Weekly Bulletin
Con Trump 2.0 le Mega Cap Tech restano il grande tema d’investimento
La competizione Usa-Cina si gioca sul terreno dell’Intelligenza Artificiale mentre i mercati si concentrano sugli utili dei Magnifici. L’Europa politica contro The Donald ma non le sue grandi imprese
di Stefano Caratelli 3 Febbraio 2025 07:58
Fomo e Tina, la “strana coppia” che da una decina d’anni dà la rotta a Wall Street, continua a fare record di incassi, come il film del 1968 con Jack Lemmon e Walter Matthau. I due termini sono da tempo entrati nel gergo di trader e investitori, ma comunque indicano col primo la paura di perdere il treno del rialzo (fear of missing out) e col secondo che non ci sono alternative alle azioni (there is no alternative). Tina ha comandato per tutta l’era dei tassi zero e dei vari Quantitative Easing, dato l’appeal inesistente dei rendimenti obbligazionari. Poi i rialzi dei tassi e il ritorno del rendimento hanno fatto emergere qualche alternativa, ma il boom dell’Intelligenze Artificiale ha rimesso benzina nel motore di Fomo, con Tina a fare da complemento per la mancanza di alternative ai Big Tech Usa.
Il mercato ha continuato a scrutare l’S&P 500 e i listini europei in cerca di un ampliamento della cerchia dei titoli guida oltre i FAANG e i vari Magnifici che si sono alternati alla guida del rally, da ultimo aggrappandosi al caso DeepSeek come catalizzatore di un’espansione a macchia d’olio di una IA “low cost” a tutti i settori. Ma i Magnifici sono sempre lì. Nell’ultima tornata, quattro su sette hanno pubblicato le trimestrali, e ben tre, quelle di Microsoft, Meta e Apple hanno battuto le attese, mentre Tesla le ha deluse. Nei prossimi giorni sono in arrivo Alphabet e Amazon, rispettivamente il 4 e 6 febbraio, mentre per Nvidia, su cui tutti gli occhi sono puntati dopo il caso DeepSeek, bisognerà aspettare fino al 26 febbraio.
L’irruzione sul mercato della startup cinese ha surriscaldato la competizione Usa-Cina con il lancio dei suoi chip a basso costo, definito dal venture capitalist della Silicon Valley Marc Andreessen il “momento Sputnik” dell’IA, riferendosi al lancio in orbita del primo satellite da parte dell’URSS che compattò gli USA nella corsa allo spazio, che sarebbe culminata nello sbarco sulla luna del 1969. Ora al posto dei sovietici ci sono i cinesi, e sulla validità del modello di DeepSeek circolano già molti dubbi o ombre, sia per quanto riguarda i costi che per le funzionalità.
Le Mega Cap tecnologiche Usa sembrano restare per ora una scelta quasi obbligata, titoli che non si può fare a meno di detenere in un portafoglio di lungo termine, mentre investitori e mercati sono abbastanza incerti e divisi sulle prospettive di Wall Street per un 2025 che resta comunque nel segno del Trump 2.0. Il barometro di CNN Business, l’indice Fear & Greed, viaggia poco sotto la neutralità, con una lieve pendenza verso il territorio “paura”, per il basso livello dei nuovi massimi toccati da singoli titoli. Il sondaggio sul sentiment dell’American Association of Individual Investors, per parte sua, riflette una spaccatura netta tra Tori, al 41%, e Orsi, al 34%, entrambi sopra le medie storiche, mentre i Neutrali sono decisamente sotto. È anche abbastanza diffusa la convinzione, al 42%, che le aspettative sugli utili di quest’anno siano eccessivamente ottimiste.
Intanto il tema dell’IA si intreccia con quello del Trump 2.0, su cui restano concentrati gli investitori, come mostra anche l’incontro del presidente con il numero uno di Nvidia Jenseng Huang con il presidente alla Casa Bianca venerdì scorso. A differenza di governi e politici, i grandi business americani ma anche europei guardano con fiducia al presidente Usa, nonostante i dazi appena annunciati. Bernard Arnault, il grande capo di LVMH, la maggior azienda del vecchio continente, ha detto di essere fortemente motivato a destinare i nuovi investimenti in America, attratto dalle tasse più basse, e nello stesso modo si è espressa la svedese H&M, secondo quanto riporta il FT.
Bottom line. Il Trump 2.0 ha rilanciato il tema di investimento delle Mega Cap Usa, e non solo, che infatti si sono prontamente allineate alle sue politiche, dazi o non dazi. La grande competizione tecnologica è tra Usa e Cina e il terreno di gioco è quello dell’IA, con nuove incursioni prevedibili dopo quella ormai sgonfiata di DeepSeek. L’Europa politica continua a non capire che con The Donald bisogna andare d’accordo, mentre lo hanno capito benissimo i grandi imprenditori del vecchio continente come Arnault.
LE MEGA CAP TECH USA CONTINUANO A BATTERE LE ATTESE
Il mercato ha continuato a scrutare l’S&P 500 e i listini europei in cerca di un ampliamento della cerchia dei titoli guida oltre i FAANG e i vari Magnifici che si sono alternati alla guida del rally, da ultimo aggrappandosi al caso DeepSeek come catalizzatore di un’espansione a macchia d’olio di una IA “low cost” a tutti i settori. Ma i Magnifici sono sempre lì. Nell’ultima tornata, quattro su sette hanno pubblicato le trimestrali, e ben tre, quelle di Microsoft, Meta e Apple hanno battuto le attese, mentre Tesla le ha deluse. Nei prossimi giorni sono in arrivo Alphabet e Amazon, rispettivamente il 4 e 6 febbraio, mentre per Nvidia, su cui tutti gli occhi sono puntati dopo il caso DeepSeek, bisognerà aspettare fino al 26 febbraio.
MOLTI DUBBI E OMBRE SUL MODELLO DEEPSEEK
L’irruzione sul mercato della startup cinese ha surriscaldato la competizione Usa-Cina con il lancio dei suoi chip a basso costo, definito dal venture capitalist della Silicon Valley Marc Andreessen il “momento Sputnik” dell’IA, riferendosi al lancio in orbita del primo satellite da parte dell’URSS che compattò gli USA nella corsa allo spazio, che sarebbe culminata nello sbarco sulla luna del 1969. Ora al posto dei sovietici ci sono i cinesi, e sulla validità del modello di DeepSeek circolano già molti dubbi o ombre, sia per quanto riguarda i costi che per le funzionalità.
UNA SCELTA ANCORA OBBLIGATA, SPACCATURA TRA ORSI E TORI
Le Mega Cap tecnologiche Usa sembrano restare per ora una scelta quasi obbligata, titoli che non si può fare a meno di detenere in un portafoglio di lungo termine, mentre investitori e mercati sono abbastanza incerti e divisi sulle prospettive di Wall Street per un 2025 che resta comunque nel segno del Trump 2.0. Il barometro di CNN Business, l’indice Fear & Greed, viaggia poco sotto la neutralità, con una lieve pendenza verso il territorio “paura”, per il basso livello dei nuovi massimi toccati da singoli titoli. Il sondaggio sul sentiment dell’American Association of Individual Investors, per parte sua, riflette una spaccatura netta tra Tori, al 41%, e Orsi, al 34%, entrambi sopra le medie storiche, mentre i Neutrali sono decisamente sotto. È anche abbastanza diffusa la convinzione, al 42%, che le aspettative sugli utili di quest’anno siano eccessivamente ottimiste.
TRUMP ATTIRA IN USA ANCHE GLI INVESTIMENTI EUROPEI
Intanto il tema dell’IA si intreccia con quello del Trump 2.0, su cui restano concentrati gli investitori, come mostra anche l’incontro del presidente con il numero uno di Nvidia Jenseng Huang con il presidente alla Casa Bianca venerdì scorso. A differenza di governi e politici, i grandi business americani ma anche europei guardano con fiducia al presidente Usa, nonostante i dazi appena annunciati. Bernard Arnault, il grande capo di LVMH, la maggior azienda del vecchio continente, ha detto di essere fortemente motivato a destinare i nuovi investimenti in America, attratto dalle tasse più basse, e nello stesso modo si è espressa la svedese H&M, secondo quanto riporta il FT.
Bottom line. Il Trump 2.0 ha rilanciato il tema di investimento delle Mega Cap Usa, e non solo, che infatti si sono prontamente allineate alle sue politiche, dazi o non dazi. La grande competizione tecnologica è tra Usa e Cina e il terreno di gioco è quello dell’IA, con nuove incursioni prevedibili dopo quella ormai sgonfiata di DeepSeek. L’Europa politica continua a non capire che con The Donald bisogna andare d’accordo, mentre lo hanno capito benissimo i grandi imprenditori del vecchio continente come Arnault.
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