Dietro il risiko

Mps-Mediobanca-Generali, superpolo a trazione Meloni nell’era Trump 2.0?

Il ruolo di Delfin, Caltagirone, Banco BPM e del governo Meloni, forte del rapporto speciale con Trump: tutti gli intrecci del piano che può portare a Generali e alla nascita di un nuovo polo bancario sulla direttrice Milano-Roma-Trieste

di Stefano Caratelli 24 Gennaio 2025 11:55

financialounge -  donald Trump Mediobanca mercati Montepaschi
Dal salvataggio di Stato all’assalto a Mediobanca. In pochi mesi la traiettoria della più antica e blasonata banca italiana, ma anche della più colpita da disavventure e scandali veri e presunti nell’ultimo ventennio, ha preso una svolta improvvisa, ma forse non del tutto imprevedibile, dopo che lo scorso novembre il trio Delfin-Caltagirone-Banco BPM aveva guidato la ri-privatizzazione del Monte dei Paschi di Siena con la regia del ministro dell’Economia Giorgetti e la benedizione del governo Meloni. Da ricordare che gli eredi di Del Vecchio e l’immobiliarista ed editore romano presidiano già Mediobanca con quote di quasi il 20% i primi, che ne sono il primo singolo azionista, e con quasi l’8% il secondo, e che di recente Delfin ha quasi triplicato la sua partecipazione in MPS andando a sfiorare il 10%. Da ricordare anche che Mediobanca, Caltagirone e Delfin sono i principali azionisti di Generali, cumulandone circa un terzo del capitale, e che Trieste è un’attenzionata speciale della politica e del governo italiani per il possibile matrimonio con i francesi di Natixis nel risparmio gestito.

I NUOVI PROTAGONISTI, INTESA ALLA FINESTRA, ORCEL MAGO SCOMPOSTO


Mediobanca ha subito bollato come ostile l’offerta a sorpresa di MPS, e non stupisce. A Piazzetta Cuccia da sempre piace controllare, e non essere controllata, come proprio nel caso di Generali, di cui custodisce un prezioso 13% e passa, il che ne fa il primo singolo azionista e ne rappresenta il “vero” valore. A completare il quadro il fatto che Banco BPM, che insieme al Tesoro e all’accoppiata Delfin-Caltagirone, è nella cabina di comando di Siena ma anche sotto Opa da parte dell’Unicredit di Orcel, il “mago” dell’M&A che però negli ultimi tempi si è mosso in modo apparentemente scomposto, andandosi a infilare in un tunnel che sembra senza uscita in Germania con il tentativo di prendersi Commerz, finora poco riuscito. E infine Intesa, che se ne sta alla finestra del risiko, anche perché ha già una presenza esorbitante in Italia. Ma di certo non vede di buon occhio la nascita di un concorrente come un’aggregazione Unicredit-BPM.

GENERALI SEMPRE L'OGGETTO DEL DESIDERIO


Una bella matassa, che sembra molto difficile da sbrogliare. La cosa certa è che l’oggetto del desiderio, come da sempre, resta Generali, gioiello della corona del capitalismo italiano, il cui destino potrebbe essere per la prima volta in seria discussione. A complicare ulteriormente le cose il fatto che il principale concorrente europeo del Leone, oltre alla germanica Allianz, è la francese Axa, che guarda caso è tuttora partner di MPS nel ricco business del bancassurance, con un contratto che scade solo nel 2027. Il risparmio gestito sembra essere il vero terreno su cui si sta combattendo la campagna del risiko bancario italiano, una frontiera su cui si sta spostando la Mediobanca di Nagel, in una prospettiva che va oltre la creazione del terzo polo creditizio nazionale.

LA PARTITA ALLARGATA DEL RIASSETTO ITALIANO


Nel gioco è entrata la politica, con l’attivismo del ministro del Tesoro Giorgetti e la supervisione della premier Meloni, il cui obiettivo non sembra più solo limitato a chiudere con successo, recuperando più soldi possibili, la privatizzazione di MPS, ma allargato a un progetto di riassetto della finanza e del credito italiani, rendendoli più competitivi in Europa e meno vulnerabili alle scorribande estere in casa. Magari contando su un amico americano, vale a dire il nuovo inquilino della Casa Bianca omaggiato da Giorgia Meloni con la partecipazione da unica leader europeo al suo insediamento.  Il destino di Generali e quello, collegato, di Mediobanca, restano centrali sulla scacchiera, ma è troppo presto per capire con quali vincitori e quali vinti finisce la partita.

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