Mercati obbligazionari

I tre principi fondamentali DPAM per investire nei green bond

Da oltre cinque anni la casa d’investimento impiega una metodologia proprietaria per valutare rigorosamente i green bond basata su materialità, intenzionalità e addizionalità

di Leo Campagna 2 Gennaio 2025 10:22

financialounge -  DPAM ESG finanza sostenibile green bond obbligazioni Ronald Van Steenweghen
Dopo la stagnazione dei tassi di crescita dal 2022, in gran parte attribuita a un contesto di tassi di interesse elevati, il mercato dei green bond si prepara a chiudere un anno record nel 2024 a dimostrazione che non diminuisce l’impegno e l’interesse per le iniziative per il clima. D’altra parte le sfide climatiche globali richiedono ingenti investimenti e questo crea una grande opportunità per una continua espansione di questo segmento di mercato.

SUPERARE LO SCETTICISMO DEGLI INVESTITORI


“L'elevata trasparenza, il coinvolgimento proattivo degli investitori e l'allineamento con azioni net-zero credibili sembrano essenziali per superare lo scetticismo degli investitori” fa sapere Ronald Van Steenweghen, gestore fixed income di DPAM. Il manager, pur ammettendo che le principali destinazioni dei proventi sono l'energia rinnovabile e gli edifici green, vede crescere l’orientamento dell’allocazione di capitale verso progetti o di gestione sostenibile dell'acqua oppure incentrati sulla biodiversità, il che favorisce un’ulteriore diversificazione degli investimenti dei green bond.

UNA PLATEA SEMPRE PIÙ AMPIA DI EMITTENTI


Sempre in tema di diversificazione, Van Steenweghen osserva che in Europa, la forza dominante nel mercato globale dei green bond, oltre ai grandi emittenti come l'Unione europea (UE), la Banca europea per gli investimenti (BEI) e KfW, si moltiplicano le emissioni di nuovi emittenti corporate e governativi che attirano una partecipazione più ampia di investitori e rafforzano la resilienza del mercato. “Da segnalare - aggiunge il manager di DPAM - la quasi scomparsa a livello aggregato del ‘greenium’, il premio che gli investitori pagano per i green bond rispetto alle obbligazioni classiche comparabili, il che aumenta l’integrazione ottimale di questi titoli nei portafogli obbligazionari tradizionali”.

IMPORTANTI SFIDE PRATICHE


Restano tuttavia da affrontare importanti sfide pratiche. Recenti normative, come il Green Bond Standard dell'UE (EU GBS) e le linee guida dell'ESMA sulla denominazione dei fondi che incorporano i criteri di esclusione dei PAB senza eccezioni per gli emittenti di green bond, hanno sollevato dubbi sulla capacità di convogliare capitali significativi verso investimenti a basse emissioni. Tra l’altro, in molte di queste nuove normative, sembra trascurato il tema della finanza al servizio della transizione energetica. Secondo Van Steenweghen per sostenere la finanza sostenibile sarà essenziale garantire normative coerenti e complete perché standard normativi incoerenti rischiano di frammentare il mercato dei green bond e di indebolire lo slancio ESG con il risultato di allontanare l'interesse degli investitori a finanziare un'economia a basse emissioni.

LA METODOLOGIA INTERNA DPAM


“La nostra metodologia proprietaria per valutare rigorosamente i green bond è attiva da oltre cinque anni.“ spiega il manager di DPAM “Ogni obbligazione selezionata dal nostro team ESG deve soddisfare gli standard internazionali, includere un parere di terzi, dimostrare l'impegno a un'allocazione trasparente e assicurare una rendicontazione dell'impatto. Inoltre, grazie alla valutazione qualitativa della strategia e degli obiettivi climatici di ciascun emittente, possiamo rilevare eventuali incoerenze tra gli obiettivi dichiarati e le pratiche di finanziamento”.

TRE PRINCIPI FONDAMENTALI


Sono tre i principi fondamentali su cui si basa l’analisi DPAM. Il primo è quello della materialità che assicura che i progetti siano strettamente allineati con i principali rischi e le opportunità dell'emittente. Il secondo, l’intenzionalità, è quello che prevede che gli emittenti fissino obiettivi ambientali ambiziosi e chiaramente definiti, con progetti conformi agli standard internazionali in vigore. Il terzo principio, l’addizionalità, impone infine che i progetti producano un impatto ambientale allargato rispetto alle operazioni standard: si propone di valutare fattori quali le proporzioni del rifinanziamento, i look-back period, e gli impegni in termini di investimenti.

I GREEN BOND VALIDATI


“Sono inclusi nella nostra lista di strumenti validati soltanto i green bond che soddisfano i nostri criteri di valutazione interna in modo da garantire che siano in linea con gli standard internazionali e con il nostro impegno per un impatto significativo” conclude il gestore fixed income di DPAM.

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