L'intervista

Alegi (Luiss) a Financialounge.com: ‘’La missione su Marte sarà finanziata con i soldi dei contribuenti’’

Nel corso della trasmissione video SpeechBox, il professor Gregory Alegi sottolinea le incongruenze del discorso di Donald Trump e le misure considerate inflattive

di Annalisa Lospinuso 21 Gennaio 2025 14:55

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Primo giorno ufficiale della presidenza Usa di Donald Trump. Il 47esimo presidente degli Stati Uniti ha giurato ieri, dando il via al suo secondo mandato. Il neo presidente non ha perso tempo, firmando diverse decine di ordini esecutivi, dalla stretta all'immigrazione dal Messico al blocco della sospensione di TikTok, fino al ritiro dagli accordi di Parigi. Tutte misure che avranno un grande impatto non soltanto sull’America di oggi ma anche sul mondo di domani. Donald Trump ha inneggiato il ritorno dell’età dell’oro ma per il professor Gregory Alegi, docente di Storia e politica degli Stati Uniti presso l'Università Luiss di Roma, intervenuto nel corso della trasmissione video di Financialounge.com “SpeechBox”, si tratta di un falso mito.

ECONOMIA SBILANCIATA SUL TECH


“Un’economia americana orientata al tech è un’economia che creerà grossi problemi sociali – ha spiegato il professore della Luiss – perché, come abbiamo visto nelle settimane di interregno tra novembre e gennaio, in realtà gli Stati Uniti non producono le professionalità necessarie per il tech. Importano lavoratori specializzati con i famosi visti, perciò se Trump seguisse gli imprenditori tech, che abbiamo visto schierati nella cerimonia di inaugurazione, creerà più disoccupati e quindi più malcontento nei settori manifatturieri americani. Per fortuna l’economia americana è molto libera, si organizza da sola e largamente se ne frega dei presidenti”.

MISSIONE SU MARTE E TRIVELLAZIONI


Due temi sono stati al centro del discorso d’insediamento di Trump, per il suo impatto economico e geopolitico di grande portata. Il presidente Usa ha ribadito che si tornerà a trivellare per recuperare “l'oro sotto i nostri piedi” e ha parlato della conquista di Marte, che potrebbe avere più un valore simbolico che economico. “Se dovesse andare lui su Marte con la prima missione personalmente sarei felicissimo – ha commentato Alegi – ma scherzi a parte, Musk è un imprenditore privato ma lavora su contratti pubblici per la spedizione su Marte. La missione verrà finanziata dal contribuente americano, questo già ci dà un’idea della contraddizione interna del suo discorso. Sull’estrazione petrolifera in realtà come tutti sanno gli Stati Uniti ormai hanno un’ampia autosufficienza energetica e non dipendono, al contrario dell'Italia, da fonti energetiche in territori politicamente instabili come il Medio Oriente. Quindi le estrazioni sarebbero puramente per la vendita, per l’esportazione delle materie prime, un po’ come la Russia di Putin. I carburanti fossili per molti anni saranno indispensabili in cose come l’aviazione, perché tutte le alternative sono meno pratiche, hanno un minor potere energetico. Quindi gli Stati Uniti farebbero bene a tenersi l’oro nero in chiave strategica anziché bruciarlo in chiave economica per la produzione di energia elettrica domestica. Per l’uso energetico che se ne fa ora va bene il nucleare, va bene il gas, va bene il fotovoltaico va bene tanta roba. Però quella concentrazione di potere termico in un piccolo volume è veramente insostituibile in altre applicazioni come la difesa”.

LA SFIDA DELL’INFLAZIONE


L’altra grande sfida è quella di tenere a bada sull’inflazione, per ora controllata dalle mosse della Federal Reserve, e il professor Alegi sottolinea come il tema dei dazi possa avere un impatto negativo. “Trump vede i dazi come fonte di reddito alternativa alle imposte sul reddito, quindi vuole tornare sostanzialmente alla situazione di 140 anni fa, sfruttando il fatto che molti Paesi produttori vogliono accedere al ricco mercato americano. Questo ha una sua logica, ma sappiamo anche che i costi delle tasse vengono alla fine trasferiti sul consumatore, quindi l'effetto sul rialzo dei prezzi sarebbe a danno del cittadino americano. In campagna elettorale, oltre alle uova, Trump ha usato molto l’argomento del tasso di interesse sui mutui che impedirebbero a molti americani di acquistare casa. Nel pacchetto di misure per il taglio del bilancio federale che è all’esame delle commissioni di Camera, c’è però l’eliminazione della mobilità dei mutui. Quindi l’americano medio, grazie a Trump, potrebbe pagare di più i mutui. Siamo sempre in questa assoluta dicotomia tra quello che il cittadino americano vuole sentirsi e la pratica che va nella direzione opposta”.

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