Colazione da Dom Ruinart
La scossa al mercato dello champagne Blanc de Blancs 2013: tappo di sughero e lieviti
La storica casa francese punta sull'innovazione per distinguersi dalle altre etichette
di Paola Jadeluca 19 Dicembre 2024 10:07
È uno champagne Blanc de Blancs che ha pochi rivali, soprattutto per la fascia di prezzo rispetto alla qualità, ma l’ultima innovazione segna un grande salto per appassionati e intenditori. Il Dom Ruinart Blanc de Blancs 2013 appena sul mercato - chardonnay al 100% - ha beneficiato del lungo affinamento in bottiglie chiuse da un tappo di sughero anziché con il tradizionale tappo a corona e la bidule, il cilindro di plastica che aderisce perfettamente al collo della bottiglia. Cosa cambia? Tutto. In pratica la bottiglia respira anche durante il riposo sui lieviti, al contrario della completa mancanza di ossigeno prevista dalla pratica ormai centenaria. L’ossigenazione attraverso il sughero, protratta per dieci anni di invecchiamento, offre una dimensione aggiuntiva. Già al colore si vede: appena versato rivela una maggiore complessità, che si conferma al gusto. Non solo. L’annata 2013 è anche frutto di una vendemmia tardiva, uno champagne autunnale l’hanno definito, cosa che esalta ancora di più il corpo del vino. Una complessità aromatica che tuttavia preserva la freschezza tipica di questa cuvèe.
L’hanno definito un esercizio di stile di Frédéric Panaiotis, chef de Cave, il direttore della cantina, capo di tutti gli enologi. In realtà è frutto di ricerche avanzate finalizzate al posizionamento sul mercato, in questa fase di rallentamento delle vendite globali. Dopo il boom post Covid, infatti, gli champagne stanno conoscendo un ridimensionamento delle vendite. Ridimensionamento con valori, comunque, che li posizionano sempre in rialzo rispetto al periodo pre pandemia. L’andamento degli ultimi periodi conferma questo trend. A novembre, per esempio, al Liv-ex, il mercato secondario dei Fine Wine di Londra, lo champagne ha rialzato di colpo la testa, superando per quota di valore del trading pari al 19,8 per centro i blasonati Borgogna.
In questo scenario l’impegno delle maison è finalizzato a valorizzare le etichette, a sottolineare un’identità specifica di prodotto rispetto ai competitor. Un compito ancor più sentito per Ruinart, che nel portafoglio del big del lusso Lvmh deve consolidare il suo lignaggio a confronto con brand come Krug, Dom Perignon, Veuve Cliquot e Moet Hennessy. La maison, d’altronde, fa vino dal 1729 e su ogni bottiglia c’è scritto: “la più antica maison di Champagne“. “Poniamo molta attenzione ai dettagli in numerosi progetti individuali”, ama ribadire Panaïotis. L’idea di far invecchiare con il tappo di sughero alcune bottiglie di Dom Ruinart è stata sperimentata con l’annata 1998, prima che arrivasse Panaïotis. Ma è stato lui, con il millesimo 2010, a dare il via definitivo. Quello dello champagne è un mondo conservatore, tradizionalista. Ogni innovazione costituisce uno scossone. L’arte sta nel conservare lo stile, rispettando i codici della casa, ma con un tocco in più. L’ossigenazione attraverso il sughero, protratta per dieci anni di invecchiamento, offre una dimensione aggiuntiva. Con il millesimo 2013 di Dom Ruinart Blanc de Blanc, dà prova di aver trovato una sua strada, un vino più compatto, più complesso. Gli esperti lo paragonano ai grandi Chardonnay di tutto il mondo. La sua finezza ed eleganza è dovuta all’elevata percentuale (70%) di Grand Cru provenienti dalla Côte des Blancs: Le Mesnil-sur-Oger, Avize, Chouilly, Bergères-lès-Vertus. Il restante 30% proviene dalla Montagne de Reims, tra cui Verzenay, Sillery, Taissy e Villers-Marmer. Per gli appassionati di champagne, la palette, la tavolozza dei terroir è molto ampia.
Al numero 4 di Rue des Crayères, a Reims, otto chilometri di gallerie sotterranee in gesso, patrimonio dell’Unesco, le bottiglie di Dom Ruinart sono ora riconoscibili a colpo d'occhio grazie alle gabbiette in metallo utilizzate per sigillare i tappi di sughero. Ma è tutta la maison in piena rivoluzione. L'architetto giapponese Sou Fujimoto ha progettato un padiglione che fonde le facciate ottocentesche della struttura con strutture in vetro minimaliste, imitando la curva di una bottiglia di champagne Ruinart. All'interno, nel frattempo, l'interior designer Gwenael Nicolas ha sposato legno e pietra con metalli e vetro moderni, contribuendo a “portare la secolare casa di Champagne più avanti nel 21° secolo”, come scrive Robb Report, bibbia del Lifestyle. Non solo. Visitare una grande maison richiede appuntamenti prefissati. Oggi, il bar interno di Ruinart è aperto al pubblico come qualsiasi altro bar. Un invito ad entrare, a provare, a sentirsi a casa. Friendly potrebbe sembrare riduttivo, invece per il mondo dello champagne è veramente una innovazione rivolta a generazioni più disinvolte, più aperte alla compagnia, al consumo conviviale. Come dire: vediamoci a colazione da Ruinart. E pure per un aperitivo.
Ruinart ha trovato la sua nuova strada. Da tempo le “Relazioni per gli investitori” di Lvmh aprono la sezione Wine&Spirits con la foto del Dom Ruinart Blanc de Blanc. È il segnale che è questo il brand che sta ora segnando il momento per l’azionista e presidente Bernard Arnault. Negli anni precedenti è stato con Dom Perignon, poi per un lungo periodo con Moet Chandon, quando questo brand ha ripreso alta quota dopo anni passati sotto il cono d’ombra degli altri marchi della scuderia. Ora la copertina è sempre del Dom Ruinart Blanc de Blanc. Spesso riportata anche con la “seconda pelle”, astuccio in cellulosa che ricorda le cave di gesso Crayères de Reims, in carta riciclabile e leggerissima prodotta con il 62% in meno di carbonio. Nella relazione finanziaria, all’interno, ad affiancare c’è il Ruinart a prova di cambiamento climatico, altra innovazione che ha fatto segnare molti punti alla maison all’insegna dalla sostenibilità.
POSIZIONAMENTO SUL MERCATO
L’hanno definito un esercizio di stile di Frédéric Panaiotis, chef de Cave, il direttore della cantina, capo di tutti gli enologi. In realtà è frutto di ricerche avanzate finalizzate al posizionamento sul mercato, in questa fase di rallentamento delle vendite globali. Dopo il boom post Covid, infatti, gli champagne stanno conoscendo un ridimensionamento delle vendite. Ridimensionamento con valori, comunque, che li posizionano sempre in rialzo rispetto al periodo pre pandemia. L’andamento degli ultimi periodi conferma questo trend. A novembre, per esempio, al Liv-ex, il mercato secondario dei Fine Wine di Londra, lo champagne ha rialzato di colpo la testa, superando per quota di valore del trading pari al 19,8 per centro i blasonati Borgogna.
L’IDENTITÀ RISPETTO AI COMPETITOR
In questo scenario l’impegno delle maison è finalizzato a valorizzare le etichette, a sottolineare un’identità specifica di prodotto rispetto ai competitor. Un compito ancor più sentito per Ruinart, che nel portafoglio del big del lusso Lvmh deve consolidare il suo lignaggio a confronto con brand come Krug, Dom Perignon, Veuve Cliquot e Moet Hennessy. La maison, d’altronde, fa vino dal 1729 e su ogni bottiglia c’è scritto: “la più antica maison di Champagne“. “Poniamo molta attenzione ai dettagli in numerosi progetti individuali”, ama ribadire Panaïotis. L’idea di far invecchiare con il tappo di sughero alcune bottiglie di Dom Ruinart è stata sperimentata con l’annata 1998, prima che arrivasse Panaïotis. Ma è stato lui, con il millesimo 2010, a dare il via definitivo. Quello dello champagne è un mondo conservatore, tradizionalista. Ogni innovazione costituisce uno scossone. L’arte sta nel conservare lo stile, rispettando i codici della casa, ma con un tocco in più. L’ossigenazione attraverso il sughero, protratta per dieci anni di invecchiamento, offre una dimensione aggiuntiva. Con il millesimo 2013 di Dom Ruinart Blanc de Blanc, dà prova di aver trovato una sua strada, un vino più compatto, più complesso. Gli esperti lo paragonano ai grandi Chardonnay di tutto il mondo. La sua finezza ed eleganza è dovuta all’elevata percentuale (70%) di Grand Cru provenienti dalla Côte des Blancs: Le Mesnil-sur-Oger, Avize, Chouilly, Bergères-lès-Vertus. Il restante 30% proviene dalla Montagne de Reims, tra cui Verzenay, Sillery, Taissy e Villers-Marmer. Per gli appassionati di champagne, la palette, la tavolozza dei terroir è molto ampia.
LE CRAYÈRES DE REIMS E IL NUOVO MINIMALISMO GIAPPONESE
Al numero 4 di Rue des Crayères, a Reims, otto chilometri di gallerie sotterranee in gesso, patrimonio dell’Unesco, le bottiglie di Dom Ruinart sono ora riconoscibili a colpo d'occhio grazie alle gabbiette in metallo utilizzate per sigillare i tappi di sughero. Ma è tutta la maison in piena rivoluzione. L'architetto giapponese Sou Fujimoto ha progettato un padiglione che fonde le facciate ottocentesche della struttura con strutture in vetro minimaliste, imitando la curva di una bottiglia di champagne Ruinart. All'interno, nel frattempo, l'interior designer Gwenael Nicolas ha sposato legno e pietra con metalli e vetro moderni, contribuendo a “portare la secolare casa di Champagne più avanti nel 21° secolo”, come scrive Robb Report, bibbia del Lifestyle. Non solo. Visitare una grande maison richiede appuntamenti prefissati. Oggi, il bar interno di Ruinart è aperto al pubblico come qualsiasi altro bar. Un invito ad entrare, a provare, a sentirsi a casa. Friendly potrebbe sembrare riduttivo, invece per il mondo dello champagne è veramente una innovazione rivolta a generazioni più disinvolte, più aperte alla compagnia, al consumo conviviale. Come dire: vediamoci a colazione da Ruinart. E pure per un aperitivo.
LA RELAZIONE PER GLI INVESTITORI
Ruinart ha trovato la sua nuova strada. Da tempo le “Relazioni per gli investitori” di Lvmh aprono la sezione Wine&Spirits con la foto del Dom Ruinart Blanc de Blanc. È il segnale che è questo il brand che sta ora segnando il momento per l’azionista e presidente Bernard Arnault. Negli anni precedenti è stato con Dom Perignon, poi per un lungo periodo con Moet Chandon, quando questo brand ha ripreso alta quota dopo anni passati sotto il cono d’ombra degli altri marchi della scuderia. Ora la copertina è sempre del Dom Ruinart Blanc de Blanc. Spesso riportata anche con la “seconda pelle”, astuccio in cellulosa che ricorda le cave di gesso Crayères de Reims, in carta riciclabile e leggerissima prodotta con il 62% in meno di carbonio. Nella relazione finanziaria, all’interno, ad affiancare c’è il Ruinart a prova di cambiamento climatico, altra innovazione che ha fatto segnare molti punti alla maison all’insegna dalla sostenibilità.
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