Le parole
Draghi: “Resteremo da soli a garantire la sicurezza in Ucraina e in Europa”
L’ex presidente della Bce al Parlamento europeo ha invocato investimenti massicci, rapidi e armonizzati. Sul risparmio: “Ogni anno 300 miliardi vanno negli Usa per mancanza di opportunità di investimento”
di Antonio Cardarelli 18 Febbraio 2025 12:29

L’arrivo di Trump ha aperto nuove sfide per l’Unione europea, sia a livello economico che geopolitico. La minaccia dei dazi impone un ripensamento nei rapporti commerciali, mentre gli eventi in Medio Oriente e Ucraina spingono verso un inevitabile accelerazione della spesa per la difesa.
A fare il punto sullo su queste e altre questioni è stato Mario Draghi, intervenuto al Parlamento europeo. Il messaggio principale ha riguardato la necessità, per l’Ue, di “agire sempre di più come se fossimo un unico Stato” coinvolgendo nella risposta politica ricerca, industria, commercio e finanza con “un livello di coordinamento senza precedenti tra tutti gli attori: governi e parlamenti nazionali, Commissione e Parlamento europeo”. Lo stesso Draghi ha riconosciuto le nuove sfide che nel rapporto sulla competitività non erano ancora presenti, come i dazi imposti dalla nuova amministrazione statunitense nei prossimi mesi.
Draghi ha osservato che i dazi USA alla Cina devieranno la sovracapacità cinese verso l'Europa, danneggiando le aziende europee. Le grandi imprese europee sono quindi più preoccupate per questo che per la perdita del mercato statunitense. L'ex premier e presidente della Bce ha ribadito che “la risposta deve essere rapida perché il tempo non è dalla nostra parte, con l'economia europea che ristagna mentre gran parte del mondo cresce. La risposta deve essere commisurata alla portata delle sfide. E deve essere focalizzata sui settori che guideranno un'ulteriore crescita”.
Nel suo intervento Draghi ha rimarcato diversi temi già trattati nel rapporto sulla competitività Ue, a cominciare dal supporto per l’innovazione nelle aziende che passa per l’abbattimento delle barriere interne e per l’armonizzazione delle normative nazionali. “Spesso siamo noi stessi i nostri peggiori nemici in questo senso”, ha detto Draghi citando il regolamento sulla privacy dei dati che avrebbe aumentato i costi dei dati del 20% per le aziende. Un passaggio ha riguardato anche il risparmio che si invola verso gli Usa, “oltre 300 miliardi di euro di risparmi all'estero ogni anno perché qui mancano opportunità di investimento”.
Sui temi dell'energia, della transizione verde, Draghi ha parlato della necessità di garantire parità di condizioni “per il nostro innovativo settore delle tecnologie pulite in modo che possa beneficiare delle opportunità della transizione” ma “la decarbonizzazione non può significare che perdiamo posti di lavoro verdi perché' le aziende nei paesi con più sostegno statale possono conquistare quote di mercato”. Sulla difesa Draghi ha ricordato che, anche sommando gli investimenti odierni, l’Ue sarebbe comunque la terza area che spende di più al mondo: “I nostri sistemi di difesa nazionali non sono né interoperabili né standardizzati in alcune parti chiave della catena di fornitura. Questo è uno dei tanti esempi in cui la Ue è meno della somma delle sue parti”. "Se le recenti dichiarazioni delineano il nostro futuro, possiamo aspettarci di essere lasciati in gran parte soli a garantire la sicurezza in Ucraina e nella stessa Europa", ha aggiunto Draghi.
Per il programma di rilancio della competitività proposto dalla Commissione, dice Draghi, “le esigenze di finanziamento sono enormi: 750-800 miliardi di euro all'anno è una stima prudente”. “Per aumentare la capacità di finanziamento, la Commissione sta proponendo una gradita razionalizzazione degli strumenti di finanziamento Ue, ma non ci sono piani per nuovi fondi europei – ha proseguito - Il metodo proposto è quello di combinare gli strumenti Ue con un uso più flessibile degli aiuti di Stato coordinato da un nuovo strumento europeo”.
LE NUOVE SFIDE DELL’UE
A fare il punto sullo su queste e altre questioni è stato Mario Draghi, intervenuto al Parlamento europeo. Il messaggio principale ha riguardato la necessità, per l’Ue, di “agire sempre di più come se fossimo un unico Stato” coinvolgendo nella risposta politica ricerca, industria, commercio e finanza con “un livello di coordinamento senza precedenti tra tutti gli attori: governi e parlamenti nazionali, Commissione e Parlamento europeo”. Lo stesso Draghi ha riconosciuto le nuove sfide che nel rapporto sulla competitività non erano ancora presenti, come i dazi imposti dalla nuova amministrazione statunitense nei prossimi mesi.
I DAZI AMERICANI
Draghi ha osservato che i dazi USA alla Cina devieranno la sovracapacità cinese verso l'Europa, danneggiando le aziende europee. Le grandi imprese europee sono quindi più preoccupate per questo che per la perdita del mercato statunitense. L'ex premier e presidente della Bce ha ribadito che “la risposta deve essere rapida perché il tempo non è dalla nostra parte, con l'economia europea che ristagna mentre gran parte del mondo cresce. La risposta deve essere commisurata alla portata delle sfide. E deve essere focalizzata sui settori che guideranno un'ulteriore crescita”.
“UE SPESSO NEMICA DI SE STESSA”
Nel suo intervento Draghi ha rimarcato diversi temi già trattati nel rapporto sulla competitività Ue, a cominciare dal supporto per l’innovazione nelle aziende che passa per l’abbattimento delle barriere interne e per l’armonizzazione delle normative nazionali. “Spesso siamo noi stessi i nostri peggiori nemici in questo senso”, ha detto Draghi citando il regolamento sulla privacy dei dati che avrebbe aumentato i costi dei dati del 20% per le aziende. Un passaggio ha riguardato anche il risparmio che si invola verso gli Usa, “oltre 300 miliardi di euro di risparmi all'estero ogni anno perché qui mancano opportunità di investimento”.
IL TEMA DIFESA COMUNE
Sui temi dell'energia, della transizione verde, Draghi ha parlato della necessità di garantire parità di condizioni “per il nostro innovativo settore delle tecnologie pulite in modo che possa beneficiare delle opportunità della transizione” ma “la decarbonizzazione non può significare che perdiamo posti di lavoro verdi perché' le aziende nei paesi con più sostegno statale possono conquistare quote di mercato”. Sulla difesa Draghi ha ricordato che, anche sommando gli investimenti odierni, l’Ue sarebbe comunque la terza area che spende di più al mondo: “I nostri sistemi di difesa nazionali non sono né interoperabili né standardizzati in alcune parti chiave della catena di fornitura. Questo è uno dei tanti esempi in cui la Ue è meno della somma delle sue parti”. "Se le recenti dichiarazioni delineano il nostro futuro, possiamo aspettarci di essere lasciati in gran parte soli a garantire la sicurezza in Ucraina e nella stessa Europa", ha aggiunto Draghi.
SERVONO INVESTIMENTI PER 800 MILIARDI ALL’ANNO
Per il programma di rilancio della competitività proposto dalla Commissione, dice Draghi, “le esigenze di finanziamento sono enormi: 750-800 miliardi di euro all'anno è una stima prudente”. “Per aumentare la capacità di finanziamento, la Commissione sta proponendo una gradita razionalizzazione degli strumenti di finanziamento Ue, ma non ci sono piani per nuovi fondi europei – ha proseguito - Il metodo proposto è quello di combinare gli strumenti Ue con un uso più flessibile degli aiuti di Stato coordinato da un nuovo strumento europeo”.
Trending