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Informazione e mercati

No, neanche stavolta ci sarà la grande recessione Usa

Sbatterla ogni volta in prima pagina in modo prematuro è solo pericoloso sensazionalismo mediatico. E sul crollo di ieri del Nasdaq hanno pesato gli hedge funds

di Controredazione 11 Marzo 2025 12:04

financialounge -  mercati mercati azionari nasdaq recessione USA The Contrarian Wall Street
Ci risiamo. Per l’ennesima volta è bastata una giornata pesantissima ieri sul Nasdaq - nemmeno su tutti gli indici - per tornare nuovamente a paventare l’arrivo di una grande recessione Usa. Tutto è finito nel solito tritacarne acchiappaclick (e già perché sbattere la grande recessione in prima pagina fa audience, fa click…). Si è letto che anche tutte le Borse europee sono andate al tappeto, Milano compresa, salvo poi magari verificare che, ad esempio, Milano ha perso solo l’1%. Un -1% è lunedì nero? Significa mercato al tappeto? Dai, siamo seri! Eh ma si è giustificato tutto dicendo che Trump ha detto di non escludere la recessione. Facciamo un po’ di chiarezza. In primis diciamo che non escluderla non vuol dire annunciarla e poi, soprattutto, com’è che tante “sparate” di Trump vengono accolte con critica e ilarità, e invece se dice la parola recessione diventa magicamente super credibile? C’è qualcosa che non torna ed è molto evidente.

PREMATURO (E IRRESPONSABILE) PARLARE ORA DI RECESSIONE USA


Per carità, non stiamo dicendo che non ci siano problemi per il ciclone creato da Trump con i dazi. Certo che ci sono i problemi. Questa annunciata politica di dazi indiscriminati, a tutti e su tutto, è un potenziale enorme problema, che crea giusta ansia anche sui mercati, ma da qui a decretare immediatamente lo stato di grande recessione americana ce ne corre. È tutto perlomeno prematuro. E servono razionalità e senso di responsabilità quando si maneggiano certi termini. Perché l’informazione finanziaria si rivolge anche e soprattutto a tutto il pubblico dei piccoli risparmiatori e investitori che possono sempre facilmente finire vittime del panic selling. E poi tutti sanno davvero cosa è la recessione? Non basta una giornata nera in Borsa o qualche annuncio di dazi, seppur pesante, per decretare un’imminente recessione di un sistema come quello Usa. Serve, come si dovrebbe sapere, qualche trimestre di calo di indicatori economici.

LA STORICA RESILIENZA DEL SISTEMA AMERICANO


E poi, ricordiamoci sempre, come la storia (anche quella dei grafici di Borsa) insegna che proprio il sistema americano ha da sempre una forza e una resilienza non da poco. In oltre un secolo si sono visti migliaia di allarmi e orde di previsioni catastrofiste, ma il sistema ha fondamentalmente quasi sempre tenuto. Ha attraversato guerre e crisi profonde, poche volte è finito al tappeto come nel famigerato 1929 o in anni recenti con la crisi dei mutui subprime, e poi ha comunque sempre saputo riassorbire pure quegli shock tremendi. Questo per dire che bisogna sempre andarci cauti ad annunciare una grande recessione Usa. Lo abbiamo visto anche con la pandemia del Covid: nonostante anche lì previsioni cupe, il sistema ha tenuto e persino Wall Street ha chiuso il 2020 con un sensibile rialzo. Idem negli anni più recenti, dove continuamente è stata annunciata una recessione Usa che poi non si è mai vista: come ha detto qualcuno, la recessione più annunciata della storia e mai arrivata. Trump preoccupa con la sua mania per dazi a tutti? Risposta: sì. Questo può già bastare per dire oggi che sicuramente arriverà la recessione negli Stati Uniti? Risposta: no, no, no! Il sistema appunto reggerà anche alla dazio-mania di Trump, anche perché non è affatto escluso che la Casa Bianca faccia marcia indietro proprio pressato dal mercato, in parte ha già dato segnali in questo senso rimandando i dazi contro Messico e Canada. E poi, come sanno bene dalle parti della Fed, i dazi di Trump rischiano di portare nel breve inflazione più che recessione. Quello il vero rischio più concreto al momento: inflazione.

IL RUOLO DEGLI HEDGE FUNDS NEL LUNEDI NERO DEL NASDAQ


E in ultimo vale la pena anche fare qualche considerazione tecnica sul crollo del Nasdaq di ieri. Come detto, appunto, non sono crollati tutti i mercati, Europa compresa, come in modo frettoloso e poco documentato tanti hanno titolato. Sui listini europei i cali sono stati relativamente contenuti, a Piazza Affari come detto la seduta si è chiusa a -1%, niente quindi che autorizzi il panico. E a ben vedere anche a Wall Street l’ondata di vendite si è molto concentrata sul Nasdaq, con ribassi invece molto meno marcati per indici Dow Jones e S&P500. Insomma, qualcosa di abbastanza circoscritto, non una ondata che ha investito tutto orizzontalmente. Cosa è successo quindi? Cosa ha scatenato tutto? Vendite mirate su big tech e Tesla. Che si vocifera possano essere partite soprattutto da hedge funds finora molto esposti con posizioni rialziste a super leva. Insomma, non orde di investitori istituzionali corsi a vendere tutto perché convinti dell’imminente arrivo di una grande recessione americana, ma più semplicemente hedge funds impegnati in una prudente virata in direzione di un de-leverage: con l’aria che tira sicuramente meglio non rischiare troppo. Da qui, da questo alleggerimento degli hedge, può essersi innescato il lunedì nero del Nasdaq. Ed una cosa è vera: andiamo incontro ad un periodo sicuramente turbolento sui mercati, ora più che mai quindi occorre essere prudenti, molto prudenti, non prendere troppi rischi. E al contempo mantenere sempre la razionalità cercando di evitare, quando si presentano, le trappole mediatiche da panic selling.

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