La filosofia del vino
Tenuta del Trinoro, un brand di territorio creato dal nulla
Benjamin Franchetti, erede del fondatore Andrea, annuncia il 2021 la prima annata senza la mano del fondatore
di Paola Jadeluca 4 Febbraio 2025 09:38
“Il 2021 è la prima annata di Tenuta di Trinoro che esce da sola, senza la mano di mio padre, che per trent’anni lo ha cresciuto”. Benjamin Franchetti è l’erede di Andrea Franchetti, l’uomo che ha inventato, nel pieno senso del termine, un territorio di vino: nella Val D’Orcia, dove crescevano solo grano e sementi, ha impiantato vigneti e dato vita a etichette presto balzate nell’Olimpo mondiale delle eccellenze. Un compito non facile quello di continuare su una strada così impegnativa. “Si, ma ormai è da tempo che ho preso il timone dell’azienda”, afferma Benjamin Franchetti, classe 1987, incontrato nel corso di una presentazione a Palazzo Talìa, ex sede del Collegio Nazareno, oggi trasformato in un boutique hotel. Racconta Franchetti: ”Ho iniziato a occuparmi delle aziende di mio padre quando lui era ancora in vita e il mio ruolo è divenuto sempre più attivo, subendo un’accelerazione quando lui ha iniziato a stare male”. Sono ormai passati dieci anni dalla scomparsa, precoce, del padre Andrea.
Andrea Franchetti è stato un vignaiolo che molti hanno definito un filosofo del vino. Tutto inizia con il restauro delle rovine di un’antica casa fortificata di campagna nella Val D’Orcia, oggi patrimonio Unesco, nel comune di Sarteano, ai piedi di Castiglioncello del Trinoro. Figlio di madre americana e padre italiano, cresciuto tra New York Venezia e Roma in un ambiente frequentato da artisti famosi, cresce con la sperimentazione e la ricerca nel sangue, come recita il ritratto di WineNews. A diciotto anni esce di casa e parte per l’Afghanistan in bicicletta, poi si trasferisce a New York nell’East Village degli Anni Sessanta. In seguito apre dei ristoranti a Roma e nelle Marche, per poi tornare a New York negli Anni Ottanta e dedicarsi all’importazione dei grandi vini italiani che cominciano allora a cavalcare la scena internazionale. Deciso a realizzare il suo vigneto, parte per Bordeaux dove apprende l’arte e la filosofia del fare vino dai grandi maestri, quali Peter Vinding, Peter Sisseck, Alain Vauthier di Ausone e Luc Thunevin di Valandraud. Nel 1991 pianta i primi vigneti con le marze portate dal Bordeaux e nel 1997 dopo alcuni anni di sperimentazione, produce la prima annata di Tenuta di Trinoro, subito ben accolta dalla critica internazionale. Non è stato certo facile farsi strada a due passi da Montalcino,patria del Brunello, e tra tanti Supertuscan amati dai palati e dai critici più esigenti.
Non solo. Non contento della Toscana, nel 2000 Andrea Franchetti si è spinto anche in Sicilia, tra i precursori della nascita di un altro territorio di vino, l’Etna, dove ricomincia da zero restaurando un antico baglio con cantina che sarà il fulcro di Passopisciaro, altra tenuta presto apprezzata nel mondo.
Più scientifico il percorso di Benjamin, nato a Parigi e laurea a Londra in Ingegneria, seguita dal Ph.D, dottorato di ricerca in Modellazione matematica dei processi di dinamica dei fluidi. Dal mondo accademico, alla vigna? “Coltivo interesse per tutto ciò che riguarda il mondo ingegneristico anche nel settore agricolo, e per esempio da diversi anni lavoro insieme ad un mio amico a un progetto di agricoltura indoor che abbiamo chiamato ‘Agricola Moderna’. Il decorso verso l’agricoltura è stato naturale”.
Con l’enologo Lorenzo Fornaini, giovane ma di provata esperienza, Benjamin ha continuato sulla strada segnata dal padre.
I vigneti coprono una superficie di 22 ettari e si trovano tra i 400 e i 620 metri sul livello del mare. Tutto qui è argilla blu, cioè mista con rocce, suoli profondi, scheletro. Terreni fantastici, paesaggi incredibili. La torre di Radicofani e il Monte Amiata, verde a perdita d’occhio, puntellato da rari casolari. Un paesaggio immutato nel tempo.
Dominano il Cabernet Franc e il Merlot, ma si coltivano anche Cabernet Sauvignon e Petit Verdot, oltre a un po' di Semillon. Etichette di eccellenza: Tenuta di Trinoro e il suo second vin Le Cupole, poi Palazzi, un Merlot in purezza, I Campi (tre cru di Cabernet Franc), e il Bianco Trinoro. La parcellizzazione dei vigneti è minuziosa. La cuvée di Tenuta Trinoro, per esempio, può cambiare, anche profondamente, ma Trinoro rimane sempre se stesso, interprete della sua terra e del suo tempo. “Sono chiari lo stile e la qualità che cerchiamo”, continua Benjamin. “Ogni anno mettiamo sul tavolo 50 vinificazioni diverse. Non ci sono ricette predefinite: solo l’annata e il terroir. Un lavoro di precisione. Partire da queste variabili e grazie ai suoli di grande carattere abbiamo la garanzia che ogni anno si possa fare qualcosa di eccezionale”.
Cambia il blend secondo l’annata, non c’è una ricetta prestabilita. L’annata 2021, è 60% Merlot e 40%, due soli vitigni dalle vigne migliori. Il 2015, al contrario, è un assemblaggio di 4 vitigni: 50% Cabernet Franc, 36% Merlot, 10% Cabernet Sauvignon e 4% Petit Verdot, e andando indietro gli stessi vitigni nel blend del 2013. L’annata 1998, ancora giovane, carica, gradevole è invece un blend di Cabernet Franc all’80%, 10% Cabernet Sauvignon, 10% Petit Verdot. “La difficoltà è trovare la maturità giusta per fare il blend” spiega Fornaini. “Un lavoro di precisione dell’uomo che si confronta con la natura, come diceva mio padre”, commenta Benjamin.
IL viaggio a ritroso tra le annate è un ricordo del passato che guarda al futuro: un crescendo tra la mano dell’uomo e le condizioni climatiche di un tempo e quelle di oggi, tra il raccolto in vigna e il gusto dei consumatori che si è via via evoluto e raffinato. Anche in cantina qualcosa è cambiata negli anni: meno estrazioni, meno legni nuovi. La produzione si è fatta sempre più limitata: a seconda delle annate, tra le 6mila bottiglie e le circa 9mila. Tenuta di Trinoro 2021 è un vino esplosivo, dove il Merlot più possente si affina con la freschezza del Cabernet Franc, tra note di grafite e di frutti scuri. Più “intellettuale” è invece Tenuta di Trinoro 2020, dove il Cabernet Franc è salito al 92% con solo 8% di Merlot, frutto di un’annata piovosa, più fredda, con un raccolto che ha portato a circa la metà delle bottiglie normalmente prodotte, ma di grande qualità, dove domina una nota: “salé”, sapido.
FILOSOFO DEL VINO
Andrea Franchetti è stato un vignaiolo che molti hanno definito un filosofo del vino. Tutto inizia con il restauro delle rovine di un’antica casa fortificata di campagna nella Val D’Orcia, oggi patrimonio Unesco, nel comune di Sarteano, ai piedi di Castiglioncello del Trinoro. Figlio di madre americana e padre italiano, cresciuto tra New York Venezia e Roma in un ambiente frequentato da artisti famosi, cresce con la sperimentazione e la ricerca nel sangue, come recita il ritratto di WineNews. A diciotto anni esce di casa e parte per l’Afghanistan in bicicletta, poi si trasferisce a New York nell’East Village degli Anni Sessanta. In seguito apre dei ristoranti a Roma e nelle Marche, per poi tornare a New York negli Anni Ottanta e dedicarsi all’importazione dei grandi vini italiani che cominciano allora a cavalcare la scena internazionale. Deciso a realizzare il suo vigneto, parte per Bordeaux dove apprende l’arte e la filosofia del fare vino dai grandi maestri, quali Peter Vinding, Peter Sisseck, Alain Vauthier di Ausone e Luc Thunevin di Valandraud. Nel 1991 pianta i primi vigneti con le marze portate dal Bordeaux e nel 1997 dopo alcuni anni di sperimentazione, produce la prima annata di Tenuta di Trinoro, subito ben accolta dalla critica internazionale. Non è stato certo facile farsi strada a due passi da Montalcino,patria del Brunello, e tra tanti Supertuscan amati dai palati e dai critici più esigenti.
PIONIERI SULL’ETNA
Non solo. Non contento della Toscana, nel 2000 Andrea Franchetti si è spinto anche in Sicilia, tra i precursori della nascita di un altro territorio di vino, l’Etna, dove ricomincia da zero restaurando un antico baglio con cantina che sarà il fulcro di Passopisciaro, altra tenuta presto apprezzata nel mondo.
L’INGEGNERE CHE PRESTA LA PRECISIONE ALLA VIGNA
Più scientifico il percorso di Benjamin, nato a Parigi e laurea a Londra in Ingegneria, seguita dal Ph.D, dottorato di ricerca in Modellazione matematica dei processi di dinamica dei fluidi. Dal mondo accademico, alla vigna? “Coltivo interesse per tutto ciò che riguarda il mondo ingegneristico anche nel settore agricolo, e per esempio da diversi anni lavoro insieme ad un mio amico a un progetto di agricoltura indoor che abbiamo chiamato ‘Agricola Moderna’. Il decorso verso l’agricoltura è stato naturale”.
Con l’enologo Lorenzo Fornaini, giovane ma di provata esperienza, Benjamin ha continuato sulla strada segnata dal padre.
I vigneti coprono una superficie di 22 ettari e si trovano tra i 400 e i 620 metri sul livello del mare. Tutto qui è argilla blu, cioè mista con rocce, suoli profondi, scheletro. Terreni fantastici, paesaggi incredibili. La torre di Radicofani e il Monte Amiata, verde a perdita d’occhio, puntellato da rari casolari. Un paesaggio immutato nel tempo.
BLEND TRA 50 PARCELLE
Dominano il Cabernet Franc e il Merlot, ma si coltivano anche Cabernet Sauvignon e Petit Verdot, oltre a un po' di Semillon. Etichette di eccellenza: Tenuta di Trinoro e il suo second vin Le Cupole, poi Palazzi, un Merlot in purezza, I Campi (tre cru di Cabernet Franc), e il Bianco Trinoro. La parcellizzazione dei vigneti è minuziosa. La cuvée di Tenuta Trinoro, per esempio, può cambiare, anche profondamente, ma Trinoro rimane sempre se stesso, interprete della sua terra e del suo tempo. “Sono chiari lo stile e la qualità che cerchiamo”, continua Benjamin. “Ogni anno mettiamo sul tavolo 50 vinificazioni diverse. Non ci sono ricette predefinite: solo l’annata e il terroir. Un lavoro di precisione. Partire da queste variabili e grazie ai suoli di grande carattere abbiamo la garanzia che ogni anno si possa fare qualcosa di eccezionale”.
BLEND DIVERSO
Cambia il blend secondo l’annata, non c’è una ricetta prestabilita. L’annata 2021, è 60% Merlot e 40%, due soli vitigni dalle vigne migliori. Il 2015, al contrario, è un assemblaggio di 4 vitigni: 50% Cabernet Franc, 36% Merlot, 10% Cabernet Sauvignon e 4% Petit Verdot, e andando indietro gli stessi vitigni nel blend del 2013. L’annata 1998, ancora giovane, carica, gradevole è invece un blend di Cabernet Franc all’80%, 10% Cabernet Sauvignon, 10% Petit Verdot. “La difficoltà è trovare la maturità giusta per fare il blend” spiega Fornaini. “Un lavoro di precisione dell’uomo che si confronta con la natura, come diceva mio padre”, commenta Benjamin.
VIAGGIO A RITROSO VERSO IL FUTURO
IL viaggio a ritroso tra le annate è un ricordo del passato che guarda al futuro: un crescendo tra la mano dell’uomo e le condizioni climatiche di un tempo e quelle di oggi, tra il raccolto in vigna e il gusto dei consumatori che si è via via evoluto e raffinato. Anche in cantina qualcosa è cambiata negli anni: meno estrazioni, meno legni nuovi. La produzione si è fatta sempre più limitata: a seconda delle annate, tra le 6mila bottiglie e le circa 9mila. Tenuta di Trinoro 2021 è un vino esplosivo, dove il Merlot più possente si affina con la freschezza del Cabernet Franc, tra note di grafite e di frutti scuri. Più “intellettuale” è invece Tenuta di Trinoro 2020, dove il Cabernet Franc è salito al 92% con solo 8% di Merlot, frutto di un’annata piovosa, più fredda, con un raccolto che ha portato a circa la metà delle bottiglie normalmente prodotte, ma di grande qualità, dove domina una nota: “salé”, sapido.
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