L'analisi

Trump 2.0: tensioni commerciali destinate a durare, Usa meno esposti

AllianceBernstein analizza le implicazioni della nuova guerra dei dazi in un commento a cura di Eric Winograd, sottolinea lo stato di salute dell’economia americana e prevede che la Fed resti neutrale

di Stefano Caratelli 12 Febbraio 2025 17:27

financialounge -  AllianceBernstein donald Trump Eric Winograd
Dopo le prime scaramucce della guerra commerciale con i dazi annunciati da Trump su Canada, Messico e Cina, sembra che le tensioni siano destinate a durare ancora a lungo. La mossa segnala chiaramente l'inizio di una nuova guerra commerciale, ma al momento non si può ancora stabilire con precisione come evolverà la situazione, ma le tensioni saranno durature. Canada, Messico e Cina sono i maggiori partner commerciali degli Usa di cui insieme rappresentano il 40% circa delle importazioni: oltre 1.000 miliardi di dollari l'anno. Chi importa beni da questi Paesi paga il dazio corrispondente, per cui le misure recentemente annunciate da Trump equivalgono a un'imposta su queste merci.

NON ATTESI EFFETTI INFLAZIONISTICI PREOCCUPANTI PER LA FED


Lo sottolinea AllianceBernstein in un blog a cura di Eric Winograd, Director Developed Market Economic Research, secondo cui l'ultima serie di dazi avrà il probabile effetto di frenare la crescita, sottraendo denaro dalle tasche dei consumatori. Ma l'impatto è più difficile da valutare rispetto alle politiche fiscali tradizionali, perché il dazio viene pagato dalle imprese alla frontiera e non direttamente dalle famiglie, per cui bisogna stabilire se i maggiori costi delle imprese vengono trasferiti ai consumatori e in che misura. Nella guerra commerciale del 2018, quasi tutti i dazi si sono tradotti in aumento dei prezzi al consumo, e Winograd prevede che lo stesso accadrà questa volta, ma senza effetti inflazionistici tali da preoccupare i policymaker.

MA LE CONSEGUENZE ANDRANNO OLTRE L’IMPATTO DIRETTO DEI DAZI


L’esperto di AllianceBernstein spiega che la Fed si focalizza sulle pressioni durature sui prezzi, non sugli aggiustamenti una tantum, come i dazi, per cui ritiene improbabile che la politica commerciale alteri sostanzialmente la traiettoria della politica monetaria e che la Fed valuterà il trade-off tra rallentamento della crescita e aumento dei prezzi, anziché reagire preventivamente. Ma è probabile che le conseguenze dei dazi vadano ben oltre il loro impatto diretto.

IL COSTO DELLE RITORSIONI PER GLI ESPORTATORI


Anche se i maggiori costi sono trasferiti ai consumatori, le imprese nazionali potrebbero essere costrette a riorganizzare le catene di fornitura, andando incontro a un processo potenzialmente oneroso, ed è plausibile che altri paesi introducano dazi sulle merci USA, come già preannunciato dal Canada. Winograd spiega che le ritorsioni avrebbero un costo per gli esportatori USA, mentre l'esperienza del 2018 insegna che i mercati finanziari potrebbero non apprezzare. Di qui la previsione di un rafforzamento del dollaro.

POSSIBILE VOLATILITÀ SUI MERCATI AZIONARI


Il trend sui mercati azionari non è altrettanto chiaro, ma l’esperto di AllianceBernstein si aspetta come minimo un aumento della volatilità nei prossimi mesi. Tenendo conto di tutto, Winograd ritiene che dal punto di vista USA i costi della guerra commerciale siano gestibili, con l'economia che entra in questa fase di incertezza in una posizione di forza e stabilità. Da mesi crescita, mercato del lavoro e inflazione mostrano un andamento regolare e nell’insieme in equilibrio, il che dovrebbe conferirle una certa resilienza anche al mutare del quadro di policy.

USA MENO ESPOSTI DI ALTRI AL COMMERCIO ESTERO


Inoltre, osserva in conclusione l’esperto di AllianceBernstein, l'economia USA non è particolarmente sensibile al commercio estero. Un criterio spesso usato è l'apertura commerciale, definita dalla somma di importazioni ed esportazioni in percentuale del prodotto interno lordo: gli USA, con un grado di apertura commerciale relativamente basso, al 27%, sembrano meno esposti alle disastrose conseguenze di una guerra commerciale rispetto ad altri paesi in cui il commercio internazionale riveste un'importanza di gran lunga maggiore.

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