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Pro e contro
Il bello di DeepSeek è che è low cost? Sì, ma poi i server non reggono
La società cinese è stata costretta a limitare l’accesso ai propri strumenti di sviluppo a causa di un eccesso di utenti che ha sovraccaricato i sistemi informatici
di Controredazione 7 Febbraio 2025 15:25

Il bello e il brutto di essere un prodotto low cost. Gratis, accessibile a tutti gli sviluppatori, sviluppato con una frazione delle risorse rispetto a rivali più blasonati. Ma il brutto è che si rischia di rimanere travolti dal proprio successo. È quello che sta succedendo a DeepSeek, l’intelligenza artificiale low cost cinese, che è stata costretta a limitare l’accesso per non sovraccaricare i server.
Accolto come la pietra filosofale delle intelligenze artificiali, dopo settimane di utilizzo DeepSeek sta mostrando i suoi punti deboli. E anche i suoi presunti lati oscuri. Non solo l’autocensura su alcuni temi cari al Partito comunista cinese, ma anche la poca trasparenza sull’utilizzo e la conservazione dei dati degli utenti. Secondo alcuni esperti di cybersicurezza citati da Abc News, nel codice di DeepSeek ci sarebbe una backdoor nascosta che dialoga con una società di telecomunicazioni sotto il controllo del governo cinese. Senza dimenticare le accuse di aver usato – senza autorizzazione – i dati in possesso di OpenAI (che quest’ultima aveva pagato profumatamente) per addestrare i propri modelli di intelligenza artificiale generativa.
Ma tornando alla stretta attualità, ecco che l’essenza low cost di DeepSeek diventa un problema. Perché investire poco (motivo di vanto per gli sviluppatori cinesi) significa anche avere poche risorse per i server. E così, come riportato da Bloomberg, DeepSeek ha temporaneamente limitato l’accesso al suo servizio di interfaccia di programmazione delle applicazioni, lo strumento Api, usato dagli sviluppatori. In precedenza, DeepSeek, sempre a causa dell’eccesso di utenti, aveva limitato le nuove registrazioni ai soli numeri con prefisso cinese. Insomma, low cost può anche essere bello (per qualcuno) ma non è detto che sia performante.
LE CREPE DI DEEPSEEK
Accolto come la pietra filosofale delle intelligenze artificiali, dopo settimane di utilizzo DeepSeek sta mostrando i suoi punti deboli. E anche i suoi presunti lati oscuri. Non solo l’autocensura su alcuni temi cari al Partito comunista cinese, ma anche la poca trasparenza sull’utilizzo e la conservazione dei dati degli utenti. Secondo alcuni esperti di cybersicurezza citati da Abc News, nel codice di DeepSeek ci sarebbe una backdoor nascosta che dialoga con una società di telecomunicazioni sotto il controllo del governo cinese. Senza dimenticare le accuse di aver usato – senza autorizzazione – i dati in possesso di OpenAI (che quest’ultima aveva pagato profumatamente) per addestrare i propri modelli di intelligenza artificiale generativa.
SERVER TROPPO CARICHI
Ma tornando alla stretta attualità, ecco che l’essenza low cost di DeepSeek diventa un problema. Perché investire poco (motivo di vanto per gli sviluppatori cinesi) significa anche avere poche risorse per i server. E così, come riportato da Bloomberg, DeepSeek ha temporaneamente limitato l’accesso al suo servizio di interfaccia di programmazione delle applicazioni, lo strumento Api, usato dagli sviluppatori. In precedenza, DeepSeek, sempre a causa dell’eccesso di utenti, aveva limitato le nuove registrazioni ai soli numeri con prefisso cinese. Insomma, low cost può anche essere bello (per qualcuno) ma non è detto che sia performante.
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