Economia globale

Wellington Management: come potrebbero reagire i mercati ad una politica estera “America first”

I tre pilastri della politica estera di Trump (ritorno all'egemonia regionale, dominio economico globale e dazi per influenzare gli esiti geopolitici) avranno impatti le cui implicazioni non possono essere ignorate dagli investitori

di Leo Campagna 31 Gennaio 2025 09:14

financialounge -  Brij Khurana donald Trump investimenti wellington management
Gli obiettivi della nuova amministrazione Trump costituiscono una svolta significativa rispetto alla politica estera statunitense post-Guerra Fredda. In precedenza Washington si proponeva di mantenere l'egemonia globale degli Stati Uniti rimanendo aperta alla liberalizzazione economica, alla globalizzazione e al libero scambio. I tre pilastri della politica estera di Trump 2.0 (il ritorno all'egemonia regionale, il dominio economico globale e l’uso dei dazi per influenzare gli esiti geopolitici) avranno invece impatti diversi in Europa, Cina e resto del mondo. “Alleati e avversari degli Stati Uniti reagiranno probabilmente in modo molto diverso ad una politica estera “America First” rispetto al primo mandato di Trump” commenta Brij Khurana, Fixed Income Portfolio Manager di Wellington Management.

I POSSIBILI BENEFICI PER L’EUROPA


L’Europa, in particolare, potrebbe beneficiarne. “Se Trump agevolasse una rapida risoluzione della guerra Russia/Ucraina, i prezzi energetici europei potrebbero diminuire, aumentando la competitività industriale e consentendo di spendere i risparmi in eccesso accumulati negli ultimi tre anni in previsione di prezzi delle materie prime più elevati” spiega Khurana. In parallelo, l’Europa, pressata da Trump, potrebbe accettare di aumentare la spesa per la difesa e gli acquisti di una maggiore quantità di GNL statunitense.

FINANZIARE LA SPESA PER LA DIFESA UE CON OBBLIGAZIONI CONGIUNTE


“In un mondo in cui gli Stati Uniti non vogliono più essere l'egemone globale cresce la consapevolezza tra i leader europei della necessità di una sicurezza nazionale più forte e i principali paesi dell'Ue hanno proposto obbligazioni congiunte per finanziare una maggiore spesa per la difesa” riferisce il manager di Wellington Management.

IL CONTROLLO REGIONALE NELL’ASIA ORIENTALE


Completamente diverso il discorso per la Cina che ha adottato misure significative per dissociarsi dai mercati statunitensi sin dal primo mandato di Trump. Pechino ha scelto di investire il ricavato dei Treasury USA in scadenza in portafoglio in oro, altre materie prime e mercati emergenti. “Se poi, come è probabile, Trump ostacolerà il tentativo della Cina di ottenere il controllo regionale nell'Asia orientale senza ricorrere alla forza militare diretta, la nuova amministrazione USA potrebbe essere ancora più restrittiva di quella Biden nel limitare le esportazioni di chip AI” specifica Khurana.

LA REAZIONE DI PECHINO


La Cina, dal canto suo, potrebbe riallocare la propria vasta base industriale e i suoi risparmi nazionali per incrementare la spesa militare. “Se Pechino ritiene che Washington non intende schierare truppe all'estero e che propende per l’uso della leva economica contro i rivali per l’egemonia nella regione asiatica, potrebbe aumentare la spesa nei settori strategici, tra cui difesa, intelligenza artificiale e altre capacità informatiche” argomenta Khurana.

LE POSSIBILI REAZIONI DEI MERCATI


Che reazioni potrebbero esserci sui mercati a questi scenari? Le prospettive delle aziende tecnologiche statunitensi potrebbero risultare danneggiate dalle restrizioni sulle esportazioni di chip AI e frenare, per un certo periodo, l'intero mercato azionario americano. Al contrario, i mercati delle materie prime potrebbero beneficiare di un aumento della spesa per la difesa da parte della Cina che alimenterebbe la domanda e metterebbe sotto pressione le scorte. Non a caso, come fa notare il manager di Wellington Management, le recenti performance delle materie prime hanno superato quelle di azioni e obbligazioni statunitensi dall'inizio dell'anno, riflettendo potenzialmente il crescente premio di rischio geopolitico per questi asset.

LE IMPLICAZIONI PER GLI INVESTITORI


È vero, ammette Khurana, che gli effetti degli shock geopolitici tendono ad essere rapidamente assorbiti come dimostra il ritorno alla crescita dopo eventi come la Brexit, l'invasione russa dell'Ucraina, l'attacco di Hamas a Israele e molti altri. “Nel caso di una politica estera “America First” che dà priorità all'egemonia regionale, al dominio economico globale e ai dazi concepiti per raggiungere obiettivi geopolitici strategici lo scenario è molto più complesso rispetto a quello a cui i mercati si sono abituati negli ultimi decenni e gli investitori non possono ignorarne le implicazioni” conclude il Fixed Income Portfolio Manager di Wellington Management.

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