Sostenibilità

Transizione energetica, per DPAM il debito ESG continuerà ad essere cruciale

Nonostante il “greenhushing”, in cui le aziende rimangono impegnate nell'azione per il clima ma sono meno esplicite riguardo ai propri sforzi, un approccio proattivo può trarre vantaggio dalla prossima fase della transizione

di Leo Campagna 21 Marzo 2025 14:00

financialounge -  DPAM economia ESG greenhushing
Diversi studi e analisi indicano che gli investimenti globali nella transizione energetica dovranno raddoppiare, o addirittura quadruplicare, entro il 2030 per evitare punti di non ritorno per il clima. Inoltre sarà essenziale un afflusso di capitali sostenuto per realizzare un'economia a basse emissioni di carbonio. “La maggior parte degli investimenti continua ad essere destinata a tecnologie mature come i trasporti elettrici, le energie rinnovabili e le reti elettriche, mentre alle soluzioni emergenti, tra cui l'idrogeno, il trasporto marittimo pulito e la cattura e lo stoccaggio del carbonio, è stato destinato soltanto il 7% degli investimenti totali” tiene a precisare Ronald Van Steenweghen, Fixed Income Fund manager, DPAM.

IL RUOLO CENTRALE DEI GREEN BOND


A ostacolare la diffusione di queste tecnologie emergenti sono la loro complessità e la redditività economica, barriere che probabilmente richiederanno incentivi mirati politici più forti. Una quota rilevante degli investimenti nella transizione energetica è stata finanziata attraverso i mercati del debito ESG, in particolare con le obbligazioni verdi. “Si tratta di titoli progettati per finanziare specifici progetti con benefici ambientali e di sostenibilità, consentendo agli investitori di allineare il proprio capitale a un impatto misurabile” spiega Van Steenweghen.

APPEAL PER GLI INVESTITORI MENO INCLINI AL RISCHIO


Il manager è convinto che vi sia ancora un ampio margine di diffusione di questa tipologia di bond sia per le tecnologie mature e sia per quelle emergenti. I settori maturi, in particolare, sono adatti al finanziamento obbligazionario grazie ai loro flussi di cassa prevedibili, che attraggono gli investitori meno inclini al rischio e con orizzonti di investimento lunghi. Allo stesso tempo, le statistiche di mercato mostrano come non vi sia alcuna differenza significativa in termini di performance sul mercato secondario tra green bond e obbligazioni tradizionali.

L’ALTA QUALITÀ DEL MERCATO DELLE OBBLIGAZIONI VERDI


Secondo un recente studio di Barclays gli investitori considerano di alta qualità il mercato delle obbligazioni green ma è anche emerso che il premio riconosciuto da questi titoli rimane limitato a pochi punti base, un margine relativamente basso, soprattutto in un contesto, come l’attuale, con tassi di interesse più elevati. “Gli investitori potrebbero avere difficoltà a valutare i rischi legati al clima mentre le nuove tecnologie climatiche potrebbero richiedere incentivi pubblici per crescere. Tuttavia, ciò non dovrebbe rallentare la transizione energetica, né impedire ai mercati obbligazionari di svolgere un ruolo centrale nel finanziare il cambiamento a un costo del capitale basato sul mercato” specifica il Fixed Income Fund manager di DPAM.

L’INSIDIA DEL GREENHUSHING


A questo proposito, Van Steenweghen segnala una crescente riluttanza da parte degli emittenti a divulgare pubblicamente le proprie iniziative per il clima. Si tratta del cosiddetto “greenhushing”, in cui le aziende rimangono impegnate nel contrasto al cambiamento climatico, ma sono meno esplicite riguardo ai propri sforzi. “Una riduzione di trasparenza che allontana gli investimenti ma riteniamo che un impiego discreto ma efficace del capitale sia preferibile a impegni di alto profilo con scarsi risultati concreti. Gli investitori dovranno pertanto condurre analisi finanziarie più approfondite e impegnarsi più attivamente per identificare opportunità vere e credibili” commenta il manager.

TRARRE VANTAGGIO DALLA PROSSIMA FASE DELLA TRANSIZIONE


Le obbligazioni ESG rimangono un pilastro fondamentale della finanza climatica nonostante il rallentamento della crescita degli investimenti e la maggiore incertezza politica. È vero che gli emittenti possono adottare un approccio meno trasparente tuttavia i green bond continuano a beneficiare di una forte credibilità sul mercato e ad attrarre il capitale necessario per la transizione energetica. “Gli investitori che adottano un approccio proattivo, guardando oltre i titoli dei giornali e interagendo direttamente con le aziende, saranno nella posizione migliore per trarre vantaggio dalla prossima fase della transizione”, conclude il Fixed Income Fund manager di DPAM.

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