nel 2025. La crescita dei veicoli elettrici si è recentemente arrestata e il destino degli incentivi è incerto con Trump, mentre le case cercano di migliorare la gamma di modelli. Tesla prevede di lanciarne nuovi nel 2025, tra cui un veicolo più economico, e le altre case sperano di migliorare drasticamente l'economia unitaria. Intanto i robotaxi autonomi sono diventati di uso comune in città come San Francisco e Los Angeles, e continuano a incrementare la base clienti espandendosi in altre città come Austin e Atlanta.

LUSSO DESTINATO A RALLENTARE PRIMA DI RIPRENDERSI


Anche il rallentamento del lusso potrebbe continuare prima di riprendersi, secondo l’analisi di Capital Group, serve maggiore chiarezza sulla politica della nuova amministrazione, ma Kawaja crede che la spesa in USA abbia toccato il fondo, ma la crescita potrebbe essere sostanzialmente più lento rispetto al pre-Covid. Gli investitori rimarranno probabilmente preoccupati per il potenziale di guadagno a breve delle aziende del lusso, perché gli acquirenti cinesi, che in genere acquistano circa il 33% a livello globale, stanno spendendo meno, e probabilmente ci vorrà tempo prima che torni la fiducia.

GUERRA DEI DAZI E POTERE DI PREZZO


Inoltre, una guerra dei dazi andrebbe a colpire il settore proprio quando ha raggiunto un muro temporaneo nel potere di determinazione dei prezzi. Dato il rallentamento a livello globale, i marchi non possono aumentare i prezzi in modo aggressivo come in passato, e anche la scarsa innovazione stilistica danneggia alcune aziende: marchi di nicchia come la Miu Miu di Prada stanno rischiando, ma questo non si è ancora tradotto nel settore in generale. Inoltre, marchi come Chanel e Louis Vuitton, un tempo esclusivi, sono ora così comuni che potrebbero attirare meno. In conclusione, l’esperto di Capital Group ritiene che i marchi continuino ad avere valore e che il lusso tornerà in auge, ma si aspetta una ripresa lenta piuttosto che una rapida ripresa verticale.

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