Donne e lavoro
Parità di genere, l'Italia è sempre più indietro: come invertire la rotta?
Per ridurre il gender gap, Etica Sgr dialoga con le imprese in cui investono i fondi, promuovendo politiche di pari opportunità e monitorandone l’attuazione
di Davide Lentini 20 Marzo 2025 08:00

Stando al ritmo attuale, bisognerà aspettare il 2158 prima di vedere realizzata la parità di genere. Ben oltre gli obiettivi dell’agenza 2030 dell’Onu. Secondo il Global Gender Gap Report 2024 del World Economic Forum, i Paesi più vicini alla parità sono l’Islanda, col 93,5%, la Finlandia, con l’87,5% e la Norvegia, con l’87,5%. In Italia siamo al 70,3%, e per questo siamo passati 79° all’87° posto, perdendo otto posizioni rispetto al 2023 e certificando un preoccupante arretramento: negli ultimi due anni, l’Italia ha perso ben 24 posizioni.
Come evidenzia Etica Sgr, l’occupazione resta uno degli indicatori chiave della parità di genere. Nel nostro Paese il tasso di impiego femminile si ferma al 52,5%, quasi 18 punti percentuali in meno rispetto a quello maschile, al 70,4%. Siamo tra gli ultimi in Europa per partecipazione femminile al lavoro, ben al di sotto della media Ue del 70,2%. Inoltre, il tasso di disoccupazione femminile è quasi il doppio di quello maschile: 8,4% contro 4,9%.
Qualche passo avanti sembra vedersi: secondo l’Inapp nel 2024 il 42% delle nuove assunzioni in Italia ha riguardato donne. Tuttavia, le lavoratrici sono più spesso impiegate con contratti precari: il part-time involontario interessa il 49,2% delle donne, contro il 27,3% degli uomini. Solo il 13,5% delle assunzioni femminili è a tempo indeterminato, una quota inferiore persino ai contratti stagionali, al 17,6%. Un altro indicatore della disparità di genere è il fenomeno delle dimissioni post-partum: una donna su cinque lascia il lavoro dopo la maternità. Le principali cause sono la difficoltà di conciliare lavoro e famiglia (52%) e ragioni economiche (19%), legate ai costi elevati per l’assistenza ai figli. Il divario occupazionale tra uomini e donne (17,5%) cresce fino al 34% in presenza di un figlio minore.
La situazione è ancora più grave nel Sud Italia, dove il tasso di occupazione femminile scende sotto il 40%: nel Mezzogiorno solo il 39% delle donne tra i 20 e i 64 anni lavora, rispetto al 67% impiegate nel Nord e al 62,6% nel Centro. La scarsa presenza di servizi per l’infanzia e la diffusione del lavoro precario penalizzano ulteriormente l’occupazione femminile.
L’istruzione rappresenta un fattore protettivo: il 91,5% delle donne con un alto livello di istruzione mantiene il proprio impiego dopo la maternità. Tuttavia, le difficoltà di conciliazione tra vita lavorativa e familiare sono aggravate da un gender pay gap del 10,7%, che sale al 27,3% nelle posizioni dirigenziali. Inoltre, solo il 31,5% dei membri dei CdA delle società quotate in borsa sono donne.
“Per colmare il divario di genere sono necessarie politiche strutturali – spiega una nota di Etica Sgr - L’aumento del congedo di paternità obbligatorio a 10 giorni e incentivi per l’assunzione di donne in condizioni di svantaggio sono passi importanti, ma insufficienti. Attualmente, il gender pay gap sulla retribuzione annua media in Italia raggiunge il 43%, ben oltre la media Ue del 36,2%”. Un’altra sfida cruciale riguarda i servizi per la prima infanzia. Nel 2021/2022 erano attivi 13.518 nidi e servizi integrativi, con oltre 350mila posti disponibili, ma solo il 48,8% era pubblico. Il numero insufficiente di strutture penalizza le famiglie, in particolare nel Sud Italia, dove la domanda resta insoddisfatta e le rette sono elevate.
“Da parte nostra - spiegano da Etica Sgr – ci impegniamo attivamente nella promozione della parità di genere attraverso diverse iniziative: nel 2020, ad esempio, abbiamo lanciato il bando ‘Semi di Futuro’ per sostenere progetti di imprenditorialità femminile contro la violenza di genere. Nel 2021 abbiamo invece promosso il progetto ‘Mio il denaro mia la scelta!’ per finanziare iniziative di educazione finanziaria rivolte a donne in condizioni di vulnerabilità economica”.
Per far fronte a questo problema, inoltre, Etica Sgr ha lanciato Monetine, piattaforma di attivismo civico e finanziario nata per aiutare le donne seguite e ospitate dai centri antiviolenza che si trovano in condizione di fragilità economica ad avere strumenti concreti di empowerment ed educazione finanziaria. “Attraverso attività di stewardship dialoghiamo con le imprese in cui i fondi investono, promuovendo politiche di pari opportunità e monitorandone l’attuazione. Questi sforzi - concludono da Etica Sgr - contribuiscono al raggiungimento dell’Obiettivo 5 dell’Agenda Onu per lo sviluppo sostenibile: la parità di genere”.
OCCUPAZIONE E PARITÀ DI GENERE
Come evidenzia Etica Sgr, l’occupazione resta uno degli indicatori chiave della parità di genere. Nel nostro Paese il tasso di impiego femminile si ferma al 52,5%, quasi 18 punti percentuali in meno rispetto a quello maschile, al 70,4%. Siamo tra gli ultimi in Europa per partecipazione femminile al lavoro, ben al di sotto della media Ue del 70,2%. Inoltre, il tasso di disoccupazione femminile è quasi il doppio di quello maschile: 8,4% contro 4,9%.
CONTRATTI PRECARI PER LE DONNE
Qualche passo avanti sembra vedersi: secondo l’Inapp nel 2024 il 42% delle nuove assunzioni in Italia ha riguardato donne. Tuttavia, le lavoratrici sono più spesso impiegate con contratti precari: il part-time involontario interessa il 49,2% delle donne, contro il 27,3% degli uomini. Solo il 13,5% delle assunzioni femminili è a tempo indeterminato, una quota inferiore persino ai contratti stagionali, al 17,6%. Un altro indicatore della disparità di genere è il fenomeno delle dimissioni post-partum: una donna su cinque lascia il lavoro dopo la maternità. Le principali cause sono la difficoltà di conciliare lavoro e famiglia (52%) e ragioni economiche (19%), legate ai costi elevati per l’assistenza ai figli. Il divario occupazionale tra uomini e donne (17,5%) cresce fino al 34% in presenza di un figlio minore.
LA SITUAZIONE DEL SUD ITALIA
La situazione è ancora più grave nel Sud Italia, dove il tasso di occupazione femminile scende sotto il 40%: nel Mezzogiorno solo il 39% delle donne tra i 20 e i 64 anni lavora, rispetto al 67% impiegate nel Nord e al 62,6% nel Centro. La scarsa presenza di servizi per l’infanzia e la diffusione del lavoro precario penalizzano ulteriormente l’occupazione femminile.
L'ISTRUZIONE A TUTELA DEL LAVORO
L’istruzione rappresenta un fattore protettivo: il 91,5% delle donne con un alto livello di istruzione mantiene il proprio impiego dopo la maternità. Tuttavia, le difficoltà di conciliazione tra vita lavorativa e familiare sono aggravate da un gender pay gap del 10,7%, che sale al 27,3% nelle posizioni dirigenziali. Inoltre, solo il 31,5% dei membri dei CdA delle società quotate in borsa sono donne.
LE POLITICHE PER LA PARITÀ DI GENERE
“Per colmare il divario di genere sono necessarie politiche strutturali – spiega una nota di Etica Sgr - L’aumento del congedo di paternità obbligatorio a 10 giorni e incentivi per l’assunzione di donne in condizioni di svantaggio sono passi importanti, ma insufficienti. Attualmente, il gender pay gap sulla retribuzione annua media in Italia raggiunge il 43%, ben oltre la media Ue del 36,2%”. Un’altra sfida cruciale riguarda i servizi per la prima infanzia. Nel 2021/2022 erano attivi 13.518 nidi e servizi integrativi, con oltre 350mila posti disponibili, ma solo il 48,8% era pubblico. Il numero insufficiente di strutture penalizza le famiglie, in particolare nel Sud Italia, dove la domanda resta insoddisfatta e le rette sono elevate.
L'IMPEGNO DI ETICA SGR
“Da parte nostra - spiegano da Etica Sgr – ci impegniamo attivamente nella promozione della parità di genere attraverso diverse iniziative: nel 2020, ad esempio, abbiamo lanciato il bando ‘Semi di Futuro’ per sostenere progetti di imprenditorialità femminile contro la violenza di genere. Nel 2021 abbiamo invece promosso il progetto ‘Mio il denaro mia la scelta!’ per finanziare iniziative di educazione finanziaria rivolte a donne in condizioni di vulnerabilità economica”.
AZIENDE E PARITÀ DI GENERE
Per far fronte a questo problema, inoltre, Etica Sgr ha lanciato Monetine, piattaforma di attivismo civico e finanziario nata per aiutare le donne seguite e ospitate dai centri antiviolenza che si trovano in condizione di fragilità economica ad avere strumenti concreti di empowerment ed educazione finanziaria. “Attraverso attività di stewardship dialoghiamo con le imprese in cui i fondi investono, promuovendo politiche di pari opportunità e monitorandone l’attuazione. Questi sforzi - concludono da Etica Sgr - contribuiscono al raggiungimento dell’Obiettivo 5 dell’Agenda Onu per lo sviluppo sostenibile: la parità di genere”.