Risiko bancario
La mossa di Credit Agricole su Banco Bpm concordata col governo Meloni?
Secondo quanto riportato dall’agenzia Reuters, prima di salire al 15,1% di Banco Bpm i francesi avrebbero ottenuto un via libera informale dal governo italiano. Cosa può succedere ora
di Antonio Cardarelli 9 Dicembre 2024 11:13
Il risiko bancario italiano sta vivendo un’accelerata dalle scorse settimane. L’ultima mossa da registrare è quella dei francesi di Credit Agricole, saliti al 15,1% di Banco Bpm con richiesta alla Bce di poter arrivare al 19,9%. Una posizione che, secondo l’agenzia Reuters, sarebbe stata costruita dopo aver ottenuto un via libera informale da parte del governo Meloni.
Questa mossa di Credit Agricole rende più complicata l’Ops lanciata da Unicredit su Banco Bpm. L’operazione diventerebbe più costosa per la banca guidata da Orcel. Ma per avere un quadro generale della situazione è bene ricordare che Credit Agricole, tramite Amundi, ha un accordo di distribuzione con la stessa Unicredit che scadrà nel 2027. Non è quindi escluso che le due banche si incontreranno nelle prossime settimane per discutere i vari dossier aperti in Italia (secondo mercato per la banca dopo la Francia), con Credit Agricole in posizione più solida dopo l’aumento della quota in Banco Bpm.
Tra i dossier aperti nel risiko bancario italiano c’è, ovviamente, il “terzo polo” bancario nazionale che sembrava ormai cosa fatta – con il sostegno del governo Meloni – con la fusione Banco Bpm-Montepaschi e l’Opa di Banco Bpm su Anima. Operazione ora congelata dopo l’Ops di Unicredit su Banco Bpm. La stessa Reuters fa sapere che Credit Agricole, al momento, non ha voluto commentare la notizia del presunto via libera del governo italiano e ha escluso la volontà di lanciare un’Opa su Banco Bpm. Governo che, è bene ricordarlo, ha con il “golden power” la possibilità di bloccare investimenti in asset ritenuti strategici per il Paese (e il risparmio è uno di questi).
I RAPPORTI TRA UNICREDIT E CREDIT AGRICOLE
Questa mossa di Credit Agricole rende più complicata l’Ops lanciata da Unicredit su Banco Bpm. L’operazione diventerebbe più costosa per la banca guidata da Orcel. Ma per avere un quadro generale della situazione è bene ricordare che Credit Agricole, tramite Amundi, ha un accordo di distribuzione con la stessa Unicredit che scadrà nel 2027. Non è quindi escluso che le due banche si incontreranno nelle prossime settimane per discutere i vari dossier aperti in Italia (secondo mercato per la banca dopo la Francia), con Credit Agricole in posizione più solida dopo l’aumento della quota in Banco Bpm.
IL TERZO POLO IN STAND BY
Tra i dossier aperti nel risiko bancario italiano c’è, ovviamente, il “terzo polo” bancario nazionale che sembrava ormai cosa fatta – con il sostegno del governo Meloni – con la fusione Banco Bpm-Montepaschi e l’Opa di Banco Bpm su Anima. Operazione ora congelata dopo l’Ops di Unicredit su Banco Bpm. La stessa Reuters fa sapere che Credit Agricole, al momento, non ha voluto commentare la notizia del presunto via libera del governo italiano e ha escluso la volontà di lanciare un’Opa su Banco Bpm. Governo che, è bene ricordarlo, ha con il “golden power” la possibilità di bloccare investimenti in asset ritenuti strategici per il Paese (e il risparmio è uno di questi).
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