Rigenerazione urbana

Riqualificazione di aree e uffici dismessi in Europa: opportunità da 4mila miliardi di euro

Secondo un report di Edmond de Rothschild Private Equity la riqualificazione di solo una parte dei 19.000 km² di aree dismesse e dei 300 km² di uffici sfitti può soddisfare il fabbisogno di alloggi e spazi commerciali in Europa

di Leo Campagna 14 Febbraio 2025 07:55

financialounge -  economia Edmond de Rothschild Laura Nolier private equity
In Europa ci sono 19.000 km² di aree dismesse sottoutilizzate, l’equivalente di 10 volte l’estensione di Londra, e 300 km² di uffici sfitti. Riqualificando solo una parte di questi terreni si potrebbero realizzare 15-20 milioni di abitazioni e spazi a uso misto. A rivelarlo è un nuovo report di Ginkgo, membro della partnership Edmond de Rothschild Private Equity, realizzato in collaborazione con la società Systemiq, intitolato ‘Urban Regeneration: Turning obsolescence into value for Society, Nature, Climate - and Investors’.

4.000 MILIARDI DI EURO DI INVESTIMENTI NEI PROSSIMI 10-15 ANNI


“Secondo il report, questi progetti di rigenerazione avranno bisogno di 4.000 miliardi di euro di investimenti nei prossimi 10-15 anni” fanno sapere gli esperti di Edmond de Rothschild Private Equity convinti che si tratti dell'opportunità di partecipare in qualità di investitori alla rigenerazione, tenendo conto di alcuni aspetti cruciali.

GLI ASPETTI CRUCIALI


Innanzitutto, è necessario considerare la rigenerazione urbana come un'asset class dedicata, riconoscendo i suoi diversi profili di rischio. Al contempo è indispensabile rafforzare la due diligence e i meccanismi di mitigazione del rischio per affrontare i fattori critici e di successo specifici dei progetti di rigenerazione urbana. Fondamentale, inoltre, è la costruzione di una pipeline di progetti ad alto potenziale identificando luoghi strategici e partner di sviluppo. Infine, ma non meno importante, occorre privilegiare i progetti fortemente incentrati sulla creazione di luoghi, sviluppati in stretta collaborazione con gli stakeholder locali, per creare un valore economico, sociale e ambientale duraturo.

LA RIGENERAZIONE URBANA


La rigenerazione urbana è sempre stata considerata una mission del settore pubblico ma il mood sta cambiando. Da un lato è diventata sempre più urgente una rapida rigenerazione mentre dall’altro i bonificatori privati (per le aree industriali dismesse) e gli sviluppatori sono impegnati ad offrire opportunità per gli operatori del settore privato. “Noi consideriamo la rigenerazione urbana come un percorso strategico per allineare la nostra visione di investimento a lungo termine con la creazione di valore sostenibile e un impatto duraturo” ha commentato Francois-Xavier Vucekovic, Chief Investment Officer di Edmond de Rothschild Private Equity.

UN’OPPORTUNITÀ SIGNIFICATIVA NON SFRUTTATA


D’altra parte, come fa notare Laura Nolier, Director of Strategy & Impact di Ginkgo Advisor, la rigenerazione urbana rappresenta un'opportunità significativa, e non sfruttata. “Gli investitori con un orizzonte di lungo termine e una forte attenzione alle economie urbane, agli immobili e alle infrastrutture, possono riscontrare nei progetti di rigenerazione urbana, sia la capacità di adempiere al loro dovere fiduciario di generare valore finanziario e sia, al contempo, lo strumento per soddisfare le crescenti richieste di credenziali sostenibili o addirittura 'rigenerative'” spiega la manager.

LE INIZIATIVE BROWNFIELD-FIRST


E che il tema sia caldo lo dimostrano anche le iniziative “brownfield-first” promosse sia nel Regno Unito che nell’Unione Europea per affrontare la carenza globale di alloggi. Nel Regno Unito il governo laburista ha promesso 1,5 milioni di case entro il 2029 stanziando finanziamenti per progetti finalizzati a trasformare terreni abbandonati in nuove abitazioni. L’UE, dal canto suo, con il documento "No net land take by 2050" dell’ufficio per le politiche scientifiche e ambientali della Commissione europea, ha fatto il punto sulle azioni da intraprendere per realizzare l'ambizioso obiettivo di raggiungere, entro il 2050, un consumo netto di suolo zero.

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