Weekly Bulletin
Trimestrali Usa, attese non stellari ma ancora buone nonostante il catastrofismo mediatico
Le stime sono ridotte di 4 punti ma puntano sempre a una crescita degli utili di oltre il 7%. Mentre i “crolli” riempiono i media e il sentiment soffre, ricordarsi della regola di Buffett: la paura (degli altri) è un alleato
di Stefano Caratelli 31 Marzo 2025 08:01

Allora, i principali indicatori di fiducia dicono che quella dei consumatori americani viaggia ai minimi da oltre due anni, quando l’improvvisa fiammata inflazionistica iniziava a mangiarsi il potere d’acquisto e costringeva la Fed a una brusca stretta monetaria. Intanto Wall Street prosegue il suo viaggio nel territorio accidentato della correzione, che ha riportato i principali indici, dallo S&P 500 al Nasdaq, dov’erano a inizio novembre, prima che il popolo degli investitori piccoli e grandi abbracciasse con entusiasmo il “Trump trade”, sperando in una riedizione del rally partito a fine 2016 sull’onda della vittoria a sorpresa del tycoon contro Hillary Clinton. Il termine “crollo” è abusato nelle cronache finanziarie per descrivere entrambi i fenomeni, che potrebbero esitare in un circolo vizioso con la recessione come punto d’arrivo.
In pratica, si passa dalla sfiducia a scelte e comportamenti reali dettati dalla paura del peggio, i consumatori smettono di consumare e le imprese smettono di investire e licenziano. Il tutto si traduce in un calo degli utili societari, con l’effetto di abbattere il valore prospettico delle azioni, misurato dal rapporto con i profitti attesi, in famosi EPS, e il mercato azionario passa dal territorio della correzione a quello dell’Orso. Tra un paio di settimane questo teorema viene sottoposto a un primo test importante, perché inizia la stagione delle trimestrali, come sempre iniziando con le grandi banche USA. Il primo quarto del 2025 è chiuso e le stime puntano a utili in crescita del 7,7% anno su anno, un ritmo dimezzato rispetto all’ultimo trimestre 2024 e sotto del 4,5% rispetto alle attese che circolavano a inizio gennaio. Non sembra proprio, almeno per ora, l’inizio dell’avvitamento del circolo vizioso che conduce alla recessione e all’Orso.
C’è da aggiungere che le stime sulle trimestrali si basano soprattutto sulle indicazioni delle società interessate, che man mano che la scadenza si avvicina sono “costruite” in modo che i risultati effettivi possano facilmente batterle. Ma la paura regna, soprattutto nei titoli delle cronache finanziarie, e secondo il leggendario Warren Buffett è il miglior amico dell’investitore avveduto perché, quando tutti o molti ne sono contagiati è il momento di essere coraggiosi. Da inizio anno le azioni della Berkshire Hathaway del “mago” di Omaha sono in rialzo del 17% battendo alla grande l’S&P 500, dopo un 2024 in cui lo stesso Buffett si è alleggerito della cifra record di 134 miliardi di dollari di azioni, per ritrovarsi a inizio 2025 seduto su una montagna di cash da 334 miliardi.
Magari ne sta spendendo un po’ per comprare sui minimi mentre molti vendono, dopo aver venduto l’anno scorso mentre gli altri compravano, alimentando una corsa di oltre mille punti dello S&P 500, accelerata dal Trump trade nell’ultimo scorcio. Proseguendo su questa ipotesi, su cosa eventualmente potrebbe (forse ha già cominciato) puntare Buffet? Se si va a leggere dentro la riduzione delle stime degli utili attesi nelle trimestrali in arrivo si vede che il contributo più importante ai tagli è arrivato da quelle su titoli come Apple, Tesla e Ford Motor, insieme ad alcuni assicurativi penalizzati dagli incendi in California. Quindi magari sta scommettendo sull’allargamento in corso d’anno della base di un possibile rimbalzo di Wall Street, la cui corsa recente si è affidata soprattutto ai Magnifici 7 e simili.
Secondo la narrativa catastrofista, i dazi e i tagli alla spesa federale di Trump starebbero minando anche l’eccezionalismo dell’economia americana, la marcia in più che le ha consentito di crescere molto oltre il resto del mondo negli ultimi anni. Ma era una forza in parte drogata dalla spesa federale a manetta partita dopo il Covid, mentre segni di rallentamento erano visibili ben prima del ritorno di Trump e della sua raffica di annunci. Segni di stanchezza dei consumi discrezionali risalgono a metà 2024, a un anno prima quelli dei settori alberghiero e della ristorazione, mentre sin dal 2023 FedEx, un termometro di forniture e logistica, ha iniziato a peggiorare la guidance nel 2023. E poi ci sono i Magnifici 7, vale a dire Apple, Microsoft, Alphabet, Amazon, Nvidia, Tesla e Meta, che ancora a febbraio vantavano multipli di 45 volte ora ridimensionati a 35.
Bottom line. L’attuale correzione di Wall Street è figlia di emotività ma anche di fattori più strutturali, non si sa quanto possa essere profonda e duratura, e arriva a seguito di valutazioni molto alte e molto concentrate. Bisogna guardarla come un’opportunità da cogliere con pazienza e lungimiranza, senza mai perdere di vista i fondamentali, come le trimestrali USA in arrivo.
IL CIRCOLO VIZIOSO CHE PORTA ALL’ORSO NON ANCORA IN VISTA
In pratica, si passa dalla sfiducia a scelte e comportamenti reali dettati dalla paura del peggio, i consumatori smettono di consumare e le imprese smettono di investire e licenziano. Il tutto si traduce in un calo degli utili societari, con l’effetto di abbattere il valore prospettico delle azioni, misurato dal rapporto con i profitti attesi, in famosi EPS, e il mercato azionario passa dal territorio della correzione a quello dell’Orso. Tra un paio di settimane questo teorema viene sottoposto a un primo test importante, perché inizia la stagione delle trimestrali, come sempre iniziando con le grandi banche USA. Il primo quarto del 2025 è chiuso e le stime puntano a utili in crescita del 7,7% anno su anno, un ritmo dimezzato rispetto all’ultimo trimestre 2024 e sotto del 4,5% rispetto alle attese che circolavano a inizio gennaio. Non sembra proprio, almeno per ora, l’inizio dell’avvitamento del circolo vizioso che conduce alla recessione e all’Orso.
LA LEZIONE DI BUFFETT SU QUANDO REGNA LA PAURA
C’è da aggiungere che le stime sulle trimestrali si basano soprattutto sulle indicazioni delle società interessate, che man mano che la scadenza si avvicina sono “costruite” in modo che i risultati effettivi possano facilmente batterle. Ma la paura regna, soprattutto nei titoli delle cronache finanziarie, e secondo il leggendario Warren Buffett è il miglior amico dell’investitore avveduto perché, quando tutti o molti ne sono contagiati è il momento di essere coraggiosi. Da inizio anno le azioni della Berkshire Hathaway del “mago” di Omaha sono in rialzo del 17% battendo alla grande l’S&P 500, dopo un 2024 in cui lo stesso Buffett si è alleggerito della cifra record di 134 miliardi di dollari di azioni, per ritrovarsi a inizio 2025 seduto su una montagna di cash da 334 miliardi.
SI RIDUCONO LE ATTESE DI UTILI PER ALCUNI BIG PROTAGONISTI DEI RIALZI
Magari ne sta spendendo un po’ per comprare sui minimi mentre molti vendono, dopo aver venduto l’anno scorso mentre gli altri compravano, alimentando una corsa di oltre mille punti dello S&P 500, accelerata dal Trump trade nell’ultimo scorcio. Proseguendo su questa ipotesi, su cosa eventualmente potrebbe (forse ha già cominciato) puntare Buffet? Se si va a leggere dentro la riduzione delle stime degli utili attesi nelle trimestrali in arrivo si vede che il contributo più importante ai tagli è arrivato da quelle su titoli come Apple, Tesla e Ford Motor, insieme ad alcuni assicurativi penalizzati dagli incendi in California. Quindi magari sta scommettendo sull’allargamento in corso d’anno della base di un possibile rimbalzo di Wall Street, la cui corsa recente si è affidata soprattutto ai Magnifici 7 e simili.
UN RALLENTAMENTO PARTITO BEN PRIMA DI TRUMP
Secondo la narrativa catastrofista, i dazi e i tagli alla spesa federale di Trump starebbero minando anche l’eccezionalismo dell’economia americana, la marcia in più che le ha consentito di crescere molto oltre il resto del mondo negli ultimi anni. Ma era una forza in parte drogata dalla spesa federale a manetta partita dopo il Covid, mentre segni di rallentamento erano visibili ben prima del ritorno di Trump e della sua raffica di annunci. Segni di stanchezza dei consumi discrezionali risalgono a metà 2024, a un anno prima quelli dei settori alberghiero e della ristorazione, mentre sin dal 2023 FedEx, un termometro di forniture e logistica, ha iniziato a peggiorare la guidance nel 2023. E poi ci sono i Magnifici 7, vale a dire Apple, Microsoft, Alphabet, Amazon, Nvidia, Tesla e Meta, che ancora a febbraio vantavano multipli di 45 volte ora ridimensionati a 35.
Bottom line. L’attuale correzione di Wall Street è figlia di emotività ma anche di fattori più strutturali, non si sa quanto possa essere profonda e duratura, e arriva a seguito di valutazioni molto alte e molto concentrate. Bisogna guardarla come un’opportunità da cogliere con pazienza e lungimiranza, senza mai perdere di vista i fondamentali, come le trimestrali USA in arrivo.
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