Previdenza
Ecco perché la pensione di marzo 2025 può essere più bassa
Per effetto delle trattenute fiscali sull’addizionale comunale e regionale, alcuni pensionati potranno trovare un importo più basso nel cedolino della pensione di marzo. Ecco cosa sapere
di Fabrizio Arnhold 19 Febbraio 2025 15:05
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Gli assegni delle pensioni di marzo 2025 per molti italiani potrebbero essere più bassi. Circa 60 euro in meno, a causa delle trattenute per le addizionali regionali e comunali. Ci sono anche buone notizie, però, perché alcuni pensionati invece beneficeranno dell’adeguamento legato all’inflazione.
Nella pensione di marzo sono attese delle novità. Per prima cosa le minime aumentano del 2,2%, più o meno 13 euro in più, arrivando a 616,17 euro. Ci sono anche alcuni pensionati che beneficeranno di un recupero sull’importo dell’assegno dello 0,8% per l’inflazione. Ci sono poi le trattenute fiscali che, in molti casi, non solo azzerano i benefici ma anzi gravano sull’importo finale.
Facciamo un esempio pratico. Un pensionato con un assegno da 1.500 euro lordi, residente a Roma, deve versare un’addizionale comunale con aliquota allo 0,9%, ossia circa 58 euro. Evidentemente le trattenute fiscali per l’addizionale sono più elevate degli eventuali aumenti legati all’adeguamento dell’inflazione.
Dal momento che l’addizionale comunale viene applicata in base all’aliquota definita dal Comune di residenza, c’è da precisare che non tutti gli enti hanno deciso di aumentare la tassa. Per verificare se l’importo diverso del cedolino di marzo è legato all’aumento dell’addizionale comunale bisogna controllare nel dettaglio, nell’apposita sezione del portale dell’Inps, accedendo con Spid, Cie (carta di identità elettronica) o Cns (carta nazionale dei servizi, ossia la tessera sanitaria).
COME CAMBIA L’ASSEGNO DI MARZO
Nella pensione di marzo sono attese delle novità. Per prima cosa le minime aumentano del 2,2%, più o meno 13 euro in più, arrivando a 616,17 euro. Ci sono anche alcuni pensionati che beneficeranno di un recupero sull’importo dell’assegno dello 0,8% per l’inflazione. Ci sono poi le trattenute fiscali che, in molti casi, non solo azzerano i benefici ma anzi gravano sull’importo finale.
FINO A 60 EURO IN MENO
Facciamo un esempio pratico. Un pensionato con un assegno da 1.500 euro lordi, residente a Roma, deve versare un’addizionale comunale con aliquota allo 0,9%, ossia circa 58 euro. Evidentemente le trattenute fiscali per l’addizionale sono più elevate degli eventuali aumenti legati all’adeguamento dell’inflazione.
TAGLI NON PER TUTTI
Dal momento che l’addizionale comunale viene applicata in base all’aliquota definita dal Comune di residenza, c’è da precisare che non tutti gli enti hanno deciso di aumentare la tassa. Per verificare se l’importo diverso del cedolino di marzo è legato all’aumento dell’addizionale comunale bisogna controllare nel dettaglio, nell’apposita sezione del portale dell’Inps, accedendo con Spid, Cie (carta di identità elettronica) o Cns (carta nazionale dei servizi, ossia la tessera sanitaria).
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