Mercato valutario

Generali AM: ecco come gli Usa spingono per un nuovo assetto monetario globale

Un commento di Stefano Fiorini, Global Fixed Income Fund Manager, spiega le strategie che stanno tentando Trump e il suo segretario al Tesoro Bessent per indebolire il dollaro e ribilanciare l’export

di Stefano Caratelli 22 Marzo 2025 15:00

financialounge -  Generali Asset Management mercati Mercato valutario
Il segretario al Tesoro USA Scott Bessent ha più volte ribadito volontà di essere un attore in un possibile nuovo accordo per ribilanciare le economie mondiali. L’intesa prevederebbe la rivalutazione contro dollaro delle monete dei Paesi con bilancia commerciale positiva, in particolare Cina, Giappone ed Europa, a fronte della mancata imposizione di tariffe USA o fornitura di sicurezza militare. E’ l’indicazione di Generali Asset Management, in un commento di Stefano Fiorini, Global Fixed Income Fund Manager, secondo cui  Bessent fa riferimento a due accordi storici, quelli del Plaza e del Louvre del 1985 e del 1987, con l’obiettivo di deprezzare il dollaro, troppo forte  rispetto al marco tedesco ed allo yen, per correggere lo squilibrio commerciale americano, in una situazione simile a quella attuale.

ASSETTO MONETARIO, COSA VOGLIONO GLI USA


Il dollaro si indebolì notevolmente dopo il Plaza e l’accordo del Louvre di Parigi fu finalizzato a fermare l’eccessivo deprezzamento. Fiorini si chiede se sarebbe possibile oggi un nuovo accordo e osserva che la cooperazione sembra passata di moda sotto Trump, ma aggiunge che gli obiettivi rimangono. La nuova amministrazione USA vorrebbe un dollaro più debole, per riequilibrare la bilancia commerciale e sostenere la capacità produttiva, dopo anni di delocalizzazione. In realtà, secondo l’esperto di Generali AM, gli USA hanno trovato il modo di indurre il cambiamento senza alcun accordo esplicito: la posizione americana su Ucraina e Nato hanno indotto l’Europa ad accelerare le spese militari, mentre le misure annunciate in Germania rappresentano un cambio strutturale dopo anni di austerità.

L’IMPATTO POSSIBILE SUI MERCATI, DALL’EUROPA A WALL STREET


L’annuncio si muove nella direzione desiderata dagli USA. Fiorini spiega che l’Europa crescerà di più, la BCE sarà costretta a tenere i tassi più alti e l’euro tenderà ad apprezzarsi, come sta accadendo sui mercati da inizio anno, con il differenziale dei tassi decennali tra Usa e Germania passati dai 220 punti agli attuali 145, l’euro passato da 1,0350 a 1,09, e le borse europee che hanno iniziato a sovraperformare quella USA dopo anni di predominio di Wall Street e del dollaro. Ora si potrebbe assistere ad un’inversione strutturale, in una fase in cui le politiche fiscali sono più importanti delle politiche monetarie, che andrebbe a impattare notevolmente le performance dei diversi asset finanziari nei prossimi anni.

POSSIBILE DISINVESTIMENTO DAGLI USA


Se questo sarà il trend non sarà però una linea retta, ma contro-trend anche forti sono possibili. Guardando all'assetto monetario, la debolezza del dollaro potrebbe essere favorita dal possibile disinvestimento di asset americani da parte di investitori stranieri, mentre i Paesi esteri potrebbero decidere di indurre il rimpatrio di questi assets per finanziare spese come quelle annunciate dalla Germania recentemente. Fiorini ricorda che Macron è stato esplicito sulla necessità di investire meno in USA e più in Europa, osservando che si potrebbe ridurre il peso degli USA negli indici azionari globali che ora dominano, provocando un deflusso di investimenti dal dollaro.

GLI INTERESSI DELL’AMERICANO MEDIO E L'ASSETTO MONETARIO


Secondo l’esperto di Generali AM, Giappone e Cina potrebbero essere indotti a rivalutare direttamente o indirettamente come accaduto all’Europa. I recenti annunci da parte delle autorità cinesi per sostenere il consumo interno vanno in questa direzione. Il tutto, secondo Fiorini, in linea con quanto desiderato oggi dall’amministrazione Trump, un programma che va incontro più agli interessi dell’americano medio e meno di Wall Street.

L’INDICE DXY DEL DOLLARO POTREBBE SCENDERE SOTTO 100


Se questo dovesse accadere, sottolinea in conclusione Fiorini, un prossimo target di medio periodo a 3-6 mesi per il DXY,  l’indice sintetico del dollaro contro le altre valute, potrebbe essere la soglia di 100 e successivamente area 97, con una discesa ulteriore del dollaro di 3% e 6% dai livelli attuali di 103.60.

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