Scenari futuri

Unione dei mercati dei capitali Ue: per PGIM Fixed Income il rapporto Draghi è una guida preziosa

Un sistema finanziario meglio integrato offrirebbe un ambiente più competitivo e attraente per tutti gli investitori e, inoltre, aumenterebbe l'autosufficienza del capitale disponibile nell'Ue

di Leo Campagna 24 Dicembre 2024 07:55

financialounge -  economia PGIM Fixed Income
Nel suo recente rapporto, Mario Draghi auspica un percorso di stimolo alla crescita in tutta l'Ue e le specifiche raccomandazioni per stimolare l'economia europea sono state riconosciute da tutti, consapevoli che l'Europa debba aumentare la propria competitività, incrementare gli investimenti e migliorare la produttività. “Tuttavia, le recenti problematiche politiche in Francia e Germania hanno frenato l'impulso alle riforme con un sell-off delle obbligazioni sovrane di questi paesi chiave” fa sapere Katharine Neiss, Chief European Economist di PGIM Fixed Income.

PROBLEMI DEMOCRATICI E FISCALI


La principale opposizione riguarda una maggiore emissione di debito comune da parte dell'Ue per conto dei suoi Stati membri. Una raccomandazione pensata da Draghi per sostenere progetti di investimento in grado di aumentare la competitività e la sicurezza del blocco, producendo al contempo un mercato di obbligazioni UE più profondo e più liquido. In particolare, l'ex ministro delle finanze tedesco Christian Lindner ha avvertito che la messa in comune di “rischi e responsabilità crea problemi democratici e fiscali”.

POCHI PROGRESSI DAL 2015


D’altra parte, da quando è stata lanciata nel 2015, l’iniziativa di un'unione dei mercati dei capitali nell'Ue ha registrato pochi progressi. In particolare, la recente resistenza politica a un aumento delle attività bancarie transfrontaliere di Germania e Italia suggerisce che tali barriere rimangono saldamente in vigore. Tuttavia, come illustra chiaramente il rapporto Draghi, è invece indispensabile l’unione dei mercati dei capitali per sbloccare capitali e per migliorare la capacità della regione di investire nel proprio futuro.

UN GAP DI CRESCITA DESTINATO AD ACUIRSI


“Se l’attuale traiettoria di investimenti nell'area dell'euro proseguisse, la sua capacità produttiva continuerà a erodersi incrementando il gap rispetto agli Stati Uniti e alla Cina. Le ultime stime del FMI indicano che il divario tra il livello del PIL dell'UE e quello degli USA aumenterebbe fino a quasi il 40% già nel 2030 e fino a quasi il 60% entro il 2050” spiega Neiss. Le differenze strutturali tra Ue e Stati Uniti sono profonde. Il 90% dei finanziamenti alle imprese non finanziarie dell'Ue continuano ad essere erogato tramite i prestiti bancari: negli Stati Uniti il credito bancario è responsabile di circa il 25% dei finanziamenti non bancari, mentre il resto proviene dai mercati dei capitali. Ma c’è di più. Se nel 2008 il mercato europeo delle cartolarizzazioni era pari all'85% della sua controparte statunitense, oggi si è ridotto al 17%.

L’EROSIONE DELLA SOVRANITÀ NAZIONALE


Una preoccupazione che ha frenato l'integrazione dei mercati dei capitali è stata l’erosione della sovranità nazionale. Peccato che le imprese degli Stati membri dell’UE per finanziare l’espansione dipendono spesso dai mercati dei capitali statunitensi mentre molte delle start-up più innovative d'Europa si trasferiscono all'estero. Allo stesso modo, le famiglie europee devono impiegare i propri risparmi per la pensione investendo all'estero per cercare di ricavare un rendimento ragionevole

UN AMBIENTE PIÙ COMPETITIVO E ATTRAENTE PER TUTTI GLI INVESTITORI


“Un sistema finanziario meglio integrato offrirebbe un ambiente più competitivo e attraente per tutti gli investitori e, inoltre, aumenterebbe l'autosufficienza del capitale disponibile nell'UE” riferisce la manager di PGIM Fixed Income. Ma cosa succederebbe se la crisi di  uno Stato membro creasse rischi di stabilità finanziaria in tutta la regione? “Durante la crisi del debito sovrano UE nonostante la mancanza di un’unione del mercato dei capitali sono state colpite,  in modo sincronizzato, le banche di Irlanda, Spagna, Paesi Bassi e Italia, con la significativa contrazione del credito che ne è seguita” argomenta Neiss.

È ARRIVATO IL MOMENTO DI AGIRE


I nuovi strumenti a disposizione dei banchieri centrali e dei policymaker, sembrano piuttosto efficaci nel gestire un'ampia gamma di condizioni di stress, tra cui la pandemia di Covid, lo shock energetico e il successivo forte incremento dei tassi di interesse. “L’approccio frammentario all'integrazione non ha funzionato e il Rapporto Draghi offre una chiara tabella di marcia, che comprende riforme strutturali nell’ambito delle cartolarizzazioni: è arrivato il momento di agire” conclude la Chief European Economist di PGIM Fixed Income.

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