Mercati valutari

È cominciata la fine dell’età dell’oro del dollaro?

I dazi sono parte della strategia di ristrutturazione della finanza globale che Trump ha in mente. Benjamin Dubois, Head of Overlay management di Edmond de Rothschild AM, analizza le conseguenze per dollaro e oro

di Antonio Cardarelli 27 Marzo 2025 07:55

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Dopo un iniziale rialzo seguito alla vittoria nelle elezioni, il dollaro ha cominciato a perdere terreno durante i mesi dell’amministrazione Trump. Il primo effetto è stato il rafforzamento dell’oro, sempre più percepito dagli investitori come un bene rifugio. Ma gli stessi investitori si chiedono ora quali saranno le prospettive del biglietto verde nei prossimi anni di governo Trump e se siamo all’inizio di una fase di de-dollarizzazione. Benjamin Dubois, Head of Overlay management, Edmond de Rothschild AM, ha provato a rispondere analizzando lo scenario economico globale.

IL FUTURO DEL DOLLARO


Secondo l’esperto, la volontà di Trump di riformare il sistema commerciale e finanziario globale potrebbe portare a un calo del biglietto verde nel medio-lungo termine, con la possibilità che il dollaro perda lo status dominante degli ultimi decenni. Tuttavia, Dubois mette in guardia da facili conclusioni, visto che la moneta Usa, nonostante il debito pubblico in aumento, ha quasi sistematicamente battuto le previsioni negli ultimi 15 anni e ora è “ampiamente sopravvalutato”. Alcuni fattori, come le tensioni geopolitiche, hanno portato molti investitori internazionali a mantenere un'ampia quota dei propri investimenti esposta al dollaro, senza però tenere conto dei rischi di questa sovraesposizione.

L’INDEBOLIMENTO DELLE SCORSE SETTIMANE


Nelle ultime settimane abbiamo assistito a un indebolimento del dollaro a causa di alcuni dati economici deludenti relativi all’economia americana e delle preoccupazioni per il settore tech. Nel frattempo, sottolinea Dubois, il piano di investimenti della Germania e quello di riarmo dell’Europa hanno spostato l’attenzione degli investitori sul Vecchio Continente, con effetti sul Dollar Index. L’analisi dell’esperto di Edmond de Rothschild AM vede rischi ancora maggiori per il dollaro a causa della guerra commerciale e dei piani di ristrutturazione del sistema finanziario globale teorizzati da Miran, consigliere economico senior di Donald Trump, basati sulla convinzione che il dollaro debba deprezzarsi per consentire la reindustrializzazione degli Stati Uniti.

DAZI, DOLLARO E NUOVO ACCORDO VALUTARIO


In questa strategia i dazi sono centrali per spingere gli altri Paesi a raggiungere un accordo sulle valute, come accaduto in passato per gli accordi di Bretton Woods (1944), Plaza (1985) e Louvres (1987). Secondo Miran, a differenza del 2018 i dazi odierni imposti da Trump non sono un semplice strumento di negoziazione ma una vera arma per generare entrate fiscali (e ridurre il deficit) e sanzionare i Paesi per motivi economici o di sicurezza. “La prima conseguenza della "de-dollarizzazione" è stata l’impennata del prezzo dell’oro, diventato il principale asset di riserva in assenza di una valuta in grado di offrire una vera alternativa al dollaro”, commenta l’esperto. Secondo Dubois, un nuovo accordo valutario sarà difficile da raggiungere perché oggi gran parte delle riserve in dollari del mondo sono detenute da paesi asiatici e mediorientali, con i primi che saranno meno concilianti con gli Stati Uniti rispetto agli europei durante la Guerra Fredda. “La guerra commerciale e le tensioni e negoziazioni che ne seguiranno dovrebbero alimentare una maggiore volatilità nei mercati valutari nei prossimi mesi. Le politiche monetarie a tasso zero attuate dalle principali banche centrali mondiali tra il 2011 e il 2022 avevano anestetizzato i mercati valutari. Questa mancanza di volatilità, unita a un dollaro forte, aveva spinto molti investitori ad allontanarsi dal rischio valutario e a trascurare le strategie di copertura valutaria degli ultimi anni. Questo rischio oggi non può più essere ignorato”, conclude Dubois.

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