La guerra commerciale

L'Europa contro Temu e Shein: proposti dazi per i prodotti di importazione a basso costo

Rispetto a due anni fa è triplicato il numero di acquisti di beni sotto i 150 euro provenienti dalla Cina. La Commissione Ue chiede di eliminare l'esenzione delle tariffe in vigore oggi per i beni low cost

di Davide Lentini 6 Febbraio 2025 15:13

financialounge -  commissione europea dazi low cost shein Temu
Nel 2024 le importazioni di prodotti e-commerce a basso costo sono raddoppiate rispetto al 2023 e addirittura triplicate rispetto al 2022. L’anno scorso, infatti, sono stati acquistati 4,6 miliardi di articoli di scarso valore, mentre l’anno prima erano stati 2,4 miliardi e nel 2022 erano 1,4. In media, in Europa ogni giorno entrano 12 milioni di pacchi contenenti prodotti low cost, per lo più acquistati su siti e app cinesi. Una situazione che messo in allarme l’Unione europea, sulla scia di quanto già successo negli Stati Uniti: proprio ieri la Commissione Ue ha sollecito di eliminare l’esenzione dei dazi oggi in vigore per i beni che hanno un valore inferiore ai 150 euro.

OLTRE IL 91% DI PRODOTTI DALLA CINA


Nel documento “A comprehensive Eu toolbox for safe and sustainable e-commerce”, inviato a Parlamento, Consiglio e Comitato economico e sociale, si mette in evidenza come il 91% delle importazioni low cost arrivi dalla Cina. E si citano espressamente i siti Temu e Shein che, nella sola Europa, contano oltre 75 milioni di utenti attivi che hanno effettuato almeno un acquisto nell’ultimo anno. Una crescita esponenziale, dovuta soprattutto a massicce campagne di marketing sui canali social.

PROTEZIONE PER I CONSUMATORI


Le preoccupazioni di Bruxelles riguardano anche la sicurezza dei prodotti venduti. Quindi se da una parte l’Europa intende rivedere le norme doganali imponendo tariffe anche sui prodotti che costano meno di 150 euro, per i quali oggi è prevista un’esenzione, dall’altra intende imporre ai fornitori l’obbligo di fornire in anticipo informazioni sui prodotti importati, per garantire una concorrenza più equa e una maggiore protezione per i consumatori.

INDAGA ANCHE L'ANTITRUST


Da tempo i due marketplace sono finiti nel mirino delle autorità per la scarsa trasparenza delle loro attività, non solo per le tariffe. A Shein, ad esempio, viene contestata la possibile presenza nei prodotti di abbigliamento che vende, di cotone proveniente dalla regione dello Xinjiang, dove la minoranza musulmana degli uiguri verrebbe sfruttata, sottoposta a lavoro forzato. E se la Commissione Ue ha chiesto chiarimenti sulle pratiche di vendita dei due siti in base al Digital Services Act, in Italia l’Antitrust ha già aperto un’indagine contro Shein per presunte attività ingannevoli sulla sostenibilità.

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